Cassano Ionio, ancora uno scioglimento per mafia: aveva ragione Papa Francesco

Diciamo subito che per Cassano Ionio lo scioglimento del consiglio comunale non solo non è una novità ma ormai sta diventando una triste abitudine. Come del resto a Lamezia, siamo già al terzo scioglimento. Era già accaduto nel 2000 e addirittura nel 2015 e non certo perché la gente è “mafiosa” ma perché evidentemente la classe dirigente non riesce a fare a meno di mettersi d’accordo con i mafiosi. Checché ne dica il patetico sindaco socialista Gianni Papasso, eletto il 5 giugno 2016 addirittura al primo turno (con il 60%) proprio all’indomani di uno scioglimento.

Giusto un anno fa erano stati i grillini (ma non servivano certo le loro presunte doti “divinatorie”) a riaccendere i riflettori su Cassano con una interrogazione che ha fatto in pratica da preludio alla decisione di mandare prima la Commissione d’accesso antimafia e poi sciogliere ancora una volta tutto.

“Il Ministro Alfano ed il Prefetto di Cosenza intervengano immediatamente per sciogliere il comune di Cassano allo Jonio, sembra ci siano evidenti intrecci fra parte dell’amministrazione comunale e la mafia locale”: questo scriveva il senatore del MoVimento 5 Stelle Nicola Morra che aveva depositato un’interrogazione parlamentare sulle questioni della Garofalo Group e su alcuni membri del consiglio coumunale. “Quest’azienda nonostante avesse l’interdittiva antimafia – scriveva Morra -, grazie agli intrecci parentali con il Presidente del Consiglio comunale (Garofalo, ndr) di Cassano, ha potuto avere lavori pubblici soprattutto tramite affidamenti diretti”.

Morra nell’interrogazione, firmata anche da Gaetti (Vicepresidente della commissione Antimafia), faceva pure i nomi di parenti ed affini che nel processo Omnia sono stati condannati ed hanno intrecci pericolosi in questa faccenda: “Non ci fermeremo fintanto che nel Comune di Cassano torni la legalità e la trasparenza, in politica non si può agire in queste condizioni di ambiguità e vicinanza a soggetti pericolosi”.

E concludeva così: “E’ vergognoso come le autorità preposte non siano ancora intervenute visto che i fatti sono pubblici e tutti ne sono a conoscenza: attendiamo al più presto risposte concrete poiché l’eventuale silenzio non che è essere considerato complice”. Fin qui Morra e il Movimento Cinquestelle. Quanto al sindaco Papasso, anche lui, come del resto il sindaco di Lamezia, ha sbraitato sbandierando la sua (presunta) buonafede e addirittura la sua volontà di respingere i mafiosi ma senza nessuna fortuna.

“… La ditta o le ditte che hanno svolto lavori di realizzazioni di opere pubbliche prima di essere interdette – sosteneva Papasso – hanno avuto regolare certificazione antimafia rilasciata dalla Prefettura di Cosenza che possiamo esibire in qualsiasi momento, in qualsiasi circostanza ed in qualsiasi luogo. Si precisa che le stesse già avevano avuto rapporti con il Comune di Cassano prima della mia elezione… Quando queste sono state interdette, con le stesse è stato tranciato ogni rapporto. Per quanto concerne la ditta che si è occupata della cura del verde si evidenzia che la stessa, ha sempre avuto affidamenti dietro regolari gare d’appalto e con procedure aperte e/o a seguito di procedure negoziate precedute da pubblicazione on – line sul sito del Comune di manifestazione di interesse. Addirittura, l’impresa in questione, ha sottoscritto, talvolta, con il Comune rigorosi patti d’integrità. Puntualmente le conclusioni di queste attività sono state comunicate in Prefettura senza riscontri negativi…”.

E i cittadini di Cassano come hanno preso quest’altro colpo di maglio che si abbatte sulla loro testa? Ieri sera commentando il possibile scioglimento del consiglio comunale, uno dei suoi membri diceva:“se dovesse essere vero vuol dire che non avrò mai più fiducia negli uomini”, frase che dimostra quanta fiducia la gente di Cassano aveva riposto nell’amministrazione capeggiata dal sindaco Papasso.

Un altro cittadino invece ha affermato: “E’ chiaro che se DOLO c’è stato questo debba essere perseguito con i rigori che la legge prevede senza se, senza ma e senza scusanti. Da cittadini onesti e responsabili diciamo, però, col pianto nel cuore che non meritiamo di essere additati al pubblico ludibrio nazionale come una popolazione di ‘ndranghetisti e di mafiosi per colpa di pochiAveva ragione allora Papa Francesco (più volte citato da chi indegnamente, si è fatto schermo delle Sue parole) di scomunicare proprio nel nostro territorio i portatori del male, che si annidano non solo negli ambienti sociali più disagiati, ma proprio, ed in modo abbietto, laddove la “legalità”, sbandierata e proclamata spesso a casaccio, dovrebbe essere praticata e rispettata”.