Catanzaro, il “Gruppo Lobello” nella rete della Dda: era Tallini il referente politico. L’inchiesta del 2014

Gli imprenditori Lobello (Antonio, Daniele e Giuseppe) sono stati arrestati l’11 marzo scorso dalla Dda di Catanzaro, che ieri – a distanza di qualche tempo – ha anche confiscato il loro impero da oltre 200 milioni di euro (40 milioni con un primo provvedimento e 160 milioni con il secondo). I loro nomi non sono certo nuovi alle cronache catanzaresi. Nel 2014 i Lobello finirono al centro di una inchiesta che poi fu archiviata ma dalla quale evidentemente sono comunque emersi elementi nuovi che hanno consentito di arrivare agli arresti di marzo 2021 e alle ultime maxiconfische.

Nell’inchiesta del 2014 gli inquirenti ritenevano di aver ricostruito le mire di alcuni esponenti della criminalità organizzata sugli appalti concessi dal Comune di Catanzaro. Si trattava di un gruppo composto da “referenti della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto”, “personaggi riconducibili agli Scerbo ed ai Mannolo di San Leonardo di Cutro”, nonché i “massimi vertici della cosca reggina dei Mazzagatti-Rustico-Polimeni”, con “l’affrancazione/affiliazione del cosiddetto Gruppo Lobello”. Con quest’ultimo, si faceva riferimento proprio all’impresa dei fratelli Antonio Lobello, oggi 70enne, Daniele Lobello, 44 anni, Giuseppe Lobello, 48, che sarebbe stata “eletta ad impresa di riferimento dal sodalizio di ‘ndrangheta”, deciso ad acquisire il controllo sulle attività economiche di Catanzaro e Simeri Crichi, che avrebbe oltre tutto condizionato la “consultazione elettorale relativa al rinnovo dell’Amministrazione comunale di Catanzaro del mese di aprile/giugno 2006” con lo scambio di voti con l’appoggio nel settore degli appalti grazie alla “risoluzione di problematiche tecnico-burocratiche”. Proprio la ditta Lobello ed i lavori che ha svolto per il rifacimento del corso Mazzini, a Catanzaro, erano al centro della maggior parte delle accuse contestate nell’indagine. 

In quella inchiesta erano entrati con l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa anche politici e funzionari pubblici indagati dalla Dda. Tra questi spiccava il nome dell’allora assessore regionale Mimmo Tallini, ritenuto dall’accusa referente politico dei Lobello. Le intercettazioni raccolte durante le indagini avevano evidenziato una «attività di proselitismo di Daniele Lobello dai toni certo poco corretti» con organizzazioni di cene elettorali, ma anche «le conversazioni di Tallini evidenziavano la richiesta di appoggio elettorale rivolta ai Lobello». Da allora non solo non è cambiato niente ma gli appalti su tutta la fascia Catanzaro-Crotone si sono moltiplicati e il riciclaggio di denaro sporco è andato avanti alla grande per anni ma tutto ha una fine.