La peggio omertà è quella della stampa. In questo caso catanzarese.
Fabio Celia è davvero la punta dell’iceberg, come hai accennato tu. Ha più di 20.000 euro di debiti con il Comune. dappertutto sarebbe già scattata la decadenza da consigliere anche perché alcuni debiti erano precedenti alle elezioni, quindi è possibile anzi quasi certo che siano state esibite autodichiarazioni false.
Il TUEL (Testo Unico Enti Locali). all’articolo 63, parla chiaro rispetto ai debiti verso l’ente da parte dei consiglieri comunali. Non si possono avere debiti altrimenti è inevitabile la decadenza. Nel caso di Celia la circostanza è acclarata perché essendo fallito (quindi non potendo pagare) ed essendoci anche il Comune nello stato passivo del fallimento per oltre 20.000 euro (solo con la ditta perché poi ci sarebbe anche la società IDEA SRL) oltre a Imu e addizionali comunali (gestite da Agenzia delle Entrate riscossione che andrebbero aggiunte) è ovvio che debba decadere.
Ma, come accennavamo, Fabio Celia è soltanto la punta dell’iceberg. Oltre a lui pare ci siano altri consiglieri con debiti: alcuni dicono 10 altri 16 altri ancora di più con posizioni diverse
Per alcuni si parla di poche centinaia di euro quindi sanabili (anche se molti consiglieri non hanno neanche un reddito stabile), per altri invece di migliaia o molte migliaia di euro tra chi non ha mai pagato la tassa di occupazione del suolo pubblico (per decenni…), chi non ha mai pagato l’Imu, chi si è “dimenticato” di pagare Tari e acqua e chi pare abbia abusi edilizi. Insomma, c’è gente parecchio in crisi anche tra gli altri consiglieri e non c’è solo il “caso Celia”. Lo sanno tutti, qualcuno addirittura lo dice a bassa voce ma non lo scrive nessuno…
Addirittura alcuni consiglieri – esattamente come Celia – avevano posizioni debitorie precedenti alle elezioni e potrebbero anzi sicuramente hanno dichiarato il falso quando al momento delle elezioni bisognava autodichiarare che non si hanno proprio debiti verso l’ente.
La procedura prevede che venga convocato un consiglio comunale in cui bisognerà prendere atto dei consiglieri con debiti e dare 10 giorni di tempo per poter pagare (in unica soluzione perché non sono ammesse rateizzazioni). Decorsi i 10 giorni se non si salda si attiva la decadenza per presa d’atto. Il Consiglio non si esprime ma ne prende solo atto. Dico questo perché ad alcuni consiglieri e faccendieri del Comune è balenata l’idea di votare… contro la decadenza, cosa impossibile perché bisogna solo applicare la norma. Fabio Celia non ha speranza ma – e lo ripetiamo per l’ennesima volta – non è da solo.
Perché non sono state verificate le posizioni? Visto il numero dei consiglieri in queste condizioni le delibere approvate finora sono valide? Chi doveva controllare e non ha controllato (presidente del Consiglio e segretaria comunale) perché non lo hanno fatto? Il sindaco sapeva e ha taciuto? Dal primo fallimento di Celia – noto anche… alle pietre – perché non si è verificata la situazione e si è fatto passare tutto questo tempo?
La “Casta di SCIANCATI” difende se stessa? Se l’amministrazione comunale non è in grado neanche di controllare eventuali situazioni di illegalità come fa a tutelare i cittadini? Al di là delle palesi irregolarità legali, la parte etica esiste? Le tasse le devono pagare solo i cittadini e i politici no?
Ma c’è di più. La situazione di Fabio Celia era risaputa già poco tempo dopo le elezioni per via dei tanti decreti ingiuntivi che iniziava a ricevere: perché il Comune non ha subito avviato i controlli rispetto alle proprie posizioni debitorie? Soprattutto dopo che il gettone di presenza del consigliere è stato pignorato da alcuni dipendenti difesi dall’avvocato Pitaro (che poi sarà tra quelli a fare richiesta di fallimento). Se non fosse scoppiato il caso Celia nessuno avrebbe saputo che tutti questi consiglieri hanno debiti verso il Comune e questo la dice lunga sull’inutilità della burocrazia comunale e sulla politica che non riesce a controllare neanche se stessa, figuriamoci i cittadini.
Negli ultimi giorni il presidente del Consiglio comunale Gianmichele Bosco si aggira negli uffici a chiedere lumi sulle situazioni debitorie dei consiglieri (guarda caso si è “svegliato” solo dopo che tu hai accennato qualcosa sul tuo giornale) ma non sa che fare anche perché è tra i responsabili della situazione insieme alla segretaria comunale.
Il caso Celia ha scoperchiato una pentola a pressione. Tutti sanno ma nessuno parla soprattutto la stampa. La legge parla chiaro: chi non paga le tasse comunali non può fare il consigliere comunale, anzi non si potrebbe neanche candidare. E qui sta il vero problema: quanti sono quelli che non si potevano candidare? E che fine farebbero le delibere votate dai consiglieri illegittimi? Il Comune di Catanzaro è diventato un’indecenza di inefficienza e illegalità con consiglieri per la maggior parte senza occupazione e senza un reddito decente. VIVA LA STAMPA LIBERA, VIVA LA VERITA’. Viva la stampa libera, sei l’unico a parlarne. Della stampa catanzarese nessuno dice nulla. Vergogna. Non immagini quante gente non è stata pagata e quanti lavoratori sono sul lastrico… Con stima, grazie.
Lettera firmata