Cara Eva ti scrivo: te le ricordi le tue giunte volanti?

Cara Evelina, anzi Eva,

sei una delusione sul piano umano, prima ancora che politico. L’Eva di un tempo, quella che aveva il coraggio delle proprie azioni e se ne assumeva le responsabilità, non c’è più. Somigli a quelle scolarette di seconda elementare che quando a scuola combinano guai e vengono rimproverate, subito si fanno scudo degli altri: “Professo’, non è che il casino lo facevo solo io. C’erano pure Tizio e Caio”.

Come una bambina sorpresa a rovistare nella marmellata dei fondi ex Gescal dirottati nella costruzione del ponte di Calatrava, punti il dito su Piperno, Dionesalvi Sr e persino su Giacomo Mancini. Senza renderti conto che così ti autoaccusi! E al tempo stesso rinneghi Mancini che, come si dice dalle nostre parti, “ti ha fatto cristiana”.

Nella veemenza di tirare colpi bassi ai tuoi (ex) compagni, forse abituata a convivere con qualche fascista del terzo millennio, usi l’arma della menzogna: fu la tua Giunta, nel 2004, a varare il PRU di Cosenza. All’epoca, Franco Dionesalvi, era già fuori da due anni. Quindi non c’entra nulla. A suo tempo avrà firmato le prime delibere relative al progetto del ponte, volute da Mancini, quelle sì. Però nel 2004 non ha potuto firmare niente. Te lo ricordi? Fosti proprio tu ad estrometterlo, per invidia, da Palazzo dei Bruzi. E insieme a questo dovresti ricordarti, in merito alla firma di Piperno, delle famose delibere di giunta volanti. O ti sei dimenticata anche di questo? Avresti dovuto spiegare come funzionava la tua giunta: una volta scritta la delibera veniva portata in giro per far apporre la firma agli assessori, che spesso non sapevano neanche quello che firmavano. Come nel caso di Piperno.

Della parentesi di assessore di Dionesalvi e Piperno non parlo. Spetta ai cosentini ed alle cosentine farlo. Ma cosa penso di Franco Dionesalvi e Franco Piperno, non ho problemi a dirlo: il primo è il più grande intellettuale del sud, e il secondo ha una storia umana e politica che merita rispetto, un sentimento che tu non conosci. Inoltre, in merito alle carte che firmò venti anni fa Franco Dionesalvi, al tempo di Mancini, non credo che già all’epoca, quando il vecchio sindaco pensava al ponte di Calatrava, lo concepisse come un’opera “a supporto delle case popolari”, eppur priva delle medesime. Voi questo avete fatto, Eveli’. Avete avuto talmente tanta fretta di realizzarlo che vi siete dimenticati di costruirle, le case popolari. Non vi siete nemmeno degnati di trovare una soluzione abitativa per le famiglie rom di via Reggio Calabria. Altro che interventi a sostegno dei quartieri popolari!

Perché il problema, Eveli’, come si diceva una volta, è politico. Tu hai scelto di lavorare per un’amministrazione di centrodestra, spudoratamente neoliberista. Un’amministrazione che in fondo è coerente con se stessa. Occhiuto ritiene che facendo camminare i soldi, distribuendoli tra i più ricchi, questo possa giovare al resto della città. La sua è un’idea, frutto di un’impostazione. Io non la condivido, la attacco, e lo faccio insieme ad altri compagni (sì Eveli’, noi ci chiamiamo ancora così). Guadagnandomi sul campo il titolo di “odiatore”. Che strano! Ricordi quando ci chiamavano “buonisti”?

Bastava prendere posizione a favore dei migranti, dei detenuti o di qualsiasi altra categoria ostracizzata dalle destre, per essere subito tacciati di “buonismo”. Adesso invece tutti, da Occhiuto a Renzi, ci chiamano “odiatori”. E pensare che io non considero Occhiuto un “nemico”, bensì un avversario politico. Tu invece che ci fai lì dentro, in mezzo agli onanisti? Perché forse onanista non lo sarai (non oserei mai rivolgermi così ad una donna), ma guarda che gli altri, quelli che lavorano insieme a te nello staff di Occhiuto, sono dei masturbatori di professione.

È il termine più adeguato che mi sento di appioppare a chi ci chiama “odiatori”. Se noi siamo solo capaci di odiare, loro sono buoni solo a masturbare il potere e masturbarsi su quelle quattro cosette di facciata che fanno. Il guaio è che nella frenesia di eiaculare i loro successi, scolano sulle teste di quelli che stanno in basso e hanno ben poco da festeggiare. Perché i precari, i disoccupati, gli inoccupati, i pensionati sempre in basso rimango, Eveli’.  Dopo aver letto ciò che hai scritto di Franco Dionesalvi mi sono voluto informare, ed ho saputo che dal settembre 2017, a 62 anni di età è emigrato per lavoro a Milano. Fa supplenze scolastiche in seconda fascia. Non credo dunque che si sia arricchito, negli anni in cui era tuo collega assessore con Mancini. L’unica cosa che ancora non ho capito è: tu che lavoro fai, Eveli’?

GdD