Caro Enzo, la Commissione d’accesso ti scrive

Caro Enzo Paolini, mentre la redazione si adoperava alla ricerca di intrallazzi vari, uno dei nostri si è imbattuto in una anomalia. Per carità, sarà sicuramente una cosa che potrai spiegare a tutti.

Però, sai, quando vediamo cose che non quadrano, domandiamo.

Non ti nascondo che prima di scriverti ho verificato io personalmente quello che la redazione mi aveva sottoposto e di conseguenza le loro domande sono diventate anche le mie.

Tu capisci che, per come si configura la nostra linea editoriale, non possiamo certo tapparci gli occhi, fosse anche il mio vicino di scrivania a intrallazzare con politici, colletti bianchi e compagnia bella.

Premesso ciò, veniamo alla questione.

Dalla lettura di alcuni atti della Commissione d’accesso presso l’Asp di Cosenza, istituita con decreto del prefetto di Cosenza nel corso del 2012, ci sono alcune pagine dedicate proprio ad Enzo Paolini.

Cosenza-Asp

La Commissione d’accesso scrive di avere accertato un’operazione finanziaria milionaria della quale, a dire il vero, sembra dare davvero tutti i particolari.

Il commissario straordinario dell’Asp di Paola De Rose rimodulava un grosso debito a carico dell’Azienda scaturito dalle sentenze di condanna del Tribunale di Paola, confermata in appello, per un ammontare complessivo di 22 milioni di euro (di cui 8 milioni circa a titolo di interessi).

Detta somma era conseguenza di un contenzioso con la società emiliana SIFIN, riconducibile ad un pregresso debito dell’ex ASL n. 1 di Paola nei confronti di alcune cliniche del Tirreno cosentino, che veniva rateizzato (piano di ammortamento mensile dal 31 marzo 2011 al 28 febbraio 2013 di 501 mila euro) con tassi di interessi elevatissimi a loro volta ceduti ad una società svizzera, di nome “Insitor Capital SA” da liquidare mensilmente in 93.557 euro fino al totale soddisfo.

Da una attenta verifica è emerso inoltre un mandato di pagamento di € 250.683,22, a favore dell’avvocato Enzo Paolini, difensore della Sifin nella cui causale risulta “quale cessionaria della ditta” mentre in realtà agli atti non emerge alcuna ulteriore formale cessione del credito a favore del medesimo legale già peraltro destinatario del rimborso delle spese legali quantificati dal giudice del Tribunale di Paola in € 22.130,54 oltre iva e cpa”.

“L’enormità di tale debito e le modalità procedimentali evidenziano – secondo la Commissione – la cattiva   gestione della cosa pubblica, che con siffatte   operazioni hanno decisamente procrastinato nel tempo le proprie obbligazioni; la trascuratezza dimostrata dall’Azienda sanitaria nel rispetto degli obblighi contrattuali ha condotto ad una lievitazione “stratosferica“   dell’originario debito che desta molte perplessità”.

E’ una transazione che prevede interessi altissimi con pregiudizi per le casse pubbliche. E i commissari, quasi per chiedersi se è davvero possibile quello che hanno saputo e che ci vogliono raccontare, arrivano addirittura a sintetizzare il tutto affinchè si possa capire meglio.

“In sintesi la Sifin, assistita da Enzo Paolini, avvocato ma anche presidente dell’Aiop (l’associazione delle cliniche private, ndr), fa causa all’ex Asl di Paola per ottenere il pagamento di 17 milioni, effetto di un vecchio contenzioso tra l’Azienda e le strutture sanitarie private della costa tirrenica per prestazioni extrabudget.

I giudici accolgono la richiesta di Sifin anche perché l’Azienda sanitaria aveva riconosciuto il debito e a quella cifra, già molto gravosa, si aggiungono altri 9 milioni di interessi per rivalutazione monetaria…”.

Franco Petramala
Franco Petramala

Sifin stipula successivamente una transazione con l’Asp rinunciando al 20% del credito. A firmare la transazione per conto dell’Asp è Franco Petramala, direttore generale. A questo punto Sifin cede parte del suo credito alla Insitor Capital Sa, una società anonima con sede a Roveredo, in Svizzera.

“… L’accordo prevede che Sifin ceda alla società elvetica la somma corrispondente agli interessi maturati (9 milioni) e ne riceva in cambio 6. La rimodulazione del debito a seguito della citata transazione finanziaria avrebbe dovuto condurre ad un risparmio per l’Azienda di circa 6 milioni di euro in detrazione della somma di € 22.130.

Da un esame della relazione della dirigente dei Servizi Finanziari del 6 giugno 2013, risulta che i pagamenti sono stati sospesi nel settembre 2012, poiché la Direzione Aziendale avrebbe potuto beneficiare del trasferimento del residuo debito alla Regione Calabria con gli oneri a totale carico della stessa.                   

Successivamente, invece, in sede di predisposizione dell’atto deliberativo di riconoscimento del debito da trasferire alla Regione Calabria, la Direzione dell’ASP sospende l’iter ritenendo opportuno effettuare una verifica del piano di ammortamento degli interessi, affidando l’incarico ad un esperto consulente tecnico.

Vi è da dire però che fino al 5 settembre 2012 è stata già liquidata e pagata la somma complessiva di € 22.201.336, importo decisamente superiore all’originario debito e per il quale l’Azienda avrebbe verificato solo ora un piano di ammortamento che si era abbondantemente esaurito nel corso di questi anni”.

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LA DIGOS E LA PROCURA INSABBIANO TUTTO

Il meglio, come al solito, è nella coda. Perché su quella vicenda avevano ovviamente lavorato anche la polizia e la procura di Cosenza. Ecco con quali risultati.

“Da accertamenti di Polizia risulta che in data 16 aprile 2010, la DIGOS di Cosenza depositava un’informativa preliminare relativa alla predetta transazione intercorsa tra l’ASP di Cosenza, rappresentata dal Direttore Generale dr. Franco Petramala e il Presidente nazionale dell’AIOP avv. Enzo Paolini.

Inoltre, in precedenza, in data 12 agosto 2009, presso la Procura della Repubblica di Cosenza, veniva verificata sulla base di documenti l’elemento di responsabilità penale, individuandone i responsabili, in ordine al già delineato presunto “comitato d’affari” avente come obiettivo l’erogazione di somme pattuite in favore delle Cliniche private interessate. Con la stessa informativa si richiedeva, tra l’altro l’attivazione di alcuni servizi tecnici di intercettazioni ambientali, da eseguirsi all’interno dello studio del dr. Petramala, presso la sede dell’ ASP di Cosenza, non riscontrata dalla locale Procura”.

Chiaro, no?

Caro Enzo, a questo punto, dopo questa lunga narrazione, la domanda non può essere che una: quanto hanno scritto in questa Commissione d’accesso è vero oppure è accaduto a tua insaputa?

Facci sapere.

Gabriele Carchidi e la redazione di Iacchite’