Camigliatello, i turisti ci sono ma la stagione turistica non è ancora iniziata
di Matteo Olivieri
Se vuoi un segno tangibile del degrado civile e istituzionale che attanaglia la Calabria, questa estate dovresti visitare Camigliatello Silano. La strada di accesso è diventata una mulattiera e devi tenere gli occhi ben aperti per evitare di rompere le ruote dell’automobile. Cumuli di rifiuti accolgono i turisti a mò di biglietto da visita e perfino i campi sportivi dell’Arsac sono ancora chiusi nonostante siamo ormai a luglio inoltrato. Difficile credere che da questo contesto di degrado generalizzato la Calabria possa risorgere.
Per tutte queste situazioni ci sono dei responsabili, con nomi e cognomi. La viabilità per esempio è di competenza della Provincia, dunque di Rosaria Succurro; l’Arsac è diretta da Bruno Maiolo e per la raccolta rifiuti la competenza è del Comune di Spezzano della Sila, il cui sindaco è il rieletto Salvatore Monaco. È a loro che bisognerebbe chiedere conto di questa situazione vergognosa: tutta gente che sta nelle istituzioni da una vita e puntualmente dichiara di lavorare per noi. Eppure non si capisce cosa facciano, visto che non sono bravi neanche a presidiare i pochi punti di accesso alla principale destinazione turistica di montagna della Calabria. Figuriamoci le altre.
Insomma, una nuova estate è arrivata e loro si sono fatti trovare puntualmente impreparati.
Naturalmente il discorso andrebbe allargato ad altre istituzioni che gestiscono pezzi di territorio silano: l’ente Parco Nazionale della Sila che cura solo il centro visite del Cupone ma tiene tutto il resto in stato di abbandono, compresi i sentieri all’interno del territorio di sua competenza. Per non parlare della Regione Calabria, che consente a privati di appropriarsi di pezzi di territorio demaniale, compresi i sentieri e le fontanelle pubbliche, per iniziative imprenditoriali di dubbia opportunità (peraltro chiuse in questo periodo), senza degnarsi di muovere un dito per tutelare e promuovere il bene comune.
E non ci dicano che mancano le risorse per realizzare gli interventi necessari. Sappiamo bene che c’è un problema di distribuzione del reddito, che finisce non dove serve, per i bisogni dei più, ma dove si vuole, per ingrassare gli affari di pochi e crearsi così clientele politiche. Rammentiamo pure quel che diceva Giovanni Falcone, secondo cui “dove comanda la mafia i posti nelle istituzioni vengono tendenzialmente affidati a dei cretini”.
Gradiremmo sapere dove finiscono i soldi della tassa di soggiorno o i fondi che gli enti pubblici devono destinare obbligatoriamente in bilancio per iniziative volte per esempio ad abbattere le barriere architettoniche o a progetti di pubblica utilità.
Chi ogni anno torna in Sila per sfuggire alle temperature roventi della città, si aspetta di trovare quantomeno una novità che attiri curiosità e generi un seme di speranza. E, invece, anno dopo anno, assistiamo impotenti ad un lento ed inesorabile declino, ad una insopportabile apatia di chi ama frequentare convegni per predicare le eccellenze calabresi e la forza trasformativa del turismo nella nostra regione, ma poi nei fatti non sa minimamente cosa significhi stare con gli stivali nel fango. Persone che, ora possiamo dirlo, rappresentano un freno per lo sviluppo della Calabria, anziché la sua spinta propulsiva.
I turisti che in questo periodo visitano la Sila non sono le masse chiassose e incivili del periodo ferragostano. Sono persone che cercano prevalentemente il contatto con la natura, e questo gli basta. Spesso sono persone anziane, che hanno esigenze tutto sommato minime eppure ben specifiche: sentieri puliti dove camminare fin quando le ginocchia reggono, panchine su cui sedersi un po’ per godersi l’ombra, una fontanella a cui bere di tanto in tanto per combattere la calura, aree pic-nic decorose e ben tenute. A Camigliatello Silano ultimamente manca perfino questo, sintomo di profonda inciviltà e maleducazione dilagante. Ma queste persone, invisibili ai governanti, esistono eccome e fanno girare una buona fetta di economia silana. A parte pochi imprenditori dinamici e volenterosi, prime vittime del penoso stato delle cose presenti, nessuno si preoccupa delle esigenze dei turisti, abbandonati come sono a loro stessi. Nel frattempo che i nostri politici pensano alla prossima campagna pubblicitaria, al prossimo convegno, alla prossima premiazione, le persone che amano e vivono la Sila vanno via col peso sul cuore, perché pensano alle tante occasioni mancate di una terra bella e maltrattata come la nostra.