dalla pagina FB di Giuseppe La Regina
Ieri, insieme alla consigliera Alario, abbiamo assistito alle prove di selezione di Casa Serena.
Ai candidati venivano poste due domande di cultura generale e una sulla professione OSS. Per intenderci, domande tipo: “Chi ha scritto il Gattopardo?”, “Che opera ha scritto Alessandro Manzoni?”, “Quale fiume ha varcato Cesare?”.
Ora, nulla contro la letteratura e la storia, ma ci è parso un tantino fuori tema. Così siamo andati a rileggere il bando, che recitava chiaramente: “Il colloquio consisterà in domande inerenti le materie di competenza di un Operatore Socio Sanitario OSS, nel funzionamento di una Struttura residenziale per Anziani (Casa Protetta e Casa di Riposo), disciplina del Contratto personale UNEBA.”
Insomma, di romanzi siciliani e istituzioni parlamentari e altri argomenti non c’era traccia.
Dopo i primi dieci candidati, abbiamo chiesto lumi alla commissione (senza interrompere i colloqui). La risposta è stata che nel loro verbale interno – che dicono di aver depositato – era scritto che ci sarebbero state anche domande di cultura generale e psico-attitudinali. Peccato che sull’albo pretorio non vi sia alcuna traccia di questo documento e, soprattutto, che i candidati non ne fossero stati informati (abbiamo chiesto conferma direttamente a loro).
Alla nostra osservazione, la commissione ha spiegato che non avrebbero valutato la correttezza delle risposte, ma l’atteggiamento dei candidati e la loro “pertinenza”.
Ora, ci chiediamo: come si fa ad essere pertinenti su un argomento che non si conosce? Mistero.
Non solo: quando i candidati tentennavano, il presidente interveniva fornendo e spiegando le risposte. E siccome molte domande erano simili (“Che cos’è il Parlamento? Che funzione ha il Parlamento? Come è composto il Parlamento?”), di fatto i candidati successivi avevano un evidente vantaggio.
Abbiamo anche chiesto che le nostre osservazioni fossero inserite a verbale, ma la commissione ha respinto la richiesta.
Dopo questa parentesi, abbiamo continuato ad assistere in silenzio, tra una frecciatina e l’altra della commissione. Il nostro intento, lo ribadiamo, non era disturbare ma vigilare e garantire trasparenza.
E proprio in nome della trasparenza, viste le modalità di conduzione dei colloqui, segnaleremo quanto accaduto nelle sedi opportune, a tutela di tutti i partecipanti.









