Il dubbio c’era, e molti elementi lo confermano, che la vicenda del Sant’Anna Hospital fosse molto più complessa di quanto apparisse. Ecco perché a Catanzaro la mafia non spara, ma esporta il suo sapere.
Non è un caso e nemmeno una svista che molti atti pubblici, anche quelli rogati dal notaio abbiano nel loro interno il “dolo”, per come non è del tutto casuale il modus operandi che sta spostando fuori dalla Calabria il cuore della proprietà e della gestione diretta della clinica catanzarese. Questo sembra che l’abbiano capito in pochi, anzi in pochissimi, visto che tutto il resto tace.
Il silenzio come sappiamo è la forza e la costante della massomafia e, nella vicenda del Sant’Anna Hospital, è diventato ancora più impenetrabile, mentre i faccendieri che governano – non siamo per nulla convinti che siano professionisti seri – potrebbero avere relazioni strette, dirette o indirette, con la ‘ndrangheta, quella che ha base a Milano e gestisce le società finanziarie. In questo silenzio avviene tutto.
La città di Catanzaro e le sue istituzioni tacciono; per come tace il neo sindaco Nicola Fiorita che ha dimenticato la cultura dell’antimafia e di Libera un attimo dopo aver raggiunto la meta; tace la procura di Nicola Gratteri – impegnato a fare i talk show nella tana della massomafia – mentre la ‘ndrangheta si consolida nella sua città e, per come è ovvio, sta in silenzio la politica, quella usuraia, che prospera sul malaffare e sulla sanità, sempre in complicità con le ‘ndrine ed i colletti bianchi corrotti.
Stanno saltando le coperture e molte complicità vacillano, mentre colei che ha organizzato tutto, Rosanna Frontera, cerca di mantenere polso fermo nella situazione, quella che è un crollo infinito intorno e che sta lasciando la clinica Sant’Anna Hospital come una scatola vuota. Vuota di professionalità, vuota di personale infermieristico, vuota di operatori sanitari, vuota di futuro e dei presidi di sicurezza, tanto da ipotizzare un deficit tale da mettere in discussione il mantenimento dello status di accredito al SSR. Tutto tace abbiamo detto, tace anche l’Asp di Catanzaro che nei momenti più seri è sempre latitante, spostando le sue responsabilità, fra le quali c’è la verifica degli standard tecnici e funzionali degli accreditamenti sanitari. Il Sant’Anna Hospital è ormai da tempo in fuorigioco, o per dirla tutta in evidente sofferenza, quella che imporrebbe al management la comunicazione di interruzione delle prestazioni.
Alla base di tutto c’è la strategia criminale diffusa, quella che ha scritto Rosanna Frontera, Sally la cattolica a quattro mani con Alessandro Castellini, il gallinaccio padovano, già perché Padova viene ricordata per il “Santo” e per le galline, che a parità di genere impazzano nel Sant’Anna Hospital. I risultati sono ormai evidenti, stiamo parlando di una realtà sanitaria volutamente bruciata ed a un passo dal fallimento. La domanda è sempre la stessa: è un fallimento pilotato? Qual è il vero obiettivo? Chi realmente sta operando dietro le quinte con la complicità della Frontera e di Castellini?
Noi la risposta l’abbiamo trovata e la riveliamo nel modo più crudo ed atipico, perché spiega tutto, restituendo un senso ad una seria infinita di strategie mancate volutamente di certo per complicità e per adesione funzionale ad un patto scellerato e criminale. IL SANT’ANNA HOSPITAL È DESTINATO A FINIRE NELLA GALASSIA DELLE AZIENDE CHE FANNO CAPO ALLA ‘NDRANGHETA CALABRESE!
La storia deve fare un salto indietro di qualche anno. Siamo nel 2014, data delle intercettazioni effettuate dalla DDA nell’operazione “Robin Hood”, a ridosso delle elezioni regionali che videro come vincitore in Calabria, Mario Oliverio. Dall’attività investigativa della DDA quello che emerge è il legame organico delle locali di ‘ndrangheta, quelle riconducibili ai Mancuso di Limbadi, ed il loro interesse nella scelta e nel sostegno dei candidati al Consiglio regionale, quel patto scellerato di complicità fra la politica e la mafia locale, con il sostegno dei colletti bianchi.
L’inchiesta “Robin Hood” svela quindi altri particolari interessanti sulle elezioni regionali del 2014. A casa dei genitori di Vincenzo Spasari – il “faccendiere” capace di “penetrare” negli ambienti istituzionali e negli enti pubblici locali al fine di perseguire specifici interessi per il clan Mancuso quali l’assunzione alla Regione Calabria di personaggi contigui alla cosca oppure di fungere da raccordo con politici locali e regionali, procacciando voti in occasione di consultazioni elettorali oppure ancora facendosi latore di notizie e “imbasciate” verso i membri della clan in contatto diretto con il boss Luigi Mancuso, così lo definiscono i Ros dei Carabinieri – per chiedere voti in occasione delle regionali si sarebbe infatti presentato, fra gli altri, pure Domenico Pasqua, zio del consigliere regionale eletto Vincenzo Pasqua. Una circostanza messa nero su bianco dai carabinieri del Ros che, ascoltando le intercettazioni sul telefono di Vincenzo Spasari, il quale sponsorizzava invece Nazzareno Salerno, evidenziano come nel medesimo contesto, Spasari Vincenzo riferiva a Tonino di essere stato molto infastidito dal comportamento scorretto di Pasqua Domenico, congiunto di Pasqua Cesare, il cui figlio, Pasqua Vincenzo, candidato consigliere regionale nella lista ‘Oliverio Presidente’ è risultato eletto, il quale si era recato dall’anziano padre di Spasari Vincenzo affermando testualmente: «Sono molto amareggiato e dispiaciuto di tuo figlio Enzo… che gli sta facendo la campagna elettorale a Nazzareno Salerno… io per la famiglia tua… però ero sicuro che votavate mio nipote».
