martedì, Luglio 8, 2025
Home CRONACA Caso Almasri, l’annuncio di Meloni: «Sono indagata per favoreggiamento e peculato»

Caso Almasri, l’annuncio di Meloni: «Sono indagata per favoreggiamento e peculato»

«Ho ricevuto un avviso di garanzia per favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri». Giorgia Meloni mostra il documento sui social, spiegando che la notifica è firmata dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi lo stesso del «fallimentare processo» a Matteo Salvini per sequestro di persona. L’inchiesta riguarda il caso Almasri, il generale libico fermato a Torino su richiesta della Corte Penale Internazionale e poi rilasciato e fatto tornare nel suo Paese con un volo Falcon 900 dei Servizi Segreti. A ricevere l’avviso di garanzia anche i ministri Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano. «Presumo», dice la premier, «a seguito di una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi». La presidente del Consiglio, nel video in cui annuncia di aver ricevuto l’avviso, ricostruisce la vicenda. La Corte emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli lo scorso 18 gennaio. «Curiosamente», sottolinea la premier, «la Corte lo fa proprio quando questa persona stava entrando in territorio italiano dopo che aveva serenamente soggiornato per circa 12 giorni in altri tre Stati europei».

Meloni indagata per favoreggiamento: «Non mi faccio intimidire»

La versione del governo è che a causa di un vizio di forma l’arresto operato dalla giustizia italiano non poteva essere perfezionato. Una volta rilasciato Almasri però, il governo si è attivato per organizzare l’immediato rimpatrio del libico perché considerata «persona pericolosa». Meloni ribadisce questa posizione, ribadendo che è stata la Corte penale internazionale non ha trasmesso il mandato al ministero della Giustizia, e così la Corte d’appello di Roma ha deciso per la scarcerazione di Almasri. E che non si farà intimidire.

“Io penso che valga oggi quello che valeva ieri, non sono ricattabile e non mi faccio intimidire: è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore, ma è anche e soprattutto per questo che intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura”, aggiunge. 
Dalla versione di Meloni però manca un elemento fondamentale: se anche l’arresto, avvenuto a Torino il 19 gennaio, fosse stato davvero “irrituale“, come ha scritto la Corte d’Appello nell’ordinanza di scarcerazione, il ministto della Giustizia avrebbe potuto comunque sanarlo nei giorni successivi chiedendo l’applicazione di una misura cautelare, cosa che non ha fatto. A scriverlo in un atto ufficiale era stato lo stesso procuratore generale di Roma, chiedendo alla Corte la scarcerazione: il ministro, si leggeva, “interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito“.