Garante nominato dalla Regione Calabria per la tutela delle vittime di reato ma nello stesso tempo difensore di (almeno) un boss al 41bis. E’ un’altra delle incredibili storie che arrivano dalla Calabria terra perduta. Il giovane avvocato catanzarese Antonio Lomonaco si destreggia abilmente tra i due “impegni” e pare non abbia nessun imbarazzo, tanto più che nessuno glielo fa notare. A dire il vero, anche a noi era sfuggita questa “perla” della Calabria ai tempi di Occhiuto ma per fortuna esiste ancora qualcuno che non ci sta alla mistificazione ormai totale della realtà che ormai ci viene propinata a piene mani dalla malapolitica. Tutto è venuto fuori nel momento in cui a tale Francesco Bruno è stata tolta la misura del 41bis grazie proprio ai buoni uffici dell’avvocato di cui sopra. Che dunque difende soggetti quantomeno intranei alla criminalità organizzata e nello stesso tempo tutela le vittime di reato.
Un lettore ci ha scritto testualmente: “Antonio Lomonaco, come il suo maestro, l’avvocato Arturo Bova, continua a beffare i cittadini calabresi con la sua bella faccia di bronzo, ricoprendo ruoli in profonda contraddizione funzionale e morale. E nemmeno tu dici nulla? Nemmeno tu Iacchite’? La Calabria davvero è finita”.
A questo punto, abbiamo aperto gli occhi perché il buon Antonio Lomonaco è una nostra vecchia conoscenza e non ha solo un maestro come l’avvocato Arturo Bova ma è anche il rampollo di un personaggio di spicco della politica catanzarese come Massimo Lomonaco. Parliamo di uno dei principali protagonisti di “Catanzaropoli”, lo scandalo giudiziario che ha scosso dalle fondamenta l’amministrazione comunale guidata da Sergio Abramo. Massimo Lomonaco, prima dell’inchiesta era assessore al Personale nella giunta del sindaco ex Pdl e in seguito è stato membro di primo piano di Forza Italia nel capoluogo. Il successivo rimpasto dell’esecutivo ha poi provocato una lunga scia di polemiche e la rottura tra Abramo e Lomonaco, fondatore della lista civica “Per Catanzaro”, il prestanome del duo Tallini-Abramo. Lomonaco fu destituito della sua carica e non la prese per niente bene, tanto che la scazzottata con il sindaco Abramo fece breccia nelle cronache giornalistiche.
Una rottura che è poi sfociata addirittura nella vicenda giudiziaria Farmaeko con la deposizione di documenti scottanti contro Tallini, proprio da parte del giovane Lomonaco, nelle vesti di avvocato difensore del padre…
Il deposito dei documenti che scottano, da parte di Lomonaco junior, come dicono i conoscitori, era stato un colpo al cuore, una vendetta postuma a quella politica traditrice.
Si trattava di documenti su Mimmo Tallini e compari, quelli che decriptavano il mondo di mezzo del sistemaCatanzaro e avevano spianato la strada all’arresto dell’impresentabile. Che poi come tutti sappiamo è riuscito in qualche modo a neutralizzare l’attacco della Dda.
Il colpo di scena che Lomonaco junior, approfittando della vicenda Farmaeko, aveva messo sul piatto, in ogni caso, altro non era che la vendetta interna al sistema Catanzaro, che era conosciuta nel suo ambito, visto che il padre, Massimo Lomonaco, è stato attore in prima fila con Tallini e Abramo e mai figurante.
Massimo Lomonaco, il padre dell’avvocato Antonio, è l’espressione autentica e rozza di una classe politica vorace e volgare che si sta mangiando la città di Catanzaro, la sua edilizia, le sue residue possibilità di sviluppo e dove tutto è favore. Un posto al Comune, una licenza di commercio, anche le multe che pagano solo i cittadini normali, mentre vengono cancellate agli amici degli amici. Insomma Massimeddu è un portento, con un piccolo vizietto, quello delle “pastette” da recapitare alle signorine per bene, in mancanza dei cornetti. La pastetta, del resto, è la vera specialità della malapolitica calabrese. E Lomonaco senior è passato alla storia come l’assessore delle “pastette”. Così, tanto per gradire e per inquadrare anche l’amhito familiare del giovane Lomonaco.
Antonio Lomonaco è arrivato a svolgere la professione dopo aver fatto pratica col suo maestro, l’avvocato Arturo Bova, che adesso con questi ultimi “magheggi” ha ampiamente superato. Tutti sanno che Bova, proprio come il suo giovane allievo, si era cimentato nei panni di legale difensore di ‘ndranghetisti. Ma a dargli la mazzata erano state le rivelazioni sul suo sodalizio con tale Catarisano: proprio questa vicenda, alla fine, gli aveva tarpato le ali rendendolo impresentabile dopo che era stato persino nominato presidente della tragicomica commissione anti ‘ndrangheta della Regione Calabria.
Il giovane Lomonaco traccia la sua strada anzi la sua “scia” prima di tutto uscendo dallo studio del maestro (Bova) di cui, per ovvia casualità, assorbirà gran parte dei clienti non più tutelabili dallo sputtanato Bova. E tra una mediocrità e l’altra si fa affiancare spesso (quasi sempre) in queste avventure processuali pro ndrangheta dal maestro della chioma fluente come da messinpiega, Salvuccio Staiano, che gli concede stranamente (o forse no) ampio spazio.
Non contento della carriera clonata al maestro Bova cerca, ed a quanto pare ci riesce, a clonare anche l’avventura politica del maestro, perché dal dicembre 2023 infatti Lomonaco viene nominato GARANTE DEI DIRITTI DELLE PERSONE OFFESE DAL REATO (dicitura precisa: garante per la tutela delle vittime di reato). Un ruolo mistico creato ad hoc dalla Regione Calabria.
Dev’essere stato proprio questo annuncio in coppia con il mitico Staiano a indispettire i lettori che ci hanno ricordato chi è Lomonaco e ci hanno illuminato la lampadina.
E non è finita qui. Perché il paradosso, il colmo dei colmi, è che a perorare la causa dell’imprenditore è addirittura il suo compare Staiano. Della serie: tutto e il contrario di tutto… O meglio ancora: il gioco dei compari senza nessun pudore.
I nostri lettori ci domandano: quando sarà sputtanato anche lui definitivamente come il maestro? E noi rispondiamo come spesso facciamo a queste domande troppo impegnative: quien sabe. PS: dai Lomonaco, vediamo se mi denunci ancora…. ce la puoi fare… I soldi come li vuoi? Spicci o sani?
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