Ammonterebbe a 130 mila euro il bottino sottratto durante lo “scenografico” furto allo sportello ATM delle Poste di Lauropoli. I banditi sarebbero arrivati da fuori regione mettendo in un angolo la malavita attiva sul territorio. Le indagini avviate dai carabinieri dopo il clamoroso assalto allo sportello automatico Postamat dell’ufficio postale sembrerebbero aprire nuovi scenari, che portano fino alla vicina Puglia.
Ricordiamo i fatti. Il colpo, messo a segno tre notti prima di Natale, è stato eseguito con modalità militari. Poco dopo le tre del mattino un commando ha fatto esplodere il Postamat con due cariche, la prima semi riuscita che ha reso necessaria una seconda deflagrazione, riuscendo a scardinare dal muro l’intero dispositivo contenente, a quanto ci è dato sapere, circa 130 mila euro. Un’azione rapida e violenta, che lascia pensare a una banda esperta e ben organizzata. Dopo il furto, i banditi si sono dati alla fuga a bordo di un’auto che, dopo essere stata rinvenuta dai controlli, è risultata rubata. Come da copione già visto il mezzo è stato successivamente abbandonato lungo la via di fuga e dato alle fiamme, un gesto studiato per cancellare eventuali tracce biologiche o impronte utili alle indagini. Proprio il ritrovamento dell’auto incendiata costituisce uno degli elementi chiave su cui stanno lavorando gli investigatori.
Resta ora da chiarire il possibile coinvolgimento di “basisti” locali, figure che avrebbero fornito supporto logistico al commando e che, secondo le ipotesi investigative, potrebbero essere riconducibili alla ’ndrangheta del posto. Un aspetto centrale è capire quale parte del bottino sia eventualmente finita nelle mani di questi soggetti.
I carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Cassano all’Ionio, insieme ai colleghi del Reparto investigativo del Comando provinciale di Cosenza, stanno inoltre analizzando le forti analogie con un altro episodio criminale, avvenuto la notte successiva a Santa Maria del Cedro, sulla costa tirrenica cosentina. Stesso modus operandi, stessa violenza, stessi obiettivi. I militari si chiedono se ad agire è stata la stessa mano. Al momento, la pista dei cugini pugliesi risulta essere quella più acclarata. Intanto le indagini continuano. Fonte: Gazzetta del Sud









