Castrolibero. Il ragazzo pestato, il figlio del boss e il silenzio della politica

Il Comune di Castrolibero

“Avrei potuto perdere un figlio davanti agli occhi di tutti”. Davanti agli occhi di tanti un ragazzino è stato pestato a sangue in una scuola di Castrolibero, ma nessuno degli spettatori finora ha denunciato quanto accaduto. Naturalmente, come sempre accade a Cosenza e dintorni, tutti hanno visto chi è stato, tutti sanno a quali logiche risponde il pestaggio e nessuno parla. Un fatto gravissimo, una violenza che le istituzioni locali dovrebbero stigmatizzare con forza, ma almeno per ora dal mondo della politica nessuno ha preso una posizione manifesta. Basterebbero anche poche battute da chi rappresenta la cittadinanza. Uno di quei gesti che dimostrerebbero quanto le rappresentanze governative siano vicine alle persone. E invece niente. Omertà: la politica è anche questo alle nostre latitudini.

La gente è sconcertata davanti alla ferocia che ha colpito il figlio di una professoressa, Adele Sammarro, proprio davanti alla scuola. Il figlio, un bravo ragazzo, è stato raggiunto da un altro minorenne che lo ha pestato a sangue, un gesto che sembrerebbe sia stato commissionato. La madre ha pubblicato sul suo profilo social le foto scattate in ospedale subito dopo i soccorsi e a vederle la brutalità documentata arriva fino in gola.

Guardando quelle foto, ogni genitore ingoia a vuoto e pensa al proprio figlio, dalla testa e dal cuore il senso di protezione genitoriale fa riflettere. L’indignazione è radicale. Solidarietà, condanna e analisi del fenomeno del bullismo non mancano. Ma qui c’è altro. Non siamo al bullismo perché per quanto la persecuzione che compiono i bulli sia forte, questo atto è premeditato e rappresenta una brutalità intensa, frutto di mentalità violenta e culturale ancora più profonda. La madre parla di quasi tentato omicidio che si sarebbe consumato se non fosse che dietro la vittima c’ era un giovane che col suo corpo ha parato il colpo da un muretto.

E allora diciamolo fuori dai denti, anche perché siamo davanti al solito segreto di Pulcinella della nostra triste realtà. Tutti sanno da chi nasce questa aggressione e nessuno parla perché questo ragazzo è molto vicino, per usare un eufemismo, ad uno dei boss del circondario. Non c’è bisogno di essere investigatori per saperlo. Ripetiamo, lo sanno tutti.  Lo sanno benissimo i carabinieri, che stanno terminando le indagini anche con il supporto dei filmati delle telecamere messe fuori dalla scuola.

Ma adesso il problema è un altro. Che senso ha portare il discorso sull’omertà di chi ha visto e non parla per una paura anche comprensibile? La madre del ragazzo recrimina perché nessuno ha chiamato le forze dell’ordine durante l’aggressione. Per fortuna lo ha fatto il padre che aspettava il figlio poco lontano e per fortuna sono stati chiamati i soccorsi. Ma qui ci sono altri soggetti che si nascondono e non lo fanno per paura, ma per squallidi calcoli politici e personali.

Il sindaco di Castrolibero, tanto per chiamare le cose con nome e cognome, tra l’altro candidato alle ultime Regionali e in piena corsa per entrare in Consiglio, essendo risultato il primo dei non eletti e quindi in prima fila per entrare al posto di uno dei consiglieri che quasi certamente andrà a fare l’assessore, non ha finora detto e scritto neanche una parola. E non certo perché ha paura del boss di cui sopra, ma solo perché non gli conviene “disturbare” una famiglia così influente. E non lo fa neanche il politico che gli sta dietro le spalle e che non può stare in prima linea perché è sotto processo a Catanzaro proprio per voto di scambio con la… mafia. Questa è la verità dei fatti, che ovviamente la stampa e i media di regime non potranno mai scrivere o cinguettare davanti ad una telecamera.

Non può essere la madre del ragazzo a tirarli per la giacchetta, anzi la donna ha già avuto molto coraggio a denunciare pubblicamente l’accaduto. Ma la gente lo sa, ha capito cosa c’è dietro a questa vicenda e sa trarne anche le conclusioni. Noi a questo punto attendiamo che il sindaco o chi per lui tiri fuori gli attributi e parli, evitando di continuare a stare in silenzio in attesa che passi la tempesta. E se non dovesse farlo, siamo più che mai pronti a cantargli il resto della pampina. Perché ancora ci sarebbe tanto altro da scrivere su questa vergognosa vicenda.