Catanzaro – L’ampliamento dello spazio temporale della limitazione di responsabilità, per danno erariale, alle condotte attive dolose fino al 30 giugno 2023 “determinerà, inesorabilmente, una più duratura area “d’impunita” in un momento in cui si chiede di gestire le risorse europee in attuazione del Pnrr in modo si’ celere ma anche rispettoso della legalità”.
Lo scrive il procuratore regionale della Corte dei Conti, Maria Rachele Anita Aronica, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile calabrese che si è svolta questa mattina nella sede regionale di via Buccarelli a Catanzaro. “Da ricordare in campo normativo – osserva il procuratore della Corte dei Conti Calabria – l’ampliamento dello spazio temporale della limitazione di responsabilità, per danno erariale, alle condotte attive dolose fino al 30 giugno 2023 (articolo 51, comma 1, dl 31 maggio 2021, numero 77, Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza, convertito in legge 108/2021). E’ stato cosi’ modificato l’articolo 21 del Decreto semplificazioni (dl 76/2020, convertito in legge 102/2021) che, introducendo questa limitazione di responsabilità in ragione dell’emergenza, l’aveva stabilita sino al 31 luglio 2021. La ratio della norma è quella di evitare rallentamenti dell’attività per la cosiddetta “paura della firma”, ma la previsione determinerà, inesorabilmente, una più duratura area “d’impunita” in un momento in cui si chiede di gestire le risorse europee in attuazione del Pnrr in modo si’ celere ma anche rispettoso della legalità, proprio per utilizzarle efficacemente e, soprattutto, per non perderle. Il rischio che ne deriva – prosegue la relazione – è quello di aggravare il fenomeno delle opere e degli acquisti privi di utilità perché, non rispettando determinate condizioni e requisiti previsti dalla legge, nella maggior parte dei casi si consegue un prodotto inutilizzabile. Più verosimilmente, peraltro, la burocrazia difensiva trova la sua causa principale nell’incertezza normativa dovuta alla sovrapposizione di norme inevitabilmente non sempre ben coordinate. Ma e’ anche vero – conclude il procuratore regionale della Corte dei Conti – che questo è già un motivo che può esonerare da responsabilità erariale per mancanza di colpa grave”.
Sanità, citazioni per 65 milioni
Dalla relazione del procuratore Aronica emergono ancora una volta forti criticità in ambito sanitario. “Anche nel 2021 – si legge nella relazione – sono stati emessi vari atti di contestazione di responsabilità riguardanti la sanità (mala sanità) per notevoli importi”. “Si deve constatare ancora – prosegue la relazione – il frequente ricorso, da parte dei creditori delle aziende sanitarie e in particolare degli enti accreditati, allo strumento della cessione di credito a società deputate istituzionalmente al recupero crediti, senza pero’ che il credito sussista o perché già pagato o perché non esistente, per di più talora anche sovrastimato. Spesso si tratta di prestazioni extrabudget che possono essere riconosciute solo a determinate condizioni, in assenza delle quali il presunto credito non esiste. Talora si è fatto ricorso a transazioni, soddisfacendo per la seconda volta crediti gia’ saldati, anche in questo caso per somme elevate. Ancora sono stati corrisposti abnormi importi per svariati milioni per interessi, rivalutazione e spese di giudizio, a seguito di decreti ingiuntivi non opposti. In particolare – rileva il procuratore regionale della Corte dei Conti – la Guardia di Finanza ha accertato che sistematicamente nel corso degli anni l’Asp di Reggio Calabria dapprima non si costituiva nei giudizi di opposizione ai decreti ingiuntivi promossi dai vari creditori e successivamente non procedeva al pagamento nonostante i titoli esecutivi passati in giudicato. In tal modo la spesa lievitava ulteriormente”. In definitiva – sottolinea la relazione della Procura contabile calabrese – “in materia sanitaria sono state emesse citazioni per svariati milioni, per circa 45 milioni per i duplici pagamenti, per somme non dovute o per interessi. Se si aggiunge anche la contestazione provvisoria per vicende analoghe si giunge a 49 milioni. Se si considerano poi le altre citazioni in materia sanitaria per oltre 16 milioni, si arriva alla somma di oltre 65 milioni”.
Asp di Reggio e Catanzaro commissariate
“E’ nota – scrive la Procura contabile – la situazione in cui versano le Asp. L’Asp di Reggio Calabria non ha presentato i bilanci dal 2013 fino al 2018, l’Asp di Cosenza non ha presentato i bilanci del 2018 e 2019 ma anche le altre aziende sanitarie e ospedaliere non stanno bene. Risulta infatti che, per il 2020, tutte le aziende del servizio sanitario calabrese chiudono in perdita. Inoltre, il precedente commissario per il rientro dal disavanzo non ha approvato i bilanci 2018 e 2019, salvo per le aziende ospedaliere di Reggio Calabria e di Cosenza. Le Asp di Reggio Calabria e Catanzaro sono state pure commissariate per infiltrazioni mafiose. Questa situazione paradossale – prosegue la relazione – e’ sempre stata stigmatizzata dalla sezione di controllo della Corte dei Conti Calabria. I vari commissari per il piano di rientro succedutisi non sono riusciti a porre fine al caos contabile e organizzativo ne’ d’altra parte, hanno potuto contare su un valido reale supporto di personale, come ha ricordato la Corte costituzionale nella sentenza 168 del 2021. Purtroppo il caso contabile e la disorganizzazione sono inevitabilmente fonte di mala gestio e terreno fertile per la criminalità organizzata che trova nutrimento in questi fenomeni, prosperando ancora di più”.
Dalla relazione emerge che le citazioni della Procura “fanno emergere un quadro desolante aggravato dal deficit che, come e’ stato detto in sede di parifica, non si e’ ridotto in misura sensibile dopo oltre 10 anni, dal 2009, anzi e’ sicuramente di molto superiore, considerato che non si dispone di alcuni dati e bilanci certi, in particolare Reggio Calabria. Gli importi pagati e non dovuti per prestazioni già remunerate, quindi pagati due volte, e/o per prestazioni extrabudget non riconoscibili nonché per interessi e indennità al personale non spettanti sono veramente notevoli e ammontano complessivamente ad almeno 61/65 milioni di euro, pari a oltre due terzi del disavanzo sanitario – emerso dal Tavolo tecnico del 22 luglio 2021 – di oltre 91 milioni di euro per l’esercizio 2020 (dato, tuttavia, non esaustivo). E’ evidente – conclude la Procura regionale della Corte dei Conti – che se non si pone fine a questa insensata situazione attraverso un’adeguata programmazione, un congruo monitoraggio e utilizzo di idonei strumenti informatici nonché di personale, qualitativamente e quantitativamente appropriato, il rientro dal disavanzo sanitario non potrà avvenire”