Forse sarebbe stato meglio mandare in onda il solito “video emozionale” con cui ogni anno l’amministrazione, in pompa magna, presenta l’artista del concertone di Capodanno, invece di costringere Brunori a sorbirsi un’ora di retorica scadente su quanto è “solidale” Cosenza. Povero Dario, costretto a tirare fuori tutta la sua grinta ironica per fronteggiare la valanga di banalità che il “tavolo di presentazione” gli ha spiattellato in faccia, in un crescendo di ovvietà alle quali rispondere, restando seri, era davvero difficile.
Ma Dario ce l’ha fatta anche stavolta. Ha tenuto banco, e alle banalità ha risposto con altrettante banalità, con l’aggiunta però di quel tocco beffardo che è ormai il suo marchio distintivo. Quando il truismo impera, lasciare ogni discorso sospeso “tra il serio e il faceto” è l’arma migliore: confonde gli improvvisati, intrattiene il pubblico e, soprattutto, salva lui dal dover prendere sul serio chi serio non è. E così ha fatto.
Del resto, come si fa a prendere sul serio Caruso, che presenta il Capodanno cosentino all’insegna della solidarietà ma lo fa ‘ccu ra sacchetta i Brunori? Non è il Comune ad essere solidale con chi è in difficoltà: è Brunori. Che la solidarietà la pratica, non la proclama, e non ha bisogno di nessuna benedizione istituzionale. E davanti alla retorica insopportabile con cui Caruso ha infarcito la presentazione, Dario non ha potuto far altro che sfoderare la sua verve ironica e tutta l’empatia di cui è capace, per arginare il tentativo del sindaco di trasformare il suo gesto di solidarietà in un esercizio di autocelebrazione.
Caruso ha utilizzato la generosità di questo artista come propaganda della sua amministrazione; si è vestito della sua sensibilità come se tra ciò che fa Dario, in termini di solidarietà, e ciò che fa il Comune non ci fosse alcuna differenza. Che invece c’è, ed è abissale. Perché l’amministrazione Caruso, davanti alle tante emergenze sociali della città, non ha mai mosso un dito: per chi ogni giorno vive problemi di assistenza sociale, sanitaria, economica o abitativa, il Comune non ha mai soldi. La solidarietà, quella vera, Caruso manco sa dove sta di casa.
Sta qui il punto: se davvero il Comune avesse tutta questa vocazione alla solidarietà, lo avrebbe dimostrato coi fatti — non aspettando che fosse Brunori a mettere mano al portafogli. E poi diciamolo: questi soldi il Comune li avrebbe tirati fuori comunque. Quella di Capodanno è una spesa fissa. E dato che ogni anno quelle risorse vanno trovate e spese, poterci appiccicare sopra anche la solidarietà, i valori e tutto il repertorio di ovvietà declamato oggi, è stato un affare d’oro per l’amministrazione. Perché nessun artista, prima di Brunori, ha mai devoluto il cachet in beneficenza. Mai. Gli altri hanno sempre preso tutto, e il Comune ha sempre pagato. E allora a che serve oggi fingere chissà quale sforzo contabile, rivendicando di aver “trovato le risorse” nelle famose pieghe del bilancio — come ha detto Caruso con quell’aria da contabile incappucciato — quando si tratta degli stessi (quasi) 400 mila euro di ogni anno? A niente, se non a rivendersi come straordinario ciò che è sempre stato ordinaria amministrazione. Palco, sicurezza, service, bagni chimici, cachet artista: tutto compreso.
Di questa conferenza stampa non abbiamo capito, alla fine, cosa ci fosse davvero da celebrare: la solidarietà di Brunori o la capacità del Comune di metterci sopra il bollino istituzionale? Quel che è certo è che la solidarietà non si misura in conferenza stampa: si misura nei gesti. Brunori li ha fatti. L’amministrazione, come sempre, solo chiacchiere.









