Da qualche giorno è in atto una vivace polemica tra un consigliere comunale di Catanzaro, famoso tra l’altro per i suoi numerosi cambi di casacca, tale Antonio Corsi, e la testata giornalistica Calabria7. I giornalisti sono stati “accusati” di avere scritto quanto di loro conoscenza su un chiacchierato concorso per il nuovo comandante della polizia municipale di Catanzaro e il Corsi non ha gradito la “campagna” schierandosi dalla parte della segretaria generale del Comune Vincenzina Sica, meglio nota come la mistica di Simeri Crichi. Il discorso poi è inevitabilmente scivolato sulle inchieste della magistratura a Catanzaro. Ecco l’ultima controreplica nella quale siamo indirettamente citati – in positivo – anche noi di Iacchite’.
E poiché riteniamo che a Catanzaro certe cose si debbano ripetere affinché entrino nella testa dei cittadini, eccoci qui a riportare le carte dell’inchiesta Glicine…
Dalle carte dell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata Glicine Acheronte, emergono intrecci abbastanza imbarazzanti tra il “padre padrone” della politica crotonese Enzo Sculco e l’imprenditore catanzarese emergente, deus ex machina del marchio Coop, Floriano Noto.
I media di regime hanno preferito puntare su altre vicende ma questa sembra oggettivamente molto più interessante di quelle pubblicate. Al pari di quella riguardante le manovre nella sanità privata a favore del gruppo paramafioso iGreco (https://www.iacchite.blog/crotone-quando-sculco-e-ferdinando-aiello-palleggiavano-i-marrelli-per-favorire-il-gruppo-igreco/), che i media di regime notoriamente non possono toccare perché… li finanzia tutti!
Ma torniamo a Sculco e Noto.
Lo sviluppo delle attività sugli SCULCO, dalla fine di gennaio del 2017, faceva rilevare l’intensificarsi dei contatti tra SCULCO Vincenzo, prima e SCULCO Flora poi, con NOTO Floriano, imprenditore sempre più emergente, operante nel settore della grande distribuzione e con interessi ad espandersi anche in quello sanitario.
Dal materiale trasmesso, si percepisce che intenzione degli SCULCO era quella di rafforzare il rapporto con il NOTO Floriano per ottenere almeno parte del suo pacchetto di voti verso Io schieramento appoggiato da loro nelle elezioni comunali di Catanzaro.
SCULCO Vincenzo, infatti, era in quelle fasi impegnato nel riorganizzare una coalizione. Il suo progetto, a più largo respiro, in realtà — per come si rileva — aveva lo scopo di saggiare la tenuta delle sue relazioni per una futura candidatura, a più alti livelli, della figlia Flora alle successive consultazioni regionali e/o nazionali.
Gli SCULCO, infatti, apparivano ben consci, come riferito nel corso di un colloquio da Flora, che un ‘eventuale escalation politica su un piano più elevato dovesse necessariamente passare dall’appoggio di grandi imprenditori quali “NOTO…. SPEZIALI” che, gestendo “a livello economico” li avevano “nelle mani”, intendendo dire che un’ulteriore evoluzione politica doveva considerare la necessità di contare sui pacchetti di voti garantibili da tali imprenditori.
Il rapporto con il NOTO era poi ispirato dalla necessità di avere degli interlocutori che consentissero agli SCULCO di ricevere le loro premure per l’ottenimento di posti di lavoro per loro concittadini, aspetto — questo — che appare necessario per la gestione del consenso popolare.
Lo sviluppo delle indagini sul NOTO Floriano evidenziava un quadro assai più complesso e ampio di rapporti politico/imprenditoriali che animano la regione Calabria in questa fase storica.
In particolare si rilevava la cointeressenza tra il NOTO Floriano ed alcuni esponenti del mondo politico locale al fine di condizionare, anche con attività che sembrano illecite, le elezioni amministrative del Consiglio Comunale e del Sindaco della città di Catanzaro tenutesi tra l’11 (primo turno) e il 25 (secondo turno) giugno 2017.
Nell’esecuzione di tali manovre, oltre ai comportamenti degli SCULCO, emergevano, per l’appunto, le manovre del NOTO Floriano, regista e fulcro di un’intensa campagna di condizionamento di quel voto, nonché di BRUTTO Tommaso.
A tal riguardo, sulla base della documentazione della DIA sono stati ricostruiti in via preliminare i seguenti episodi/condotte:
— l’ingerenza di NOTO Floriano nella gestione delle attività politiche del gruppo UDC di Catanzaro ed i suoi i rapporti con il commissario provinciale BRUTTO Tommaso;
— il tentativo di condizionamento degli assessori MANCUSO Filippo e MUNGO Giampaolo del Comune di Catanzaro;
— il condizionamento del candidato al Consiglio Comunale di Catanzaro CORSI Antonio; gli accordi tra BRUTTO Tommaso, CAMERINO Mario, CORSI Antonio, GIULIO Elia e RICCIO Eugenio finalizzati alla spartizione dei voti procurati dal NOTO Floriano e la preventivata spmtizione di incarichi di governo e nelle partecipate;
— le pressioni del NOTO sui dipendenti delle sue aziende per condizionarne il voto;
— la compravendita di voti dalla comunità rumena a Catanzaro per 40 euro l’uno ed i connessi elementi indizianti a carico di BRUTTO Tommaso e GAETANO Vincenzo;
— i piani del gruppo NOTO — BRUTTO per le future elezioni regionali e nazionali;
— i rapporti di NOTO Floriano con appartenenti alla •ndrangheta con particolare riferimento al sub-appalto dei trasporti per l’azienda dei NOTO ad ARGENTO Francesco;
— l’ambasciata della cosca MAZZAGATTI di Oppido di Mamertina (RC), attraverso BRUTTO Tommaso, per Yavori presso le aziende del NOTO;
— i rapporti tra NOTO Floriano e il pregiudicato FERRO Marcello per ottenere voti.
In sostanza, in attesa dei dovuti approfondimenti, pare evidenziarsi, dalle indagini della DIA, l’esistenza di un gruppo di potere politico/imprenditoriale, alcuni componenti del quale, sono risultati collegati ad esponenti della ‘ndrangheta o a soggetti contigui ad essa, capace di condizionare il voto di amministratori, nonché orientare quello dei cittadini, in taluni casi — per quanto emerge — in cambio di favori anche di natura patrimoniale.