Catanzaro-Cosenza, l’illusione dell’impresa

Per qualche minuto ci abbiamo creduto davvero. Da quando Arrighini ha corretto di testa in rete il cross basso di Criaco protetto da Raimondi fino al calcio di rigore farlocco regalato al Catanzaro.

Pochi minuti che però ci avevano portato in paradiso. Una vittoria a Catanzaro continua a rimanere il sogno proibito di ogni tifoso del Cosenza. La leggendaria prodezza di Gisberti accoppiata al gol di Begnini il 20 marzo 1950 rimane ancora oggi il precedente che nessuno è mai riuscito ad eguagliare.

gol

L’urlo che si è levato su Cosenza in concomitanza col gol di Arrighini è stato impressionante, una sorta di liberazione. Lacrimoni quando la squadra va a festeggiare sotto il settore. Sembra tutto troppo bello e infatti arriva prestissimo la beffa. Discorso chiuso.

Fatta questa premessa, il resto è tutto molto relativo. Il Cosenza non ha giocato una bella partita e sembra essere solo lontano parente della squadra dello scorso anno. L’assenza di Caccetta continua a pesare ma preoccupa e non poco la mancanza di gioco e di idee. Tra l’altro al cospetto di una squadra, il Catanzaro, che ha giocato ancora peggio e che non ha proprio neanche una struttura.

Mister Roselli deve accontentarsi di quello che passa il convento. A centrocampo Arrigoni non può cantare e portare la croce senza Caccetta, Statella e Criaco ce la mettono tutta e Fiordilino è ancora troppo acerbo. Il risultato è davvero misero: pochissime azioni da gol. Forse solo quella che ha portato all’acuto di Arrighini. Troppo poco.

Difficile dire come se ne esce, perché se non batti un Catanzaro in queste condizioni, vuol dire che non sei messo molto bene. C’è naturalmente anche un po’ di delusione ma, come si dice sempre in questi casi, adda passà a nuttata…