
Il 19 marzo 1950 è la storica data della prima vittoria del Cosenza a Catanzaro.
In quel campionato (1949-50) il Cosenza è una corazzata e lotterà fino agli spareggi contro il Messina per la promozione in Serie B. Il 19 marzo 1950 arriva a Catanzaro il Cosenza capolista. Quella squadra, allenata da Vittorio Mosele, è stata una delle più forti di tutti i tempi. I migliori campioni espressi dal vivaio cosentino ormai maturi e pronti per un nuovo trionfo ovvero il portiere Luciano Gisberti. il mediano tuttofare – all’occorrenza anche terzino – Ciccio Delmorgine e l’attaccante Ubaldo Leonetti (tre leggende del nostro calcio) ma anche calciatori di immenso spessore come Calisto Bacilieri, grande mediano, Campana e Ferrara, terzini insuperabili, Manfredini, centrocampista dai piedi più che buoni, Confalonieri, altra mezzala di talento indiscutibile per arrivare poi agli attaccanti di classe come Lino Begnini, il rumeno Radu e lo sgusciante Mario Polacchi.
Quel giorno a Catanzaro i Lupi sono passati in vantaggio all’inizio del secondo tempo proprio con un gol di Lino Begnini, un attaccante astuto e rapidissimo, soprannominato “‘u tignusu” dalla tifoseria.
Ma la partita riserva ancora tanto pathos. A una manciata di minuti dalla fine, al Catanzaro viene concesso un calcio di rigore. Sul dischetto si presenta il temutissimo Codeluppi in una gara memorabile per la passione calcistica della città.

La porta del Cosenza è difesa da Luciano Gisberti, il primo grande Campione del calcio cosentino e calabrese. Il primo a giocare in Serie A con la Liguria, antesignana dell’odierna Sampdoria. Poi diversi anni a Lecce in Serie B e il ritorno alla casa madre, dalla quale era sbocciato con il vivaio di don Peppino Pietramala.
“Il Rigore”, settimanale della passione rossoblu fondato da Luigi Cribari, ricorda così quel tiro dagli undici metri.
“… Quando Codeluppi si apprestò a battere il calcio di rigore, nel settore rossoblù si trattenne quasi il fiato: non un grido, non un bisbiglio… tutti gli occhi erano puntati sul fatidico dischetto bianco… lo scatto e la deviata a pugno di Gisberti ha avuto, dopo un attimo di smarrimento, come effetto, un urlo potente, quasi spasmodico, con miriadi di fazzoletti che sventolavano nel cielo di un azzurro cristallino, mentre nell’altro campo si faceva mostra di musi lunghi e imprecazioni verso la cattiva sorte…”.
Il Cosenza vincerà quella partita per uno a zero grazie al gol di Begnini e alla prodezza di Luciano Gisberti. Successivamente solo pareggi e sconfitte, sia in serie B che in serie C. Fino al 2016, quando il Cosenza ha vinto per la seconda volta.
Al nome di Gisberti è legata comunque una pagina di gloria.
CATANZARO-COSENZA 0-1 SERIE C GIRONE D 19 MARZO 1950
CATANZARO: Siligardi, Vitali, Campodonico, Santi, Codeluppi, Traversa, Caltagirone, Zacchi, Zilli, Andrian, Alò. Allenatore: Robotti
COSENZA: Gisberti, Del Morgine, Campana, Furci, Manfredini, Bacilieri, Begnini, Confalonieri, Radu, Leonetti, Polacchi. Allenatore: Mosele
ARBITRO. Poggipollini di Ferrara
MARCATORE: 50′ Begnini
CHI ERA LUCIANO GISBERTI
L’occasione è propizia per ricordare chi era Luciano Gisberti, ingiustamente sottovalutato e mai ricordato nonostante il suo indiscutibile valore nazionale.
Luciano Gisberti è il primo, vero grande Campione di Cosenza. Il portierissimo è stato in grado di rimanere sulla breccia dal 1933 al 1953, nonostante gli anni della Seconda guerra mondiale ne abbiano troncato l’irresistibile ascesa, bloccandolo nel periodo migliore della carriera.
Gisberti è nato a Cosenza il 17 gennaio 1916. Don Peppino Pietramala lo scopre a quindici anni nelle sue selezioni per il Dopolavoro ferroviario e un anno dopo è già tra le riserve del Cosenza, che gioca il campionato di Seconda divisione. E’ il 1932 e il portierissimo vince il dualismo con Remo Giacomantonio per il ruolo di titolare. “Calabria sportiva” considerava Giacomantonio troppo gracile mentre accreditava Gisberti di una buona disposizione tecnica e della struttura fisica necessaria nonostante una certa rozzezza nello stile.
DA COSENZA A GENOVA

