di Antonella Policastrese
L’attesa per le apparizioni della Madonna a Lourdes sicuramente è stata vissuta con minore enfasi di quanto si sta facendo per la pagliacciata di Capodanno a Crotone. Senza dubbio si tratta di un evento speciale, molto costoso e oneroso, ma nella comunicazione che lo precede i toni stanno scadendo nel patetico. Perché è patetico scrivere che le strutture ricettive della città (neppure 500 posti letto in totale) sono già piene di prenotazioni, come se un esercito di addetti ai lavori, tra artisti e tecnici, recandosi fuori casa per lavoro, di solito dormisse in tenda e nei sacchi a pelo e si nutrisse con le gavette. Ma interpretare questo spostamento come una manna dal cielo oppure come una salutare e duratura boccata d’ossigeno per l’economia locale è pura demagogia pecoreccia.
Si favoleggia su tutto: sulle dimensioni del palco, sul numero di spettatori previsto, sull’indice degli ascolti, sull’arrivo di turisti da ogni parte del mondo per assistere allo show; sul volume di affari che registreranno gli esercenti. Nella lista della salute di cui sopra, manca la stima di quanti pensionati saranno di stanza nella piazza per assistere ai lavori. Già, perché tutti sanno che si capisce di stare a Crotone laddove un operaio lavora e cento pensionati sono lì a guardare. La fatidica data frattanto si avvicina, non esistono dati ufficiali su come sarà sistemata piazza Pitagora; è facile immaginare che la struttura che monteranno è quella utilizzata ogni anno per la festa del Primo Maggio a piazza San Giovanni a Roma, che piazza è in tutti i sensi.
Trapela che la commissione preposta al rilascio del nulla osta per effettuare lo show, si pronuncerà, progetto alla mano, preliminarmente entro fine novembre. Non sarà certamente un compito facile e indolore alla luce delle disposizioni impartite dal Governo all’indomani della tragedia di Piazza San Carlo a Torino, avvenuta a giugno del 2017. Basti pensare che fu disposto di regolamentare l’afflusso massimo di persone durante manifestazioni all’aperto. A Milano, in piazza Duomo, il limite consentito era di 120 mila unità, ma fu ristretto a 20 mila dopo la circolare emanata dall’allora Ministro degli interni, Marco Minniti.
Secondo le direttive stabilite nel documento ministeriale, un affollamento superiore a 10 mila persone è da considerarsi a rischio elevato. Le “cicale” o “untori” della Regione Calabria, di stanza a Crotone, che stanno diffondendo e difendendo il “verbo di Occhiuto” hanno prefigurato un afflusso di 11 mila persone. Dove potranno sistemarsi non è dato sapere, dal momento che palco, avanti-palco e retro-palco, al netto del back-stage vero e proprio che sarà collocato tra un teatro e nella palestra del liceo classico, occuperanno i tre quarti dello spazio disponibile che c’è in quell’incrocio chiamato Piazza Pitagora. Poi ci vorrà l’area destinata ai mezzi di soccorso (arriveranno quelle ambulanze appena comprate dal Governatore? Magari tutte insieme e con alla guida il dg dell’Asp di Cosenza, il suo braccio destro al servizio della papponeria e il capo incappucciato del 118…); il posto per i bagni chimici, il luogo per andare a pisciare, insomma, perché lo spumante sortirà i suoi effetti persino su… Occhiuto; le vie di fuga ed i varchi per l’ingresso e l’esodo, eccetera…
Nulla, neppure lontanamente, a che vedere con i 17 mila metri quadrati di Piazza Duomo a Milano dove l’affluenza massima di pubblico durante manifestazioni a ingresso libero è contingentata entro il numero di 20 mila persone. In tutta questa storia, il sindaco della città, Vincenzo Voce, è il protagonista più defilato, anche se dovrà essere lui a firmare la licenza di pubblico spettacolo, dopo i pareri delle commissioni provinciale e comunale, per lo show di San Silvestro.
La triste esperienza della sindaca di Torino, a giugno del 2017, forse è servita a qualcosa. In piazza San Carlo, nel capoluogo piemontese, si scoprì che furono gli spray urticanti irrorati tra la folla, a scatenare il panico tra la gente che assisteva su un video schermo alla finale di Champions League e che portò alla morte di tre persone.
Attenti però, che a Capodanno a Crotone c’è la consuetudine dei botti. Insomma, buona cosa accogliere un programma live molto seguito e apprezzato, ma assolutamente da dimenticare la location scelta per il suo svolgimento, anzi è da cancellare e bisognerebbe spostarla fino a che si è in tempo. Non è dato sapere con esattezza quanto costerà la kermesse chiavi in mano, però è noto che i soldi per l’evento derivano da una dotazione finanziaria, proveniente da risorse UE e fondi regionali che ammonta a oltre 14,5 milioni di euro per attuare il cosiddetto ”Piano esecutivo annuale di promozione turistica 2023” varato dalla Giunta Regionale a giugno scorso. Senza dubbio a Crotone, per lo show della Rai, sarà spesa una fetta consistente di quel tesoretto (si dice 4 milioni), senza trascurare il fatto che il presidente Occhiuto ne ha comprate due di edizioni di “L’anno che verrà”, cosa mai avvenuta in Italia; nessun’altra regione aveva mai osato tanto cioè comprare delle inserzioni pubblicitarie multimilionarie (perché di questo si tratta) da fare impallidire la ditta “Poltrone e sofà”.
Tutto questo avviene quando ancora non è stato definito il cast dello show, ma secondo gli standard della Rai, si conteranno sulle dita di una sola mano i big ingaggiati. Se continuiamo su questi sentieri, sarà difficile distinguere la Calabria dal Burundi… E che questo gran casino possa passare presto e senza danni, escluso quelli economici, così come temono gli esercenti del no-food e no-bed and breakfast, che potrebbero essere ingenti con l’intera città stretta in una morsa.