Entro metà febbraio l’Azienda dovrà fornire nuovi chiarimenti – I Rilievi della Corte dei conti sul tavolo della “Mater Domini” – La pesante situazione finanziaria nel mirino della magistratura
di Antonella Scalzi
Fonte: Gazzetta del Sud
I conti non tornano e la magistratura contabile non molla. Per l’Azienda ospedaliero – universitaria “Mater Domini” il 2021 si apre nel segno della stessa matassa da sbrogliare con la quale si era chiuso il 2020: giustificare un enorme buco finanziario causato anche dal caos Fondazione Campanella. Partita intricata da chiudere entro metà febbraio perché la delibera della Corte dei conti detta tempi precisi e sembra puntare tutto su lentezze, proroghe e mancati controlli che insieme hanno, in qualche modo, costituito un mix esplosivo i cui nodi ora sono tutti al pettine. Le controdeduzioni di luglio, in sostanza, non convincono e la gestione finanziaria che va dal 2016 al 2018 è ancora tutta da discernere. Sullo sfondo 14 intoppi tra criticità, violazioni e irregolarità che avrebbero segnato il corso degli eventi anche nel 2019. Prima le <<reiterate e ingenti perdite>>, registrate tra il 2016 e il 2018, poi la voragine del 2019 che da sola supera i cento milioni di euro. Ad aggravare la situazione proprio l’iscrizione in bilancio del credito vantato nei confronti della Fondazione Campanella.
Un macigno da quasi 64 milioni di euro e cosi la sezione di controllo della Corte dei Conti non fa sconti: «La mancata contabilizzazione di adeguato fondo svalutazione crediti negli esercizi precedenti ha avuto inevitabili ripercussioni sul risultato d’esercizio 2019. Un incubo da profondo rosso, insomma, reso ancor più intricato da quelli che la magistratura contabile bolla come «aumenti dei costi per beni e servizi dovuti anche a errori di imputazione nonché al mancato aggiornamento del libro degli inventari». Sullo sfondo una corposa delibera che, in quasi 50 pagine di fatti, norme e tabelle, analizza situazioni poco chiare che hanno prodotto indebitamenti, ritardi nei pagamenti e tutta una serie di questioni da chiarire. Con una massa debitoria che fino alla fine del 2019 ammontava a oltre 125 milioni di euro d’altronde non si scherza e così la battaglia tra debiti e crediti cristallizza ancor di più ombre che al Mater Domini persistono sin dal 2014.
Il segno meno è una costante di conti che non tornano e cosi il pareggio di bilancio è una chimera mentre il bisogno di chiarimenti resta dietro l’angolo e la Corte dei Conti insiste nella ricerca delle <<misure correttive>> per dire basta a uno <<squilibrio economico finanziario che, sottolinea la sezione di controllo, si ripete da diversi esercizi>>. Nel mirino anche la spesa farmaceutica, quella per i dispositivi medici e per il personale e il quadro che emerge non appare consono a una sanità soggetta a Piano di rientro. Da qui l’urgenza di indagare e di chiamare ciascuno alle proprie responsabilità. Così quella della Corte dei Conti è anche la delibera che riordina ruoli e competenze al punto da invitare il commissario ad acta e il dipartimento Tutela della Salute a «intervenire per quanto di loro competenza.
Fin qui le ultime novità sul fronte dell’accertamento dei passaggi contabili ma a fronte di questo disastro ci sono da fare alcune precise domande:
Perché chi ha creato il mostruoso debito dell’Azienda riveste ancora incarichi? E il riferimento non può che essere ad Antonio Belcastro, che tuttora ricopre ruoli di grande responsabilità.
Perché abbiamo dovuto attendere l’intervista del generale Cotticelli nel pollaio di Giletti per far “lievitare” il debito della Mater Domini con l’aggiunta (finora tralasciata…) del debito della Fondazione Campanella?
I rilievi della Corte dei conti serviranno alla magistratura inquirente per far luce, definitivamente, su questa pagina nera della sanità calabrese?