A Catanzaro, malgrado il silenzio “omertoso” dei media di regime, il caso Celia impazza. La sempre più probabile bancarotta fraudolenta del capogruppo del Pd, che non si dimette perché “coperto” dalla vicesindaca Iemma che si sta “immolando” per lui, imbarazza sempre di più il partito. Per non parlare delle centinaia di lavoratori che sono stati traditi e ingannati da questo faccendiere senza scrupoli, che continua a non voler mollare la poltrona nonostante sia stato smascherato. E tutto questo – si badi bene – succede dopo che lo stesso Celia era stato sputtanato anche sui media nazionali per le sue frequentazioni. Oggi riportiamo l’articolo dell’epoca di Alessia Candito su Repubblica ma anche il “carteggio” tra l’avvocato di Celia e il compianto giornalista Pietro Bellantoni, che non gliele mandava certo a sire. Buona lettura e buon “divertimento”.
31 maggio 2017
di Alessia Candito
Fonte: Repubblica (https://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/31/news/candidato_consigliere_a_una_festa_con_n_dranghetisti_l_aspirante_sindaco_pd_di_catanzaro_gli_chiede_di_ritirarsi-166898823/)
Un karaoke può far arrossire il Pd? In Calabria sì. Soprattutto se a cantare abbracciati sono un candidato alle amministrative di Catanzaro e due presunti luogotenenti del clan Arena. L’aspirante consigliere comunale in questione è Fabio Celia, uomo di punta di una lista civica che sostiene il candidato sindaco dem Vincenzo Ciconte. Qualche settimana fa, Celia si è fatto beccare (e filmare) in compagnia degli uomini del clan Arena, arrestati poco dopo per ordine della Dda di Catanzaro. I tre – testimonia un video – sono insieme ad una festa, animata da slogan e cori a sostegno del candidato.
Elezioni Catanzaro, il candidato che imbarazza il Pd
Il filmato, scovato dal Corriere della Calabria, è recente.
VIDEO CORRIERE (https://www.corrieredellacalabria.it/2017/05/31/catanzaro-un-candidato-di-ciconte-sostenuto-da-due-boss-video/)
È stato postato su Facebook il 7 maggio scorso da Nicolino Gioffrè, considerato dagli inquirenti “l’amministratore delegato” del clan Arena nell’area di Catanzaro. Insieme a lui, c’è Costantino Lionetti, altro “cliente” della Dda di Catanzaro. E con loro c’è Celia, per nulla imbarazzato neanche dal siparietto che i due compari montano, fra boccacce, risate e karaoke (trash), sulle note di Massimo Ranieri. Orgoglioso, Celia mostra il santino e a Gioffrè, che si improvvisa intervistatore, dichiara “Un voto libero per tutti”. Al luogotenente del clan Arena non basta. Ed ecco che Celia snocciola una dichiarazione, preconfezionata da campagna elettorale: “Oggi non farti oscurare dal bisogno, il bisogno soffoca, si costruisce con la cultura”. Parole che piacciono a Gioffrè. “Basta – gli dice – mi sto eccitando”.
La festa prosegue fra canzoni e risate. Anche l’aspirante consigliere comunale si cimenta al microfono e da lì urla “Vota Celia”. Un appello inutile se passerà la linea dettata dal candidato sindaco e dal Pd, che da Celia si sono affrettati a prendere le distanze, chiedendone il ritiro. Con buona pace delle giustificazioni del candidato, che tramite il suo legale ha fatto sapere di aver “semplicemente partecipato ad una festa di compleanno senza chiedere la lista degli invitati”.
Dopo una mattinata di silenzio, Ciconte si è affidato ad una nota per chiedere all’aspirante consigliere comunale di ritirare la candidatura. “Sono distante anni luce da vicende del genere, perché il mio impegno politico è stato sempre improntato alla trasparenza, alla rettitudine e al pieno rispetto della legge – fa sapere il candidato sindaco dem – Non vogliamo alcun voto proveniente da ambienti criminali, il nostro impegno è finalizzato a che non ci siano ombre e opacità alcune nell’amministrazione che guiderò con il voto pulito e onesto dei cittadini catanzaresi”. Anche il Pd regionale, tramite il suo segretario Ernesto Magorno, ha messo le mani avanti. “A prescindere dai risvolti penali della vicenda, come partito chiediamo l’immediato ritiro di quella candidatura”. Parole dure, ma forse di prammatica. E che rischiano di non riuscire a dissipare le ombre (giudiziarie) sul gruppone a trazione dem che aspira a governare Catanzaro e di riflesso sull’intero centrosinistra regionale, terremotato da più di un’indagine di mafia (alla fine il centrosinistra regionale crollò ma Celia rimase ancora in piedi, ndr).
