Nel corso della conferenza stampa del 20 giugno scorso, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto aveva lanciato inevitabilmente messaggi. E il primo era stato indirizzato alla procura di Catanzaro e al giornale “Domani” perché quando Occhiuto diceva che il quotidiano di De Benedetti sembra la “cancelleria del Tribunale” lasciava chiaramente intendere che ci doveva essere lo zampino della procura negli articoli pubblicati “con dovizia di particolari”. E così il procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio è stato quasi “costretto” a dare spiegazioni nell’ambito del festival Trame in corso a Lamezia Terme.
«Nessuna indagine telecomandata, nessuna indagine a orologeria», ha detto Curcio. «Sono state negate le carte? Ognuno ha diritto di difendersi, ma devo precisare che quando viene notificata una richiesta di proroga delle indagini preliminari (non era un avviso di garanzia, ndr), la legge processuale italiana – ha detto ancora Curcio – non prevede alcun accesso agli atti. Un fatto uguale per tutti, non è una questione di come ci si chiama. L’accesso al fascicolo del pm non può avvenire in questa sede, se lo avessimo consentito avremmo fatto un abuso». Curcio poi ha proseguito: «Ho sentito che noi avremmo consegnato gli atti al Domani. Noi non siamo adusi a dare carte a chicchessia».
«Non dirò null’altro in merito alla vicenda, non solo per rispetto delle persone su cui vengono fatte le indagini, ma anche per i colleghi che stanno lavorando. Ho fatto queste precisazioni per amore della verità, per rispetto della toga che porto e dell’istituzione che rappresento – ha chiosato Curcio –. Ripeto: al presidente non è stata notificata un’informazione di garanzia, ma un avviso da parte del gip che comunicava la richiesta del pm di prorogare un’indagine del maggio 2024, quando io ero ancora a Lamezia Terme. A prescindere dal fatto che non consegniamo atti al primo che passa, che interesse avremmo avuto a farlo?».
«Sono stati dati gli atti a Domani? Ma a prescindere dal fatto che non siamo soliti consegnare atti a chiunque, qual era l’interesse di darli a ‘Domani’? Nella vostra professione, sapete bene come sono andate le cose. L’ufficio di procura non ha nessun interesse in questo. Abbiamo proceduto con una parallela indagine, con il compimento di attività di indagine, in particolare con i decreti di perquisizione nei confronti di altri soggetti. La legge Cartabia ha modificato l’articolo 352, e ora bisogna giustificare ogni atto. Se qualcuno ha ricevuto l’atto e lo ha diffuso, non è un problema della procura», ha concluso il magistrato. La conclusione più che logica è lapalissiana ma il Domani non può farci sapere chi è stato perché non può rivelare le sue fonti.
Ce lo fa sapere invece lo stesso Curcio: «È chiaro che chi ha ricevuto quell’atto evidentemente lo ha diffuso. Non la procura che non ha nessun interesse». E quindi le carte possono essere state diffuse o da Posteraro o da Ferraro. Più o meno la stessa cosa che è accaduta con la fuga di notizie di domenica 8 giugno, questa volta non sul Domani ma su un giornale calabrese, definito la corazzata dell’informazione…. Curcio ha anche detto in piazza a Lamezia che «la procura non è carnefice di nessuno, ma accerta solamente diritti».
Dunque, se la procura di Catanzaro non ha dato le carte al giornale, chi gliele ha date? Nella tarda serata di ieri il giornale di De Benedetti ha pubblicato un articolo nel quale traccia il resoconto della conferenza stampa di Occhiuto e si lascia andare ad una serie di considerazioni sul prode Posteraro, l’ormai leggendario socio di Occhiuto. E giustamente contesta la versione secondo la quale Occhiuto non era a conoscenza né dei fondi europei “distratti” dal socio né della consulenza che gli è stata assegnata dalle Ferrovie della Calabria.
«Il bonifico ricevuto da Posteraro? Quei 12mila euro potevano derivare dalla vendita del vino della nostra società». Sui fondi europei ottenuti dall’ex azienda vitivinicola del governatore che sarebbero stati «distratti dall’allora amministratore Posteraro» attraverso diversi bonifici, Occhiuto sembra minimizzare. «I bonifici sono alla base di normali rapporti tra soci – ha puntualizzato il presidente – e per me quei 12mila euro potevano essere legati ad impegni assunti per conto dell’azienda». Parole che, dunque, conducono dritti a una domanda. Paolo Posteraro, l’altro indagato dell’inchiesta dei pm calabresi e fedelissimo del governatore, avrebbe agito all’ombra del suo socio di allora?