Perché abbiamo parlato dell’operazione “Robin Hood”? Semplicemente perché è speculare nel mettere in evidenza collusioni e complicità di alcuni colletti bianchi con la potente famiglia dei Mancuso di Limbadi. Fra questi e non certamente per fatto incidentale, perché è fatto conosciuto che il rapporto con il clan dei Mancuso di Cesare Pasqua, già dirigente dell’Asp di Vibo Valentia, sia organico e non di rimbalzo come appare dalla captazione dei Ros.
Interessante appare la nota stampa del 25 febbraio 2022 con la quale il nuovo CdA del Sant’Anna Hospital (insediato il 18 gennaio 2022), quello dei faccendieri, annunciava il cambio di vertice alla Direzione Sanitaria, con il nuovo ingresso – ma guarda un po’ il caso… – del dott. Cesare Pasqua: «(…) dare il primo segnale di una marcata discontinuità, motivata dalla volontà di una completa riorganizzazione di Villa Sant’Anna in tutti i suoi ambiti, settori, servizi e rapporti. Tale scelta si è resa necessaria a seguito delle analisi effettuate dal nuovo Consiglio di Amministrazione in queste prime settimane di lavoro, attività che hanno suggerito di rimandare ad oggi comunicazioni ufficiali. Sono emerse, infatti, alcune complessità, inaspettate, che hanno richiesto ulteriori approfondimenti. La nuova linea strategica prevede, quindi, l’intervento in tutti gli ambiti, massimizzando le enormi potenzialità che la struttura già possiede e che negli anni ha dato ampia dimostrazione di saper cogliere. dare il primo segnale di una marcata discontinuità, motivata dalla volontà di una completa riorganizzazione di Villa Sant’Anna in tutti i suoi ambiti, settori, servizi e rapporti. Tale scelta si è resa necessaria a seguito delle analisi effettuate dal nuovo Consiglio di Amministrazione in queste prime settimane di lavoro, attività che hanno suggerito di rimandare ad oggi comunicazioni ufficiali. Sono emerse, infatti, alcune complessità, inaspettate, che hanno richiesto ulteriori approfondimenti. La nuova linea strategica prevede, quindi, l’intervento in tutti gli ambiti, massimizzando le enormi potenzialità che la struttura già possiede e che negli anni ha dato ampia dimostrazione di saper cogliere».
A distanza di sei mesi, le parole, le promesse, i grandi obiettivi professati sono finiti nel fango. Ad oggi la clinica non solo non è ripartita, ma quella funzionalità che tutti riconoscono al momento del cambio di gestione con l’avvento dei faccendieri, la bad company di matrice e di indirizzo ‘ndranghetista, sembra essersi volatilizzata, tanto che immaginare la revoca dell’accreditamento alla struttura appare la mossa più probabile, se gli altri colletti bianchi corrotti dell’Asp di Catanzaro vorranno fare il loro dovere, magari su sollecitazione della Guardia di Finanza che ormai tutti aspettano a minuti all’ingresso della clinica catanzarese. Non si può dire che l’azione di rilancio del CdA dei faccendieri Mariani, Coi e Galasso abbia fatto grandi passi, nonostante le frequentazioni inquinate a metà fra illegale e mafioso di Alessandro Castellini e le capacità sanitarie di Cesare Pasqua, l’uomo del clan dei Mancuso di Limbadi.
E’ la mafia che comanda e non spara a Catanzaro, perché compra le proprietà con giri immensi fra società fiduciarie magari schermate in paradisi fiscali off-shore. Cesare Pasqua è il punto di contatto dell’affare che il clan Mancuso sta concludendo sul Sant’Anna Hospital. Tutto si spiega e tutto ritorna.
Si chiarisce che il dott. Cesare Pasqua, arrestato l’altro ieri ma già diventato famoso nella trasmissione “Le Iene” per il posto regalato all’Asp di Vibo Valentia alla nuora, la dottoressa Serena Vellocci – moglie di suo figlio Vincenzo già consigliere regionale – ha ancora tanta strada da fare per la fama completa. Magari quella che gli verrà spianata dagli organi inquirenti, quando faranno presto 2+2, comprendendo che la strategia dei faccendieri, delle teste di legno, del viaggio nei bauli delle azioni di Villa S. Anna SpA altro non è che il percorso attraverso il quale la ‘ndrangheta diventerà imprenditore della sanità calabrese, con la complicità di Rosanna Frontera, Sally la cattolica i cui reati di frode del compendio ereditario e di circonvenzione di incapaci, si aggraveranno con quello di concorso in associazione mafiosa… O almeno ci auguriamo che ciò avvenga dopo che Gratteri sarà andato via dalla Dda di Catanzaro, visto che ormai ha le valigie pronte destinazione Napoli. Il primo passo è stato fatto: Pasqua è stato finalmente beccato, adesso si tratta solo di mettere nero su bianco. E non ci vuole uno “scienziato”: speriamo bene.