Catanzaro, la rivincita di Madame Fifì e gli attacchi di un anno fa: “È Gratteri che ha ordinato a Zingaretti di non ricandidare Oliverio”

Non c’è dubbio che la notizia del giorno in Calabria sia l’assoluzione di Mario Oliverio e di conseguenza anche quelle di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio dalle accuse di corruzione e abuso d’ufficio per l’inchiesta della procura di Catanzaro “Lande desolate”. Una vicenda che aveva visto un virulento confronto tra i politici accusati e il loro partito di riferimento, il Pd. E che aveva in pratica determinato la mancata ricandidatura alla Regione di Oliverio.

Enza Bruno Bossio commenta così la notizia sul suo profilo FB: “Vi ricordate il processo contro il presidente Oliverio, il famigerato “LANDE DESOLATE” che lo mise in obbligo di dimora nel suo Comune e da cui inizia il veto verso la sua candidatura e le disgrazie elettorali del centrosinistra in Calabria?
Oliverio, io e Nicola (che eravamo stati inseriti successivamente in chiusura indagine) siamo stati TUTTI ASSOLTI perché il FATTO NON SUSSISTE!!!”. 

E il pensiero vola inevitabilmente a poco più di un anno fa, all’inizio di novembre del 2019 quando la popolare Madame Fifì aveva iniziato la sua personale “guerra” con il procuratore Gratteri accusandolo apertamente di essere stato l’artefice della mancata ricandidatura di Oliverio alla Regione. In particolare, in una riunione della Direzione provinciale del Pd a Cosenza aveva spiegato quali erano a suo parere i motivi del veto su Oliverio. “Come si fa – diceva Madame Fifì – a mortificare così un dirigente nazionale? Devono dare una spiegazione razionale. Anzi, ve la dico io. È Gratteri che ha ordinato a Zingaretti di non ricandidare il Presidente uscente. Proviamo a resistere per la nostra dignità, la nostra forza e quei piccoli cambiamenti che abbiamo fatto. In questi 5 anni, contro tutti, il governatore Oliverio ha fatto dei cambiamenti importantissimi: dalle infrastrutture, alla ferrovia jonica, alla velocizzazione del treno verso Roma, agli aeroporti fino alle scuole. L’unica cosa dove il presidente non è riuscito a intervenire è la sanità perchè sia con il Governo precedente, poi con quello gialloverde e ancora con quello in carica l’unica cosa che sono riusciti a fare è quello del Commissariamento”.

A replicare alle affermazioni della parlamentare cosentina era stato Nicola Oddati della segreteria nazionale Pd: “Vorrei dire all’onorevole Bruno Bossio che il procuratore Gratteri ovviamente non ha suggerito nulla a nessuno. Ed è molto triste e grave che si ricorra a questi metodi per alzare polveroni e fuggire dalla realtà. È stato semplicemente il buon senso e l’amore per la Calabria a suggerire un processo di cambiamento e un rinnovamento della proposta politica del Partito Democratico”.

E non è finita qui. Perché appena un mese e mezzo dopo, il 19 dicembre 2019, quando la Calabria si era svegliata con la notizia-shock del blitz “Rinascita-Scott” di Gratteri, la faida era ripresa. Le due fazioni del Partito democratico, quella ortodossa che seguiva la linea del segretario Zingaretti e quella ribelle che appoggiava l’allora governatore calabrese uscente Mario Oliverio, continuavano a scornarsi sulle inchieste giudiziarie. Nella fattispecie quella condotta dalla procura di Catanzaro che era sfociata lo scorso anno nella maxi operazione contro la ‘ndrangheta ‘Rinascita Scott’ che coinvolgeva anche numerosi politici di primo piano di centrodestra e di centrosinistra. Come l’ex vice presidente della Regione Nicola Adamo, del Pd, sottoposto anche lui all’obbligo di dimora. Fedelissimo di Mario Oliverio, che aveva subito lo stesso trattamento un anno prima, appunto per “Lande desolate”.

Ed era stata ancora la moglie di Adamo, la parlamentare dem Enza Bruno Bossio, a dar fuoco alle polveri il giorno successivo all’operazione con un post su facebook nel quale aveva attaccato duramente il procuratore della Dda. “Gratteri – ha scritto Bruno Bossio – arresta metà Calabria. È Giustizia? No è solo uno show. Colpire mille per non colpire nessuno. Anzi si. Colpire la possibilità di Oliverio di ricandidarsi. Il resto finirà in una bolla di sapone come il 90% delle sue indagini e la ‘ndrangheta continuerà a prosperare come ha fatto in questi anni”.

La replica dei dirigenti del Pd non si era fatta attendere anche in quella occasione. “Il pensiero della Bruno Bossio non rappresenta quello della comunità del Partito democratico della Calabria. Ringraziamo Gratteri per il lavoro svolto e per aver inflitto alla ndrangheta un duro colpo” dichiaravano in una nota congiunta il commissario regionale del Pd calabrese Stefano Graziano e il responsabile Mezzogiorno della segreteria nazionale Nicola Oddati. “I calabresi onesti e perbene – aggiungevano – gli sono grati e ci auguriamo che siano in tanti a raccogliere il suo appello ad occupare gli spazi che l’inchiesta a liberato. Ridurre migliaia di ore di lavoro, migliaia di pagine di una inchiesta ad un tentativo di bloccare Oliverio è offensivo nei confronti di chi ha lavorato alle indagini e di chi ha subito le imposizioni della malavita e perfino nei confronti dello stesso Oliverio”.