Catanzaro, “Brooklyn”. Il silenzio di Gratteri e l’ombra di Minniti per portare la “talpa” di Aiello nei Servizi

L’indagato (e arrestato) eccellente dell’operazione Brooklyn della Dda di Catanzaro è il finanziere Michele Marinaro, già balzato alla ribalta delle cronache all’epoca del blitz Rinascita-Scott come informatore dell’avvocato Giancarlo Pittelli.

Marinaro stavolta si era prodigato a favore dei fratelli Sgromo, imprenditori di riferimento del clan Iannazzo di Lamezia ma in affari anche con i Gaglianesi e i Trapasso per il riciclaggio di milioni e milioni di euro sporchi attraverso la solita rete di società scatole cinesi o cartiere, come dicono quelli bravi. Un tourbillon impressionante che la Dda di Catanzaro sta analizzando al meglio grazie anche alla collaborazione di Tommaso Rosa e Concetta Di Noia, marito e moglie, i due pentiti dell’operazione Basso Profilo che con ogni probabilità hanno dato il via all’operazione di ieri.

Il procuratore Gratteri, a differenza delle altre operazioni, non aveva parlato in conferenza stampa all’indomani dell’operazione scattata il 4 novembre 2021 e, al di là delle disposizioni del ministro Cartabia, qualcuno dice che non lo abbia fatto anche perché i contatti di Michele Marinaro coinvolgevano sia Ferdinando Aiello, l’ex deputato del Pd a lungo sodale del suo ex braccio destro Vincenzo Luberto che il giornalista Paolo Pollichieni, scomparso nel 2019 e notoriamente molto amico di Gratteri per sua stessa ammissione. Non sarebbe stato facile per Gratteri argomentare su eventuali domande e forse anche per questo ieri ha scelto la strada del silenzio. Ma non solo.

I buoni uffici dell’allora deputato Ferdinando Aiello, da sempre “renziano”, non portano solo allì’ebetino di Rignano ma arrivano fino all’anticamera dei famigerati Servizi segreti. Eh sì, perché il trasferimento di Michele Marinaro dalla Dia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e per di più nella sede di Reggio Calabria portano istintivamente a pensare che dietro questa vicenda ci sia stato anche lo zampino del re incontrastato dei Servizi in Calabria ovvero Marco Minniti, che non a caso – tra l’altro – è sempre stato molto vicino al giornalista Pollichieni e il cui ruolo centrale nei Servizi all’epoca di Renzi premier e capo del Pd era universalmente riconosciuto, Le indagini, per quanto se ne sa, andranno avanti ma è innegabile che in tanti abbiano pensato a Minniti nel momento in cui si è avuta notizia che Ferdinando Aiello aveva portato a termine l’inserimento di Marinaro nei Servizi dopo che aveva fatto passare gli Sgromo come vittime della ‘ndrangheta quando invece è stato dimostrato ampiamente che ne facevano e ne fanno parte a tutti gli effetti.

C’è un ultimo aspetto della vicenda che va doverosamente sottolineato e riguarda le esigenze cautelari in carcere per la “talpa” Marinaro. Per il gip i fatti denotano una personalità “incline all’illecito”. Di conseguenza, la custodia in carcere è necessaria in quanto “l’indagato è tornato nei ranghi del Corpo della Guardia di Finanza e, in particolare, a tutt’oggi, risulta in servizio alla sede di Catanzaro. La personalità mostrata negli specifici episodi, nonché le competenze professionali e le accortezze acquisite nel corso, da ultimo, dell’attività svolta presso i servizi di informazione, completano la dovuta caratterizzazione della specifica esigenza cautelare, in uno con il permanere, in veste di appartenente alle forze dell’ordine, nel contesto della città di Catanzaro dove per anni ha operato”. Il gip, in conclusione, ritiene che sia provata l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari e considera “pilotata” l’informativa favorevole ai fratelli Sgromo. Una informativa, con il seguito ancora tutt’altro che chiaro dell’ingresso della “talpa” nei Servizi che si presta a più di una domanda imbarazzante, alle quali per il momento Gratteri ha preferito non rispondere.