Catanzaro. Disonorò la polizia, ex assistente capo della questura stangato anche dalla Corte dei Conti

Prima la condanna definitiva a 7 anni e 10 mesi di carcere nel processo “Aemilia” sul radicamento in Emilia della cosca Grande Aracri di Cutro. Ora la “scure” della Corte dei Conti regionale. I giudici contabili della sezione giurisdizionale hanno condannato Francesco Matacera, 55enne ex assistente capo della Questura di Catanzaro, a versare 70 mila euro al ministero dell’Interno a titolo di risarcimento per il danno all’immagine subito dalla Polizia di Stato.
Matacera fu riconosciuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici, reati aggravati dalla finalità mafiosa, nell’ambito del giudizio scaturito dall’inchiesta della Dda di Bologna che nel 2015 sgominò il clan di matrice cutrese attivo sulle rive del Po. Il poliziotto (insieme al collega Antonio Cianflone) agevolò gli esponenti di vertice dell’organizzazione ‘ndranghetistica, tra cui Giuseppe Giglio e Palmo Vertinelli, attraverso una serie di condotte fraudolente.

E in questo scenario criminale, “la prova del danno” all’immagine patito dal Viminale – scrive nelle motivazioni il giudice relatore Luigi Cirillo – risulta dalla “diffusione della notizia per la stessa natura pubblica del processo “Aemilia” che ne consentì “la conoscenza a una pluralità di soggetti”. Tra questi figuravano i magistrati, gli avvocati, i giornalisti e i curiosi presenti alle udienze e le forze dell’ordine. E “tale notizia” – conclude la Corte dei Conti – ha arrecato “disonore” alla polizia di Stato e ha “inciso sull’efficacia e il buon andamento dell’amministrazione” anche “per il rafforzamento del convincimento della corruttibilità dei pubblici funzionari”. Fonte: Gazzetta del Sud