Il caro carburante, i cui prezzi sono stati spinti ancora più in alto dalla guerra in Ucraina toccando i 2,60 euro al litro per il diesel, fa partire il blocco dei trasporti. Nelle scorse settimane gli autotrasportatori avevano protestato in tutta Italia, per provare a farsi sentire, ma ad oggi il quadro è anche peggiore. E così, a partire da lunedì 14 marzo, le aziende di autotrasporto sospenderanno a livello nazionale i loro servizi “per causa di forza maggiore” e cioè l’esplosione dei costi del carburante. Lo annuncia Trasportounito, che chiarisce però come non si tratti di uno sciopero o di una rivendicazione specifica, ma di un’iniziativa finalizzata a coordinare le manifestazioni sullo stato di estrema necessità del settore.
“La sospensione dei servizi si è resa inevitabile – sottolinea una lettera inviata da Trasportounito alla Presidenza del Consiglio, al Ministro e al Vice Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e al Presidente della Commissione di Garanzia in Scioperi – anche per tutelare le imprese e impedire che le esasperate condizioni di mercato, determinate dal rincaro record dei carburanti, si traducano in vantaggi per altri soggetti del settore trasporti, ovvero in addebiti per obblighi contrattuali che le imprese della filiera logistica non sono più in grado di garantire”.
Già una settimana fa l’Associazione aveva auspicato nuove disposizioni fiscali e nuove norme. “Con i costi del gasolio che continuano a lievitare, in assenza di provvedimenti di emergenza che abbattano la pressione fiscale sui carburanti e definiscano norme di regolazione del mercato anche e specialmente per quanto riguarda i rapporti con la committenza e a tutela delle imprese di autotrasporto, il fermo nazionale di categoria è inevitabile”, aveva spiegato il segretario generale Maurizio Longo.
La corsa al rialzo dei prezzi dei carburanti infatti non accenna a fermarsi, anzi aumenta di ora in ora con la benzina e il diesel che hanno superato la quota di 2 euro al litro in modalità servito (2,111 euro al litro). I listini dei carburanti raggiungono i livelli massimi da 14 anni.
L’allarme di Trasportounito preoccupa Codacons. Le proteste nel comparto dei trasporti potrebbero portare nell’immediato ad una ulteriore grave impennata dei prezzi al dettaglio. “Le proteste nel comparto dei trasporti indette da alcune organizzazioni di categoria potrebbero portare nell’immediato ad una ulteriore grave impennata dei prezzi al dettaglio“, denuncia l’Associazione. “Il blocco dell’autotrasporto avrà effetti diretti sulla collettività, sospendendo i rifornimenti di beni nel settore del commercio e portando ad una impennata dei listini al dettaglio nei negozi e nei supermercati – afferma il presidente Carlo Rienzi – Una conseguenza inevitabile, considerato che l’85% delle merce venduta in Italia viaggia su gomma, e un ulteriore danno per i consumatori, stremati al pari delle imprese dal caro-carburante. In tale situazione, dal Governo arriva un immobilismo vergognoso, e non si capisce cosa attenda l’esecutivo per azzerare immediatamente l’Iva su benzina e gasolio e ridurre le accise, anche in considerazione degli enormi guadagni incamerati dalle casse statali da novembre ad oggi grazie alla tassazione sui carburanti e alla crescita dei listini alla pompa”, conclude Rienzi.
Ruote libere invece non aderisce all’iniziativa di Trasportunito di sospendere i servizi lunedì prossimo ma assicura che tanti mezzi resteranno fermi nei capannoni e nei piazzali. Lo spiega all’AGI Cinzia Franchini, la portavoce. “Non si tratta di aderire o meno, semplicemente molti autotrasportatori non riusciranno a far partire i propri autocarri e tir. Quanti hanno ottenuto aumenti dai committenti potranno lavorare ma la maggioranza di noi con l’attuale rialzo del costo del carburante non riesce proprio a mettere in moto il mezzo. Non obbligheremmo nessuno a non operare nè siamo favorevoli ai blocchi del traffico, ma sappiamo che la situazione è drammatica. Con il prezzo attuale del gasolio non si va avanti”. Secondo Franchini, gli 80 milioni ottenuti nell’incontro della scorsa settimana con la viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova non hanno nulla a che fare con il caro-gasolio e non hanno risolto i problemi: “C’è una forte rabbia tra i trasportatori e molti scavalcheranno le associazioni e decideranno di fermarsi”. Anche lei avverte sulle conseguenze: “Temo che verranno a mancare prodotti nei supermercati ma anche perche’ la situazione e’ drammatica per i committenti: tante imprese si stanno fermando per mancanza di materie prime”.
Unatras aspetterà l’incontro con il governo programmato per martedì 15 e poi deciderà quali iniziative intraprendere. Lo riferisce all’AGI Amedeo Genedani, presidente di Confartigianato Trasporti e di Unatras, sottolineando l’estrema difficoltà in cui versa il settore. “Chiediamo un credito di imposta del 30% immediato sul gasolio ma soprattutto che si adotti la regola che vige per gli aerei, cioè che il maggior costo del gasolio sia ribaltato in fattura”. Genedani fa notare che per rifornire un serbatoio di 600 litri di un camion occorrevano tre mesi fa 680 euro: oggi ne servono 1.250. E le imprese devono fare i conti con la scarsità di carburante in particolare per l’extrarete. “Le nostre richieste sono chiare: servono per sopravvivere”.
I nuovi record raggiunti dai listini dei carburanti rischiano anche di mettere in ginocchio il trasporto pubblico locale, con le aziende più piccole che potrebbero essere costrette a ridurre o interrompere le corse di bus e pullman, determinando una paralisi del paese. Questa denuncia arriva da Assoutenti: “I costi per i carburanti in capo alle imprese che operano nel settore del trasporto pubblico stanno diventando sempre più insostenibili e rischiano di avere ripercussioni sui servizi resi all’utenza”, ha spiegato il presidente Furio Truzzi.