Catanzaro e la massomafia: tutti gli uomini del “Presidente” che ha neutralizzato il 416 bis

Massoneria? Mafia? Massomafia come dice Gratteri, questo è in realtà il vero biglietto da visita della città di Catanzaro. Quel metodo di gestione che incrocia i bisogni della comunità, facendo scomparire tutto, facendo pensare che tutto resti nell’alveo dell’isola felice, facendo grancassa con la complicità della politica, anche quella di basso livello istituzionale e con tanti organi di informazione, quelli che si definiscono liberi…

Da tempo ormai Iacchite’ ha avviato un’inchiesta sulla realtà di Catanzaro, da molti erroneamente creduta “isola felice” mentre, al pari di Cosenza, rappresenta la punta dell’iceberg della “massomafia invisibile” che infesta la Calabria. Il 23 ottobre 2020 a Catanzaro è stata celebrata un’udienza particolare. Nell’ambito di un procedimento riguardante il fallimento della Farmaeko, una delle società controllate dal presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini, un imprenditore catanzarese si era opposto alla richiesta di archiviazione della procura di Catanzaro tirando fuori un asso nella manica.

L’avvocato Lomonaco ha infatti depositato una serie di documenti. Una parte riguarda proprio il fascicolo che analizza i rapporti tra politica e imprenditoria locale. Un filone investigativo che sarebbe nato da un’ulteriore indagine che è stata già chiusa dalla procura. Da qui la discovery parziale di alcuni atti di indagine.

Tra le altre cose un diagramma che descrive i rapporti del presidente Tallini e in cui l’esponente di Forza Italia viene identificato come socio occulto della Farmaeko. Altri “link” sono invece coperti da omissis così come i nomi dei possibili indagati. 

Iacchite’, a questo punto, non ha potuto esimersi dal passare in rassegna tutte le notizie che apparivano nel diagramma inserito all’interno di una informativa della Guardia di Finanza, che è stato prodotto dall’avvocato Lomonaco. Anche se, col passare del tempo, i poteri forti sono riusciti a neutralizzare l’offensiva della Dda.

In ogni caso, ecco tutti gli uomini del “Presidente”, che all’epoca fu anche arrestato prima di uscire assolto dalle accuse di associazione mafiosa. Non prima però di aver fatto osservare che la Guardia di Finanza nella sua informativa aveva precisato per quali ipotesi di reato avesse indagato e nelle foto che campeggiano vicino al viso e al nome di Tallini, tutti potete leggere che trattavasi di articolo 416 bis del codice penale ovvero associazione di tipo mafioso.

Tallini aveva e in tanti dicono ancora che ha in qualche modo le mani sul Comune ma anche sulla sanità catanzarese. Massimiliano Scarfone è l’amministratore unico di Metaltecno Impianti, una delle aziende “scatole cinesi” controllate dal presidente del Consiglio regionale e ha vinto una serie di importanti appalti dall’Asp di Catanzaro, dove il responsabile del settore è l’architetto Carlo Nisticò, uno dei “colletti bianchi” fondamentali nella cricca di Tallini. Per la precisione, è il direttore responsabile della Struttura Complessa “Gestione Tecnico-Patrimoniale” dell’Asp di Catanzaro, è lui che fa le gare per gli appalti dell’Asp e ne controlla i lavori e – tra l’altro – è stato anche indagato nell’operazione “Cartellino Rosso” ed è stato anche sospeso per un anno e accusato di aver percepito impropriamente circa 2600 euro. Bruscolini rispetto ai denari che porta attraverso Scarfone nell’organizzazione di Tallini. Nisticò è stato anche consigliere comunale fino al 2017. 

Ma non è finita qui. Nisticò ha le mani in pasta anche direttamente nel settore delle costruzioni, dove il suo uomo è un altro “pezzo grosso” dell’imprenditoria catanzarese ovvero Giuseppe Brugellis, legale rappresentante della BL costruzioni, tra le imprese che fa man bassa di appalti al Comune di Catanzaro e della quale Nisticò – secondo la Guardia di Finanza – è socio occulto.

Carlo Nisticò

La longa manus di Tallini, Nisticò, Brugellis e Scarfone è determinante per la regia delle cosiddette “cartiere”, che servono alla banda per depositare i fondi neri. Gli uomini che devono far girare il malloppo sono Fabio Andreacchio ed Emanuele Lamanna. Andreacchio, attraverso la sua Edilmet movimenta denari con la BL costruzioni ed è in pratica colui che mette al “sicuro” i soldi che arrivano dalla torta delle costruzioni. Sui rapporti intestati ad Emanuele Lamanna, poi, arrivano flussi di denaro provenienti esclusivamente dall’impresa di Massimiliano Scarfone, la Metaltecno Impianti, che opera nel settore dell’installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria, e che risulta essere presente in molte segnalazioni giunte alla Guardia di Finanza. Il denaro che ha alimentato la provvista sui rapporti di Lamanna viene ritirato dal cliente in contanti attraverso l’utilizzo delle carte bancomat ed assegni intestati a se stesso fino all’azzeramento della suddetta provvista. Sostanzialmente Lamanna è il prestanome di Scarfone e gli “pulisce” i soldi.

