Calabria Verde, Michele Trematerra: creatore e “padrino”

Nella foto di qualche anno fa spiccano Trematerra e 'o Principale

Michele Trematerra, figlio d’arte di Gino, ha ormai un “curriculum” giudiziario di tutto rispetto e in molti non riuscivano a capire come mai non fosse ancora entrato nel gran casino di Calabria Verde, della quale – come vedremo a breve – è l’indiscusso deus ex machina. Negli ultimi anni la Dda di Catanzaro ha richiesto più volte il suo arresto per concorso esterno in associazione mafiosa ma senza successo.

Nonostante la richiesta di arresto dei pm di Catanzaro (Pierpaolo Bruni in particolare) e a dispetto della sentenza della Suprema Corte di Cassazione, che ha bacchettato il Tribunale di Catanzaro, e imposto la custodia cautelare, Trematerra jr se n’è uscito sempre indenne ed è andato in giro per tutti questi mesi facendo pensare ad un popolo di pecoroni omertosi che lui, pur caduto in disgrazia politica, ancora era potente. Mentre tutti i suoi collaboratori malandrini sono stati dentro (in galera) al suo posto (Gencarelli, Perri, ecc.) secondo il modello che ben conosciamo.

Il processo “Acheruntia” a Michele Trematerra va avanti, anche se la procura di Cosenza (e che ve lo diciamo a fare… è stato l’ultimo regalo di quel trombone squadrista di Di Dedda) ha fatto cadere il capo di imputazione di concorso esterno mafioso alla cosca Lanzino, nella quale lui aveva i suoi uomini di punta fra cui Angelo Gencarelli, suo consigliere, suo uomo di fiducia nell’assessorato, o del padre a Bruxelles. Nel primo processo Rinaldo Gentile, detto anche zio Rinaldo, membro di spicco dei Lanzino, ha patteggiato 8 anni col rito abbreviato.

Nel secondo processo, col rito ordinario – a seguito di richiesta di giudizio immediato – erano approdati l’ex consigliere comunale Angelo Gencarelli, ritenuto dagli investigatori all’apice dell’organizzazione criminale, Giuseppe Perri, già condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per un omicidio di mafia, e Gianpaolo Ferraro, presunto partecipe dell’associazione mafiosa. La Dda di Catanzaro, rappresentata dal pm Pierpaolo Bruni, aveva richiesto 16 anni di reclusione per Gencarelli, 15 anni per Perri e 12 anni per Ferraro. Ma alla fine il pavido Di Dedda ha assolto gli imputati dal reato associativo di stampo mafioso, svuotando di fatto tutto il processo.

Il terzo e ultimo filone processuale è iniziato a novembre sempre davanti al tribunale collegiale di Cosenza e questa volta a giudizio c’è anche l’ex assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra insieme all’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano. Insomma, un bel quadretto tutt’altro che edificante.

CALABRIA VERDE

Calabria Verde nasce da una infelice intuizione della giunta Scopelliti con la legge regionale n. 25 del maggio 2013 come ente strumentale della Regione per assolvere in modo unitario a tutti gli interventi sul territorio in materia di forestazione e difesa del suiolo assolto sino ad allora dall’Azienda  Forestale della Regione (Afor) e dalle comunità montane.

Il vero creatore e padrino di Calabria Verde però è proprio Michele Trematerra, all’epoca assessore regionale all’Agricoltura. Quando presentano la loro “creatura”, il figlio di Trematerra e il direttore generale del Dipartimento Zimbalatti da Reggio Calabria, parlano di svolta epocale.E’ Trematerra che nomina Paolo Furgiuele alias ‘O Principale direttore generale di Calabria Verde nel 2014 ed è lui a telecomandare ogni decisione sua e di Alfredo Allevato, dirigente di spicco del carrozzone. Inchieste, truffe, raggiri, abusi d’ufficio, stipendi gonfiati, negligenze, sprechi epocali: Furgiuele e Allevato finiscono addirittura in galera ma Trematerra sembrava averla scampata bella ancora una volta. Fino all’altro ieri…

Furgiuele ormai è in Calabria dal 2004, quando viene sponsorizzato dal barone Macrì di Locri. Ma diventa direttore generale di Calabria Verde nel 2014, quando lo nomina, appunto, Michele Trematerra. 

Abbiamo scritto molte volte dell’impero dei Trematerra nella formazione professionale ma non c’è dubbio che il vero carrozzone di questa famiglia è diventato col tempo proprio Calabria Verde. Progettato, realizzato e inaugurato dall’assessore all’Agricoltura, che di cose agricole non capisce nulla (ma ve lo immaginate un oculista che fa a cazzotti per accaparrarsi l’assessorato all’Agricoltura?). Furgiuele è l’uomo di fiducia di Michele, Allevato il suo servo fedele, eppure, ciononostante, i media e i giudici per molto tempo hanno fatto finta che il Trematerra non avesse avuto un ruolo importante nella mangiatoia di Calabria Verde. Oggi invece il nome di Trematerra ritorna prepotentemente alla ribalta e c’è da pensare che i suoi illeciti vadano ben al di là del “distacco” del sindaco di Acquaro sul quale è caduto anche Palla Palla.

La presunzione e l’arroganza di Trenaterra jr non hanno confini e in molti casi sono plasticamente rappresentati dal ruolo dell’avida moglie, che dalla formazione professionale passa a Calabria Verde con lo stesso stipendio e le stesse mansioni: smanettare su FB sparando balle. In particolare, il marito la piazza nella sede diretta da quel Caligiuri (“protagonista” tempo fa a L’Arena di Giletti) che tante risate ha fatto fare a tutto il popolo italiano.

 

La moglie dell’inventore di Calabria Verde inveisce contro quei poveri disgraziati che hanno abbandonato il marito perché si son resi conto che si trovavano in una cosca, fra questi l’ex vicesindaco persona perbene finito nell’inchiesta. E lei minaccia ritorsioni sulla sua pagina FB: ”Vediamo chi li riconosce…… erano tutti seduti accanto a NOI…… qualcuno anche a Bruxelles…. Se avete difficoltà chiedete in giro o controllate le liste”. E questa gente ancora fa politica, perché in Calabria più sono corrotti e più hanno “successo”. Grazie soprattutto ad una magistratura che non fa (quasi) mai il suo dovere.