La tragicomica “giunta di famiglia” con connessa presidenza del Consiglio di Robertino Occhiuto, al di là degli apprezzamenti dei lecchini di corte, diventa ogni giorno di più imbarazzante per lo stesso “giro” del centrodestra, che ormai fa sempre più fatica a “sopportare” chi si crede un imperatore de noantri e di avere tutti ai suoi piedi, compresi i magistrati.
Filippo Mancuso – che pure è tra i fedelissimi del parassita novello Caligola – è incazzato nero con Cannizzaro perché gli ha fregato la presidenza del Consiglio regionale, disattendendo l’accordo preso ad agosto con Salvini. I consiglieri della Lega sono tutti preoccupati perché non ci sono più sufficienti strutture regionali dove… bivaccare. Si sa, una cosa è la giunta una cosa è la presidenza. Filippo Mancuso è molto in difficoltà perché ora non sa come sistemare la cosa e molti saranno costretti a restare a casa perché tra poco si insedieranno tutti i cortigiani reggini guidati dal famigerato Cannizzaro.
“Chiru ‘nfamu e Cannizzaru ni futtiu, mò si porta tuttu a Riggiu ppemma si fa a campagna elettorale…”: così i leghisti commentano l’ascesa dell’orripilante “bummino” esperto in… finte sparatorie. E pare che Salvini abbia barattato il posto di Mancuso con due postazioni assessorili che andranno ad accontentare Bevilacqua, Sarica e quindi Scopelliti. “A Madonna ma Scopelliti ci fa perdira l’elezioni a Riggiu a chiru ‘nfamu e riggitano e Cannizzaro…”. Insomma parole di fuoco contro Ciccio “bummino”!
I consiglieri della Lega, dunque, sono sul piede di guerra e tramano contro Cannizzaro, Occhiuto e quindi il partito di Forza Italia. E non riescono più a nascondere la loro rabbia. Sono tutti e tre arrabbiati per usare un eufemismo ad eccezione dell’avvocato Lomonaco (quello che si crede insuperabile nelle piroette politiche), il quale in maniera assai serafica tranquillizza i compagni di partito. “Ragazzi, anche nella difficoltà dobbiamo intravedere un’opportunità”. Diciamo che la scuola… politica del padre di Lomonaco non è da poco. Ma la teoria dei Lomonaco, vicini in qualche modo anche a Forza Italia per motivi parentali, è tutta un programma: “Ragazzi, ora che Filippo è incazzato e si sente tradito da Cannizzaro, da Occhiuto e anche dal suo stesso partito, possiamo e dobbiamo capitalizzare. Stabiliamo chi sarà il prossimo candidato a sindaco di Catanzaro…”.
Lo capiscono anche i bambini che l’avvocaticchio freme… per se stesso. A lui interesserebbe un fronte comune contro Fiorita e Abramo. “… Se ci uniamo li stracciamo. Basta improntare la campagna elettorale contro Occhiuto che sta spogliando letteralmente Catanzaro. Tanto Abramo, Polimeni e Costanzo sono visti come gli schiavi di Occhiuto e Cannizzaro e quindi avremo gioco facile…”.
E’ talmente convincente il piccolo Lomonaco che ormai anche da Forza Italia a Catanzaro arrivano bordate contro Occhiuto. Lo capiscono tutti nel capoluogo che Robertino aveva promesso un cambiamento che non c’è stato, anzi è peggiorato proprio (vedi il nuovo Policlinico universitario a Cosenza-Rende). Insomma, persino i forzisti si stanno convincendo a mettere in piedi un fronte anti-Occhiuto perché oggettivamente a Catanzaro non lo può vedere più nessuno, forse anche peggio che a Cosenza.
E non solo. C’è chi dice che bisogna fare presto perché altrimenti va a finire che Fiorita li fregherà un’altra volta. Che poi Fiorita va controllato a vista perché la nomina ad Arrical di Occhiuto non convince proprio nessuno e potrebbe preludere a un clamoroso accordo trasversale tipo quello con Voce, l’amico del giaguaro…
I consiglieri della Lega sembrano convincersi del Lomonaco pensiero, ma resta al momento sempre il problema delle postazioni perché ognuno tiene famiglia purtroppo e la vita costa. Minchia se costa…
Il fronte anti-Occhiuto insomma cresce ora dopo ora. In molti stanno aprendo gli occhi: Occhiuto ha fatto una porcata, ha piazzato tutti i suoi compari, l’ha fatta troppo sporca stavolta. Ha troppi nemici. Gliela faranno pagare tutti, ce li ha tutti contro. L’occasione ghiotta sarà bruciargli Abramo. Per non parlare di Fiorita… Alta politica, non c’è che dire…