L’esordio in prima squadra, in Prima Divisione, arriva nel 1934, a 17 anni, nella vittoriosa partita in casa contro il Trapani (4-0). In quella stagione collezionerà una decina di gettoni di presenza, anche perché chiuso da portieri come Bellei e Silingardi; poi è costretto ad emigrare per il servizio militare. Gli tocca la lontanissima Cuneo, che però ha una squadra che milita in Serie C. Dopo due anni torna a Cosenza, dove, nel frattempo, con Otto Krappan si è deciso di dare spazio ai giovani locali.
Siamo nel 1938: Gisberti è il successore di Silingardi, ceduto in Serie A al Livorno. Il suo sarà un grande campionato. Il momento più esaltante si registra nella gara in trasferta con la Palmese, nella quale para addirittura tre calci di rigore.“Il Littoriale” (vecchia denominazione del Corriere dello Sport nel regime fascista), con il cronista Ennio Mantella, porta alla ribalta il giovane Luciano, tributandogli il sospirato conferimento dell’Asso lanciato ovvero il massimo per chi si affaccia, da giovanissimo, alla gloria del calcio.
Soltanto un anno dopo (1939-40), Gisberti tocca il cielo con un dito: il Cosenza lo cede alla Liguria (l’antesignana della moderna Sampdoria), in Serie A, facendolo diventare il primo cosentino e calabrese ad esordire nel calcio che conta. Trova spazio tra i pali solo sei volte ma, malgrado questo, il suo rendimento andrà oltre ogni più rosea previsione: Ottavio Barbieri e Burlando, i due grandi campioni del Genoa, lo tengono nella massima considerazione e vorrebbero tesserarlo per il glorioso Grifone. Nell’estate del 1940, però, Gisberti viene richiamato militare ed ecco arrivare un nuovo trasferimento.
IL PERIODO LECCESE

Questa volta gioca nel Barletta, in Prima Divisione, poi passa al Lecce. Nella stagione 1941-42 conquista la promozione in Serie B con i giallorossi e viene riconfermato a furor di popolo. Nel 1942-43 disputa il campionato di Serie B Misto. Sta dando il meglio di se quando purtroppo torna lo spettro della guerra. Gisberti riprenderà da dove aveva lasciato. ancora a Lecce: due ottimi campionati, una nuova promozione in Serie B e altri due anni di onorata cadetteria. Il periodo coincide con i due anni di Serie B del Cosenza, che gioca per la prima volta tra i cadetti dopo la storica promozione del 1946. In molti non gli hanno perdonato la sua militanza nel Lecce e lo testimoniano gli impietosi fischi che sottolineavano i suoi ritorni a Cosenza con la maglia giallorossa salentina.
Ma nel 1949, dopo dieci anni esatti, il portierissimo ritorna a Cosenza e non ci mette molto a far dimenticare tutti i rancori, anche perché la società sta facendo di tutto per ritornare in Serie B. Gisberti ha 32 anni, ma ha ancora parecchio da dare, specie per i colori della sua città e lascerà il segno. diventando il primo punto di riferimento dell’allenatore Mosele nella squadra che sarà clamorosamente defraudata di una sacrosanta promozione.
I cronisti cosentini lo definiscono un “fenomeno atletico” per la disinvoltura con la quale si destreggia tra i pali ed esaltano il suo colpo di reni “surreale”, la sua abilità nel piazzamento, la sua calma e la sua accortezza. I tifosi stravedono per lui e non mancheranno le occasioni per ringraziarlo. In Cosenza-Stabia (2-1) Gisberti fa gridare al miracolo per un prodigioso scatto da giaguaro che gli consente, da fermo, do tendersi in linea retta e di deviare con i pugni il pallone in calcio d’angolo. Il pubblico si alza in piedi ad applaudirlo.
LA PRODEZZA PIU’ BELLA

