CASSANO – Gianni Papasso ha scelto il suo successore: è un impiegato del Centro Per l’impiego della Provincia di Cosenza, ente molto voluto e sostenuto dall’ex presidente della Provincia e della Regione Mario Oliverio. Si tratta del dottor Antonino Mungo.
In questo articolo del 7 maggio 2022 un profilo del neo delfino di Papasso.
Antonino “burattino” Mungo è l’uomo del giorno: neo eletto segretario del Partito Democratico di Cassano allo Ionio, il partito che non c’è ma che comunque tutto ha, assessori e consiglieri comunali, Antonino faccia d’angelo, attuale vicesindaco di Papasso, viene additato come esempio da seguire, simbolo del riscatto, l’uomo che si è fatto da solo.
Sicuramente una persona perbene, nulla da eccepire sul lato professionale ma sinceramente non è proprio questo l’esempio di persona da seguire, se davvero vogliamo una società meritocratica, dove le persone libere vengono valorizzate per quello che sono e non per quello che fanno.
Non a caso, l’appellativo burattino è forse il più azzeccato per descrivere il vice sindaco della città delle Terme: orgoglioso delle sue origini proletarie (o subalterne, come le chiamano i socialisti da queste parti) si è formato politicamente nelle sezioni socialiste di Frasca e Bloise. Negli anni Ottanta e Novanta è tra gli animatori del movimento universitario socialista attivo all’Università della Calabria. Ma, terminati gli studi, per il nostro Antonino finiscono i sogni di libertà ed iniziano i problemi: senza lavoro e con in tasca una laurea in Scienze Economiche e Sociali, inizia la sua attività di commercialista in uno studio commerciale e frequenta le sezioni di Frasca, Pappaterra e tutto l’ambaradan che caratterizza la scena politica di quegli anni. Ma senza molto successo, eccezion fatta per qualche piccola consulenza, che arriva nonostante tutto.
Erano gli anni dei falò in spiaggia, le birre calde, la macchina scassata con la quale si andava in giro a cercar fortuna.
La vera svolta evidentemente, arriva nei primi anni del nuovo secolo, quando il nostro burattino inizia a gironzolare intorno alla gonnella di un nuovo astro nascente della scena provinciale: Donna Rosetta Console.
Ebbene sì, proprio lei. La donna di ferro del socialismo cassanese che tanto ha fatto per le sue “classi subalterne”, in quegli anni si ritrova a fare l’assessore provinciale a Mario Oliverio in cambio di una tessera del Pd: da anni socialista e Fraschiana, rimasta orfana di partito e leader politico, si schiera con Oliverio ed aderisce al Pd, accettando l’umile ruolo di assessore provinciale al Turismo.
E proprio forse nel periodo in cui Rosetta Console era assessore alla Provincia di Cosenza che il nostro uomo riesce a salire su uno dei treni per pochi privilegiati, che ha riempito i centri per l’impiego della Provincia di lavoratori assunti a tempo indeterminato.
Da lì un’escalation che lo ha portato a diventare Istruttore Amministrativo dell’Ente, con una brillante carriera fatta anche di altri traguardi e soddisfazioni: Revisore dell’Istituto Casa Serena, la RsA partecipata dal Comune di Cassano, consulente e assessore del Comune di Cassano, Consulenze alla Regione ed alla Provincia, persino delle lezioni all’Istituto Fernando Santi, la fondazione fondata da Gino Bloise a Roma.
Insomma: una bella carriera in poco più di vent’anni di lavoro. Sicuramente traguardi meritati anche se la cosa che suona strano è che vicino ad ogni traguardo c’è sempre il cespuglio del Partito Democratico e di chi ci gironzola attorno.
Come in un romanzo misterioso, quasi criminale, a tratti gattopardesco, il nostro uomo di oggi è uno di quei tanti fanti che da anni gironzolano alle corti dei politici d’eccellenza, rimettendosi alla loro volontà e facendo, di volta in volta, il loro volere.
Sicuramente non è un esempio da indicare ai giovani, molti dei quali laureati, disoccupati ed in cerca di un vero riscatto.
E non lo è nemmeno per chi vuole affacciarsi alla politica: come farà il nuovo segretario del Pd di Cassano Ionio a parlare di meritocrazia e opportunità? Cosa dirà a quei genitori che non vedono più i figli perché sono dovuti emigrare al nord per lavorare? Cosa dirà a chi credeva nella libertà, nell’uguaglianza e nella giustizia ed oggi è costretto a piegarsi per avere un diritto?
Saprà dare queste risposte il nostro uomo? Ai posteri, l’ardua sentenza.