Il “Domani” la sa lunga e per ribattere all’Occhiuto pensiero tira fuor anche uno dei bilanci della Tenuta del Castello, poi ceduta all’imprenditore lucano Renato Vito Bocca, nel quale si parla di «somme incamerate dalla società ma né giacenti nelle casse sociali né destinate all’uso per il quale erano state erogate da parte dell’allora organo amministrativo». Fatto che parrebbe contraddire le parole di Occhiuto che, sempre nel corso della conferenza stampa, ha pure dichiarato di credere che il «progetto europeo» sarebbe stato «realizzato».
Ma, realizzazione o meno del progetto, nel bilancio dell’azienda situata a Montegiordano si legge anche che le «somme» incamerate hanno fatto «apparire un risultato di esercizio molto più positivo rispetto a quello reale, e soprattutto hanno nascosto nel contempo la reale posizione debitoria della società». Così se è vero che Occhiuto non fosse a conoscenza della reale provenienza di quei bonifici, perché Posteraro, rimasto ancora a lungo – fino al 15 agosto scorso – a capo segreteria della compagna del governatore, la sottosegretaria Matilde Siracusano, lo avrebbe inguaiato? Insomma, a occhio e croce, non dev’essere certo Posteraro il problema più grave e più serio di Occhiuto. Certo, gli ha creato molti problemi, dalle intercettazioni uscite fuori in un momento successivo, si riscontra risentimento e animosità per le questioni economiche, è stato necessario farlo licenziare, ma i casini più grossi non sono questi. Per esempio, potrebbe portare a una tangente calabro/lucana…
Passando alla consulenza di Posteraro a Ferrovie della Calabria, Occhiuto dice di non esserne a conoscenza. Una consulenza che l’ex socio del governatore ottiene due giorni dopo che il capo di gabinetto del presidente, su delega dello stesso, investe dell’incarico di amministratore unico delle Ferrovie della Calabria Ernesto Ferraro, terzo indagato dell’indagine.
Occhiuto poteva davvero non sapere? «Posteraro – ha detto il governatore – lo conosco dal 2008, dal 2016 ho iniziato ad avere società con lui». Eppure sulla nomina ottenuta in “casa”, e cioè nella società di cui la regione è socia unica, il presidente non avrebbe «saputo nulla».
Il “Domani” a questo punto si chiede retoricamente se siamo davanti ad una iniziativa autonoma di Ferraro ma non ci dice se è così o meno e ritiene che nel corso della conferenza stampa Occhiuto abbia elogiato a scena aperta il Ferraro. «Ho sì, nominato Ferraro – ha detto il governatore –. Ho scelto un ragazzo bravissimo, era già stato dipendente di Amaco». E cioè dell’azienda di trasporto pubblico locale, la municipalizzata del comune di Cosenza, dove Paolo Posteraro ha ricoperto un ruolo di vertice prima di dimettersi a causa del crac della società. Crac per il quale Posteraro è pure indagato in un’altra inchiesta coordinata dalla procura di Cosenza. Pertanto, da Amaco – anzi dalla scuola guida di cui è stato socio – Ferraro (insieme a Posteraro) viene promosso in Ferrovie della Calabria. Forse ci sarebbe da aggiungere, oltre alla famigerata scuola guida (in quota del clan di ‘ndrangheta Lanzino, poi Patittucci e poi Di Puppo), anche l’Aci di Cosenza, ma evidentemente a il “Domani” questo passaggio dev’essere sfuggito.
Il “Domani”, a proposito di Ferraro, si ferma qui e desta qualche perplessità il fatto che la giornalista non abbia colto o non abbia sentito i passaggi nei quali Occhiuto non parla per niente bene di Ferraro, sottolineando che qualcosa nel suo operato non l’ha convinto e spingendosi a dire – l’hanno sentito tutti… – che dopo aver letto l’ultimo bilancio aveva già deciso di non rinnovargli l’incarico. E allora, nasceva da suibito qualche legittimo dubbio e non solo sul rapporto tra Occhiuto e Ferraro. Ormai sappiamo che il traditore è lui.









