Mugugni e tensioni attraversano la Cittadella in questi ultimi giorni. Sotto i riflettori ci sono le procedure per la stabilizzazione del personale. Come è noto, la legge Madia consente a chi ha maturato tre anni di servizio di poter essere assunto a tempo indeterminato. La norma è stata estesa non solo ai dipendenti a tempo determinato, ma anche ai titolari di contratti di lavoro flessibile, cioè co.co.co., lavoro a progetto ecc.
Succede, però, che mentre al dipartimento Tutela della salute si cerca, di intesa con i sindacati di far rientrare anche i lavoratori co.co.co. e a partita Iva nelle procedure di stabilizzazione, al dipartimento Personale con atti formali si escludano dalla partecipazione al concorso bandito nelle scorse settimane – 20 i posti in palio – proprio i lavoratori a partita Iva sulla base di un parere della Funzione pubblica.
Immediata la reazione degli interessati che, sentendosi lesi in un loro diritto, hanno presentato una istanza di autotutela chiedendo l’annullamento del provvedimento e minacciando anche la richiesta di risarcimento danni per la perdita di chance derivante dall’illegittima esclusione dal concorso.
Nel ricorso viene contestata la carenza di istruttoria e di motivazione per non aver esaminato i singoli contratti ma basandosi solo sulla qualificazione data senza entrare nel merito delle clausole contenute che invece consentono di ritenere il rapporto come lavoro flessibile.
Proprio sul coinvolgimento delle figure “ibride” nelle procedure di stabilizzazione del settore sanità, recentemente, le principali organizzazioni sindacali sono riuscite a strappare alla Regione l’impegno a prorogare i contratti in essere in attesa di verificare le condizioni per una trasformazione dei rapporti di lavoro. Una soluzione che, tuttavia, non soddisfa pienamente l’Usb Calabria: “Un accordo scritto volutamente in maniera vaga e confusa per non allarmare né scontentare nessuno. Un capolavoro di vigliaccheria politica e sindacale” (https://www.iacchite.blog/calabria-sanita-venduta-usb-laccordo-per-i-precari-e-vigliaccheria-politica-e-sindacale/) attacca l’Unione sindacale di base: “I co.co.co – prosegue l’Usb – devono essere inseriti nella procedura di stabilizzazione perché se la sono sudata sul campo e poi perché hanno i requisiti previsti dall’articolo 298 della legge 254, in quanto hanno partecipato a procedure selettive e inoltre sono stati utilizzati come lavoratori subordinati essendo soggetti a turnistica, beggiatura e piano ferie. Secondariamente, il Dipartimento Tutela della Salute della Regione, il commissario ad acta Occhiuto e le Aziende (non molte per fortuna) che stanno ancora utilizzando i co.co.co. stanno commettendo due macro illeciti. Il primo è l’utilizzo di una forma contrattuale impropria per un lavoro subordinato; il secondo è che tale forma contrattuale all’interno di tutta la pubblica amministrazione è severamente vietata dopo la fine dello stato di emergenza”.