Passando al settore dell’edilizia privata, i colletti bianchi-chiave sono Antonio Borelli, Vincenzo Concolino e Umberto Cosco, tutti funzionari del settore al Comune di Catanzaro, sodali con il dirigente Giuseppe Lonetti, responsabile del settore Pianificazione Territoriale a Palazzo de Nobili, da sempre il protetto e il preferito di Tallini. Borelli, Concolino e Cosco sono i funzionari che dispongono le procedure dirette e sono quindi tasselli indispensabili per i traffici della banda.

L’analisi continua con tre persone di fiducia, vicino alle quali l’informativa della Finanza aggiunge la parola “riciclaggio”, associandola a Francesco Leone, all’avvocato Paola Procopio e Francesco Galante, che sono individuati come impiegati della Regione Calabria.

Francesco Leone è da sempre uno dei collaboratori diretti di Tallini, figura come Regione Calabria perché è uno degli elementi inseriti nella nuova struttura di Tallini da presidente del Consiglio regionale. L’avvocato Paola Procopio è sua moglie.

Francesco Galante invece, che era consigliere comunale nel 2012/2017, ha fatto parte anche lui delle strutture regionali, ma ora è in pensione.

Alessio-Sculco

In ogni cricca del malaffare che si rispetti ci sono collegamenti con il fantastico mondo delle banche e non c’è dubbio che il deus ex machina in questo campo per Tallini sia Gianfranco Sculco, direttore dell’ex Banco di Napoli. Il bancario è coinvolto nella banda tramite i buoni uffici del figlio Alessio, avvocato di fiducia del figlio di Tallini, Giuseppe. Alessio Sculco è stato assessore in quota Forza Italia al Comune di Catanzaro, con delega all’Avvocatura ed agli Affari Generali nel 2015. Poi è stato assessore della giunta Abramo, sempre in quota Forza Italia, ma ha cambiato delega passando alle Attività Economiche e infine, forse perchè ha fiutato l’aria, s’è dimesso.

Tommaso Brutto

Il consigliere comunale Tommaso Brutto è un’altra pedina-chiave dell’organizzazione secondo la Finanza. Brutto è da sempre legato a Tallini per motivi di speculazioni economiche ed è soggetto sconosciuto al fisco, come riporta l’informativa. Di conseguenza, non è dato sapere quale sia il suo mestiere; sembrerebbe che non abbia mai fatto nulla, salvo il consigliere comunale e provinciale… Di certo, però, sappiamo, che è socio al 50% con la moglie di Mimmo Tallini, la signora Rosa Critelli, che è amministratrice unica e socia al 50% della società Olimpo Srl, esercente attività di costruzione edifici e in particolare del complesso costruito a Catanzaro Lido in via Latina, sotto al quale la Finanza annota “riciclaggio” e c’è veramente poco da aggiungere.

Brutto è stato da sempre legato a Pino Galati, l’ex deputato lametino, tanto che anche il figlio entrò di striscio nello scandalo Calabresi nel Mondo, dove era stato assunto

Riguardo allo scandalo Gettonopoli, Tommaso Brutto risultava assunto dalla Verdeoro, una società dell’imprenditore Coluccio, tanto che la troupe di Non è L’Arena, a caccia di notizie, aveva intervistato i suoi presunti colleghi, i quali univocamente dissero di non averlo mai visto in azienda. La Verdeoro aveva una particolarità sorprendente: era amministrata da una badante polacca e quindi tutta Catanzaro, all’epoca dell’inchiesta della trasmissione di Giletti, ironizzava sul fatto che Brutto fosse stato assunto dalla sua badante… Ovviamente, una sorta di amara barzelletta. Oggi, il figlio di Brutto, Saverio, fa parte dello staff di Sergio Abramo alla Provincia di Catanzaro, oltre ad essere assessore al comune di Simeri Crichi. Così, tanto per non farsi mancare nulla. 

Altro pezzo da novanta della cricca di Tallini è Ivan Cardamone, anche lui delfino del “Presidente”. Nel periodo 2012/2017 presidente del consiglio comunale di Catanzaro, poi è stato addirittura vicesindaco, successivamente rimosso con virulente polemiche da Abramo, poi è stato assessore alla Cultura e Patrimonio e infine s’è dimesso anche lui, avendo fiutato l’aria, e ha addirittura lasciato per un periodo la città di Catanzaro…

Cardamone è avvocato ma non esercita, è stato capostruttura di Tallini alla Regione nella scorsa consiliatura, poi è stato componente della struttura del presidente del Consiglio regionale. Insomma, uno che lavora con la politica e non si capisce, per come non l’ha capito la Guardia di Finanza, come possa essere proprietario di 5 (cinque!!!) ville, come potete leggere sopra dall’informativa, nella quale si precisa che si tratta di riciclaggio di proventi illeciti da appalti pubblici. E che è coniugato con Emanuela Correggia, impiegata della Bnl di Catanzaro.

Infine, Ivan Ferragina. Dal diagramma si evince che ha un collegamento con il bancario Gianfranco Sculco e Tallini padre, altro non si capisce salvo che nella nota della Finanza è soggetto a S.O.S. in fase di sviluppo da altro reparto del Corpo…