Caso Melito: Palla Palla si schiera con il boss

Palla Palla all’indomani degli arresti delle bestie di Melito Porto Salvo, che hanno approfittato dell’omertà totale di questo paese di vigliacchi e stupratori, aveva annunciato: saremo al fianco della ragazzina e della famiglia.

Noi avevamo scritto: vedrete che Palla Palla, espletata la routine mediatica che il “caso” impone, della ragazzina e della famiglia non dirà più una sola parola.

E così è stato. Il Palla Palla, da omertoso qual è, ha aspettato di vedere come andava la fiaccolata, e capito che l’intero paese sta con il boss Iamonte e gli stupratori, di conseguenza si è schierato. Con il boss ovviamente e con tutti i suoi elettori vigliacchi e omertosi.

Ha preferito non dire una sola parola sulla mancata partecipazione della cittadinanza alla fiaccolata, per non scontentare i suoi elettori e il boss.

Ha preferito il mero calcolo elettorale all’orrore a cui è stata sottoposta questa ragazzina. Palla Palla non è da meno degli omertosi vigliacchi che abitano questo paese di trogloditi.

Non se l’è sentita di andare contro i figli del boss e del maresciallo e del fratello del poliziotto. Non se l’è sentita di mettersi contro quella vergogna del sindaco, della preside della scuola, e del parroco di questo squallido paese.

Non se l’è sentita di contestare l’omertà di una intera comunità. Ha pensato che schierarsi con forza dalla parte della ragazzina, in fondo, politicamente non paga, e che è meglio stare dalla parte degli stupratori, che sono tanti, e che possono al momento del bisogno elettorale, corrergli in aiuto.

Una vergogna tutta calabrese che con il silenzio di Palla Palla pone noi tutti sullo stesso piano, omertosi e non.

Il silenzio della politica calabrese su questa orrenda vicenda grida vendetta al pari dell’offesa arrecata a questa ragazzina.

Mi vergogno profondamente di essere “rappresentato” da personaggi squallidi come Palla Palla, oltre a sentirmi male come uomo per questa vicenda. In questa vicenda siamo, nostro malgrado, tutti colpevoli.

La Calabria non crescerà mai culturalmente perché ciò che importa ai politici non è l’emancipazione di una regione arretrata a tutti i livelli, ma solo il loro benessere personale e il mantenimento dei loro privilegi. Tanto di questa storia tra qualche giorno non se ne parlerà più. L’orrore passa, ma i voti restano. Vergogna!

GdD