Nessun dubbio sulla sua prodezza più bella in maglia rossoblù: il calcio di rigore parato a Catanzaro il 19 marzo 1950 al temutissimo Codeluppi in una gara memorabile per la passione calcistica della città e che è rimasta a lungo l’unica vittoriosa (1-0, gol di Begnini) nella città dei Tre colli, della quale abbiamo scritto in apertura.
Anche il poeta Ciardullo e il vignettista Baratta hanno immortalato il grande Gisberti con la consueta arguzia. Come si vede dalla foto, il popolare poeta cosentino e il caricaturista l’hanno ritratto e tramandato ai posteri (almeno per chi ritiene che la memoria sia importante) come uno tra i più mitici calciatori che Cosenza abbia mai avuto.
Lupu verace nuastru cusentinu
tena nu punu ca para na mazza!
Mina lu centru, l’alfa, lu terzinu
nun fannu gollu manca si s’ammazza…
E’ lupu de Cusenza, è cusentinu!
QUEL MALEDETTO SPAREGGIO DI SALERNO

Ma Gisberti resterà nella storia, suo malgrado, per quanto è accaduto il 9 giugno 1950. Cosenza e Messina scendono in campo a Salerno per lo spareggio che decreterà quale sarà la squadra promossa in Serie B dopo un anno di dura battaglia chiusa a pari punti.
Il Cosenza sblocca il risultato con Polacchi, il tempo passa e tutto lascia pensare a un successo rossoblù. Improvvisamente, dietro la porta di Gisberti, un dirigente del Messina, tale Alfio Restifo, va a parlare col portiere nell’evidente tentativo di corromperlo. Gisberti sopporta per qualche minuto, poi decide di correre dall’arbitro, il signor Orlandini di Roma, denunciando la tentata corruzione e affermando che Restifo gli ha fatto anche vedere un assegno bancario. E’ il ventesimo del secondo tempo. Orlandini farà allontanare dal campo Restifo. A sei minuti dalla fine il Messina pareggia con Della Casa. Occorrerà ripetere la partita, ma intanto dilagano le polemiche per quanto accaduto tra Restifo e Gisberti.
L’11 giugno a Como il Messina travolge il Cosenza (6-1) ma il verdetto del campo è sub judice perché la società rossoblù ha inoltrato reclamo alla Lega per i fatti di Salerno. Il resto è l’incredibile storia di un “pasticciaccio” che ribalterà il giudizio della Lega Nazionale della Figc, totalmente favorevole al Cosenza in Serie B fino al punto da inserirlo nel calendario del campionato. Sarà la Caf, nel mese di settembre addirittura, a rovesciare il verdetto a favore dei siciliani.
LUCIANO GISBERTI ALLENATOREGisberti, superando la nausea derivante dalla vicenda, continuerà a giocare con il Cosenza fino al 1952-53, poi passerà alla Paolana e quindi al Castrovillari, dove sarà anche allenatore. La sua carriera di tecnico durerà a lungo e lo porterà in giro per la provincia di Cosenza. In molti lo ricordano brillante allenatore della Rossanese, del Praia e della Silana. Negli anni Sessanta curerà anche le selezioni per la Rappresentativa regionale di Serie D e Promozione e farà anche una bella esperienza in Sicilia, con la Folgore di Castelvetrano. Con il Cosenza non è più tornato e questo aspetto, inutile negarlo, l’ha profondamente deluso.
