“Cane blu”: è questa la frase che da ieri circola nelle file di Forza Mafia. E’ un appello, una sorta di mantra, la doppia parola magica usata dai medici della fiction “Doc – Nelle tue mani 2” che ripetono, come per darsi forza a vicenda, ogni volta che sono di fronte a un ostacolo. Non siamo però sul set della fortunata fiction di Rai Uno con Luca Argentero (magari!), ma nelle retrovie oscure delle ‘ndrine che governano e pilotano Forza Mafia con sullo sfondo la città di Catanzaro, che nella confusione e nel tentativo di riciclo si avvia alle prossime elezioni amministrative.
A Catanzaro la mafia non spara. Cerca generalmente di comprare anche le sentenze, ma alcune volte, molto poche in verità, sbaglia obiettivo trovandosi costretta a cambiare pelle ed adattarsi. Sarà un caso e forse una premonizione che la sentenza che mette fuori dal Consiglio regionale come un rifiuto tossico, Valeria Fedele, consigliere regionale di Forza Mafia, la zarina di Maida e protetta da Peppe ‘ndrina, sia giunta il 21 marzo – ieri per chi legge – giornata di commemorazione delle “vittime di mafia”, perché in Calabria ed a Catanzaro la democrazia è anch’essa vittima della ‘ndrangheta a trazione politica.
Non è nemmeno un caso che l’evento che cancella dal palcoscenico politico regionale Valeria Fedele scocca sull’orologio della legalità, sempre messa in discussione dagli ambienti politici inquinati, avviene mentre ad Urbino il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri riceve su iniziativa dell’Università della città, il Sigillo di Ateneo come figura di grande spicco nella lotta alla criminalità organizzata e in particolare alla ‘ndrangheta. “Nemo propheta in patria”, nessuno è profeta nella sua patria, così è in Calabria, una terra inquinata e senza una dignità autoctona, salvo considerare rappresentativa quella imposta dalla ‘ndrangheta e dalla politica massomafiosa che regge in alleanza la formula del sistema.
Le informazioni e le verità si confondono sotto le nubi di guerra, quella silenziosa e strisciante con la caratteristica del mercimonio e della diserzione organica che qualcuno a Catanzaro ha definito “intifada”, senza considerare che un’altra vittima sul terreno della geopolitica elettorale, la Valeria Fedele, complica i corridoi umanitari e la possibilità di una tregua armata, visto che la pacificazione è lontana da venire.
Scacco al Re! E la Regina, poverina, è diventata da subito vedova perché ripudiata dal talamo con destinazione ghigliottina secondo la migliore tradizione di Casa Tudor… Si consuma il dramma della storia calabrese con ripercussioni pesanti nell’orto di Catanzaro da sempre arato da Forza Mafia, dove molti “cavalieri” o presunti tali solo per esibizione di insegne, rischiano il cavallo ed il fondoschiena.
La città di Catanzaro chiede, francamente senza grandi sussulti di dignità, di uscire dalla formula di neutralità, quella tossica ed inquinata, dove tutto è il contrario di tutto e dove la verità bisogna sempre dirimerla, rintracciandola fra sussurri strani e grida isteriche, mentre i proiettili diventano pericolosamente vaganti per l’incolumità dei cavalieri in-crociati, per le loro fortune di guerra e per un bottino, che sembra allontanarsi sempre di più.
Definire lo scenario di Catanzaro come una “intifada” sembra oggettivamente minimalista e benevolo, quando nei fatti quella che si sta consumando in modo propedeutico alle prossime elezioni comunali, quasi ad anticipare un dogma massomafioso cioè quello di ri-consacrare la città alla “Santa”, appare una “jihād” ovvero la guerra santa generata da attacchi, quasi terroristici, di matrice islamico-massomafioso.
Tutti contro tutti a partire dalla dignità e dalla coerenza, mentre c’è il fondato rischio che chi ha osato rifiutarsi, rischia di non potere più parlare…
A Catanzaro la mafia non spara. Impone il silenzio e cambia casacca. Tutto si polverizza sotto i colpi del cambiamento imposto anche dalle sentenze del Tribunale e secondo la regola della sopravvivenza, dove la morte politica a scadenza della regina Valeria Fedele, diventa un altro pericolo all’orizzonte: tanto che scomporre e ricomporre sotto mentite spoglie non produce scandalo, bensì diventa il recupero di una tradizione già sperimentata in territorio analogo, come quello di Vibo Valentia.
Se Peppe ‘ndrina è stato colpito al cuore e nell’orgoglio politico, nonostante diceva, quasi a mo’ di profezia: «(…) di pisciare sulle sentenze di ineleggibilità di un Tribunale della Repubblica Italiana», non si profilano grandi orizzonti per i suoi “cavalieri”, quelli senza macchia (!), che nella città di Catanzaro stanno organizzando il trasloco di stalla. Perché la città ed i cittadini osservano, riuscendo a capire fino in fondo come la politica sia e resti puttana!
Cambiare strategia è un imperativo per sopravvivere al the day afther, portando le spore del virus anche nel progetto civico che si tenta di costruire nella città di Catanzaro, dove Giuseppe Pisano, nonostante la fiducia del “piccolo editore di Limbadi” ed i maximanifesti, resta il giullare di una regina morente. Non basta né per lui né per Sergio Costanzo la benedizione della ‘ndrina di Peppe, che ha identificato nel “ribelle” la chiave di svolta e di riciclo per ricostruire in città la nuova ipotesi di Forza Mafia. Siamo sempre nel terreno pericoloso della “jihād”, dove le esplosioni non sono più tanto sotterranee, ma affidate agli uomini-bomba: il fuoco amico ormai diventato nemico dichiarato.
Non c’è spazio per gli apostoli equilibristi al tavolo del presunto Cristo, diventato troppo rotondo e dove alcune aureole sono ormai spente da anni e da tristi vicende, ma soprattutto dove la percezione del “profumo” del tradimento è scritto e consacrato con lo stesso valore del Vangelo.
Nello scenario di guerra bisogna rispettare e fare attenzione al valore della resistenza, ma soprattutto considerare che chi imbraccia gli Stinger può determinare il risultato finale. Siano essi i cittadini, ma anche la magistratura, troppo spesso lenta nel puntare l’obiettivo, dove oggi il rischio di sbagliare il bersaglio potrebbe mettere in predicato il suo valore ed il futuro di una città, quella di Catanzaro, dove la mafia non spara.