Aveva quasi finito di scontare la sua pena Carlo Lamanna. Arrestato in Puglia nel 2005 insieme a Franco Bruzzese e altri, perchè ritenuti responsabili di diversi assalti a furgoni blindati avvenuti proprio in quelle zone. Ma il pentimento del fratello Daniele lo ha inguaiato definitivamente.
Carlo è sempre stato un vero duro. Si era specializzato in assalti ai portavalori. Il suo gruppo, all’epoca, era composto da gente tosta, preparata e pronta a premere il grilletto. Si sa, per chi fa questo “mestiere”, cosa comporta questo genere di azioni: fucili d’assalto e tanta determinazione. 8/10 minuti di pura adrenalina, obiettivo: i sacchi di denaro contenuti dentro il blindato. Una squadra affiatata, precisa e puntuale in ogni azione.
Svelti e repentini, dopo aver bloccato il mezzo, entravano in scena accompagnati da raffiche precise e indirizzate a sventrare lo sportello del blindato. Mentre alla scorta, stordita dall’impatto delle pallottole sul mezzo e in preda al panico, non restava altro da fare che arrendersi.
Aperte le lamiere del blindato, spesso con l’aiuto di una motosega a scoppio, la scena era sempre la stessa: “prendi i soldi e scappa”. Freddi, determinati e spietati, sia nell’attacco che nella fuga. Una “batteria” di prim’ordine. Una banda come non se ne erano viste prime Cosenza. Erano da poco iniziati gli anni 2000.
Da tempo Daniele e Carlo Lamanna facevano “coppia” con i fratelli Franco Bruzzese e Giovanni Abruzzese. Ai quali si erano aggiunti Adolfo Foggetti e Luca Bruni. Un gruppo pesante. Da anni mettono a segno piazzi i lavuri, e la loro “fama” cresce giorno per giorno negli ambienti criminali cosentini. Sono gli anni in cui Michele Bruni, dopo l’omicidio del padre Francesco (29 luglio 1999), apre la seconda guerra di mafia. E, con un gruppo di fuoco così determinato, non ha problemi a condurla.
La favola si interrompe nel 2005, quando il gruppo viene arrestato dai carabinieri in Puglia. E Carlo come gli altri inizia a scontare la sua lunga carcerazione. Fino ad arrivare alla notizia dell’aprile scorso del pentimento del fratello Daniele e di quello del suo fido braccio destro Franco Bruzzese. Una botta per Carlo. Che è ancora in carcere. E sa che da quel momento in poi la sua carcerazione non sarà più la stessa. Ed infatti Daniele non ci pensa su due volte ad accusare il fratello Carlo di essere, insieme al defunto Michele Bruni, l’esecutore materiale del delitto Maringolo.
Interrogato dal procuratore Facciolla, Daniele risponde così:
Dr.Facciolla: lei ha partecipato al’omicidio Maringolo?
Lamanna D.: all’omicidio Maringolo feci da … da recupero, recuperai… recuperato le persone che erano … che avevano fatto l’azione.
Dr.Facciolla: cioè chi è andato a sparare!
Lamanna D.: si.
Dr.Facciolla: e cioè? Chi l’ha fatta l’azione?
Lamanna D.: eh … Michele Bruni e mio fratello.
Dr.Facciolla: e Carlo?
Lamanna D.: si.
Dr.Facciolla: Lamanna Carlo .. C’erano altre persone coinvolte in questo omicidio?
E’ notizia di oggi che la DDA di Catanzaro con un provvedimento d’urgenza, sottoposto e accettato dal ministero della Giustizia, ha disposto il trasferimento di Carlo Lamanna presso il carcere di Spoleto a regime di 41 bis. E non c’è dubbio che presto, ma non solo lui, sarà raggiunto da altre ordinanze di custodia cautelare.