LA NOTA DELL’AVVOCATO DI CELIA
L’avvocato che difende gli interessi di Fabio Celia è tale Eugenio Felice Perrone, recentemente salito alla ribalta delle cronache perché il sindaco Fiorita – ma guarda un po’ il caso – gli ha assegnato una importante nomina di sottogoverno ovvero la presidenza dell’Amc, l’azienda municipalizzata dei trasporti. Nomina tra l’altro sub iudice per un ricorso presentato al Tar nel quale si sostiene che il soggetto non ha i requisiti (https://www.iacchite.blog/catanzaro-lavvocato-di-celia-capo-dell-amc-presentato-ricorso-al-tar/). Ma questa è un’altra storia. In questa sede ci interessa sapere cosa scrisse all’epoca il legale per “giustificare” il suo cliente beccato con le mani nella marmellata. Ecco il testo della sua nota.
La contestualizzazione degli eventi, desunta dal giornalista, è il frutto di una serie di congetture derivanti unicamente dalla visione del video senza aver contattato previamente il Celia.
Diversamente, il mio rappresentato avrebbe reso valide e utili risposte, senza necessità di inutili clamori, in ogni caso le medesime argomentazioni che si offrono in questa sede.
Segnatamente, l’articolo in esame ipotizza, senza falsi infingimenti, equivoci rapporti del Celia unicamente sulla base di pochi secondi di registrazione captati alla fine di un pranzo.
In realtà, in quella sede, si celebrava la ricorrenza di un compleanno di una terza persona e il dr. Celia risultava essere uno dei tanti invitati (circa cinquanta persone). Tutto qui.
Forse il dr. Celia è reo di non aver richiesto preventivamente l’elenco degli invitati?
Pertanto, rispetto a una apparente celebrazione in favore del candidato, la realtà presentava ben altra finalità, e tale circostanza è da sola sufficiente a dirimere quel distorto sillogismo presentato dalla stampa e sganciato da una rappresentazione suggestiva, non immune da speculazioni politiche. Difatti, sotto tale ultimo aspetto, si informa che, da immediate indagini difensive, è stato individuato il responsabile della diffusione del video sui social network e coincidente con un esponente del centrodestra catanzarese, peraltro non candidato. Ma tale argomento sarà portato all’attenzione dell’Ufficio di Procura per le gravi responsabilità e a tutela del decoro e onore del dr. Celia, proverbialmente noto per rettitudine, onestà intellettuale e tatto.
LA REPLICA DI BELLANTONI
Il giornalista Bellantoni gli controreplico così: “Prendiamo atto delle dichiarazioni rilasciate dall’avvocato di Fabio Celia. Solo un paio di cose da puntualizzare: 1) nessuna congettura, le immagini parlano da sole e mostrano l’interesse dei due indagati nei confronti di un candidato il cui santino elettorale è più volte agitato davanti alla videocamera, senza contare i loro numerosi suggerimenti al grido «Vota Celia!»; 2) nessun obbligo di sentire preventivamente il candidato: fino a prova contraria la stampa è libera e Celia non ha la facoltà di autorizzare o censurare alcunché; 3) è «distorto» il sillogismo incluso nella replica, ovvero quello secondo cui Celia non è «reo» per il semplice fatto di essere stato invitato a una festa. Ci saremmo aspettati un intervento nel merito: perché due indagati per mafia inneggiavano al candidato? Perché ne mostravano i santini? Perché sollecitavano il voto in suo favore? Perché, da ultimo, lo abbracciavano? Tra sconosciuti, di solito, non si usano simili confidenze”.
Ma risposte non ne arrivarono e Fabio Celia si candidò ugualmente nella lista Fare per Catanzaro. Le elezioni le vinse Abramo e non Ciconte ma Celia fu eletto alla grande. Sì, proprio quel Fabio Celia che tanto imbarazzo aveva creato nel centrosinistra per via del video diffuso su facebook che lo immortalava in compagnia di due persone rimaste coinvolte nell’operazione Jonny e ritenute contigue alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. Ebbene, Fabio Celia si era posizionato immediatamente alle spalle del primo eletto Costanzo (proprio quello che oggi è in Forza Italia e Celia chiama “capo”…) totalizzando ben 643 voti di preferenza.
Cinque anni dopo, il Pd non solo non ricordava più quell’imbarazzo, ma addirittura “imbarcava” il Nostro nella sua lista. E Celia è stato eletto con 796 preferenze, aumentando la sua performance e piazzandosi secondo dietro Giusy Iemma, che è stata ovviamente beneficiata dei suoi voti bordeline per usare un… eufemismo. Ed è del tutto evidente perché la signora lo difende tanto.