Catanzaro e la massomafia. La rivelazione a Giuseppe Tallini dell’ombra del boss di Cutro

Nessun calabrese – specialmente i catanzaresi – si è minimamente meravigliato della deriva “mafiosa” di Mimmo Tallini, politico chiacchierato e con le mani in pasta e con grandissime “coperture” anche nei palazzi che contano. E nessun calabrese – purtroppo – s’à meravigliato della clamorosa sentenza di assoluzione nei suoi confronti. Eppure, l’ultima ordinanza della Dda di Catanzaro, con la quale era stato posto agli arresti domiciliari (poi è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame gestione Valea), lo lasciava comunque praticamente in mutande. Descrivendoci anche il momento esatto nel quale il figlio si rende definitivamente conto che il padre se la fa con i mafiosi. Ma, come tutti sanno, specie a Catanzaro, Tallini è duro a morire e così, dopo aver incassato la revoca degli arresti domiciliari da quella fogna a cielo aperto che è diventato il Tribunale del Riesame, è tornato in Consiglio regionale e ha tuonato contro chi l’ha sputtanato in tutta Italia per le sue consuete pratiche mafiose. E adesso sta sbandierando su tutta Catanzaro la sentenza di assoluzione che s’è comprato… E noi, che non subiamo neanche un po’ il “fascino” o se preferite il carisma di questo soggetto repellente, ricordiamo ancora una volta chi è a tutti i calabresi. Anche perché se la Dda ha chiesto per lui una condanna di 7 anni e 8 mesi qualche motivo ci sarà stato. Non trovate? Nessuno vuole farlo andare in galera – visto che ha superato i 70 anni – ma si cerca almeno di evitare che si possa ripresentare a fare politica, sarebbe davvero il colmo… Ma in Calabria come ben sapete tutto è possibile. 

Poco dopo venti giorni dall’inaugurazione del primo punto vendita Farmaeko a Catanzaro, il figlio di Domenico Tallini, Giuseppe, in circostanze fortuite e banali, verrà a sapere chi è realmente Salvatore Grande Aracri e che lo zio Nicolino è direttamente interessato all’affare. L’episodio risale al 30 agosto 2015 quando Halal Mohon, uomo di fiducia di Salvatore Grande Aracri e residente a Brescello, che lavorava come addetto alla guardiania presso il Consorzio, aveva una colica renale e doveva essere assistito e portato in ospedale. Lo accompagnavano Giuseppe Tallini e la moglie Maria Nunzia Scerbo. L’episodio della rivelazione è così esposto dal pm.

Alle ore 21,08 interveniva una importante conversazione telefonica tra Salvatore Grande Aracri e Paolo De Sole nel corso della quale quest’ultimo riferiva al proprio interlocutore che il “guardiano” (ossia Halal Mohon) aveva svelato a Giuseppe Tallini di lavorare presso il Consorzio perché così aveva deciso Salvatore Grande Aracri, nipote di Nicolino, lasciando intendere di sapere dell’interesse di quest’ultimo all’interesse economico del Consorzio. In seguito Giuseppe Tallini aveva riferito al De Sole quanto sia lui che la moglie avevano appreso dal predetto cittadino straniero in modo del tutto casuale. Per tale ragione De Sole censurava il comportamento di Halal Mohon sia per avere spaventato Giuseppe Tallini e la moglie sia perché aveva disvelato talune notizie che, qualora diffuse, avrebbero creato seri problemi alla loro attività economica. In particolare, De Sole e Salvatore Grande Aracri si soffermavano sulle conseguenze nefaste che la predetta notizia, qualora fosse stata diffusa negli stessi termini, poteva creare sia all’interno del Consorzio farmaceutico che tra i fornitori.

C’è da sottolineare come nella conversazione tra De Sole e Salvatore Grande Aracri non emerga alcuna preoccupazione in merito alle eventuali reazioni di Domenico Tallini, padre di Giuseppe. Reazioni che sarebbero state auspicabili in un’ottica di buona fede dello stesso. Del resto, considerata la reazione di Giuseppe Tallini e valutato il fatto che, successivamente, quando vi sarà una perquisizione nella sede della Farmaeko, Giuseppe telefonerà in tempo reale al padre Domenico, è impossibile sostenere che di questo episodio Domenico Tallini sarebbe restato all’oscuro. Nonostante questo episodio, Giuseppe Tallini continuerà a restare al suo posto. E neppure mutava l’atteggiamento di Domenico Tallini, anzi…