Catanzaro, la verità di Lupacchini: “Giornalisti amici di Gratteri, gruppo iGreco e politici Pd dietro la mia cacciata”

In Calabria, terra di spioni, massomafiosi e ‘ndranghetisti, c’era qualcuno che aveva capito molte cose e che è stato messo al bando. Su Il Giornale, giusto un annetto fa, Otello Lupacchini spiegava tante cose che i calabresi sanno ma che non vedono scritte o non ascoltano da nessuna parte. E ogni tanto vanno ricordate. Specialmente dopo che il Csm ha clamorosamente assolto Facciolla da tutte le accuse che qualcuno aveva abilmente “costruito”. 

di Felice Manti

Fonte: Il Giornale

«Nella vita, talvolta è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza». Otello Lupacchini è il magistrato che ha smantellato la Banda della Magliana; che ha indagato su gravissimi fatti di terrorismo, interno e internazionale e di criminalità organizzata. Tra qualche mese andrà in pensione, sanzionato dal Csm per aver rilevato, durante un’intervista a TgCom24 «l’evanescenza come ombra lunatica di molte delle operazioni della Procura distrettuale di Catanzaro» guidata dal pm antimafia Nicola Gratteri. «Non c’era un riferimento a Rinascita-Scott, perché sebbene possa sembrare paradossale, allora veramente su quell’operazione non sapevo nulla più di quanto pubblicato dalla stampa».

Perché evanescente?
«Era stata la Corte di Cassazione a ritenere, con molteplici pronunce de libertate, l’“evanescenza” di impianti accusatori spesso ispirati a chiaro ed evidente “pregiudizio accusatorio”. Del resto, precisavo: “come ombra lunatica”, per significare che essi vengono esaltati nella loro consistenza da chi abbia chiesto e ottenuto misure cautelari e sminuiti, sino ad essere considerati inconsistenti, da chi quelle misure abbia annullato. Mi rendo conto che si trattò di una metafora troppo dotta, ascendente a Boncompagno da Signa, a proposito degli statuti comunali, che qualcuno ha scambiato per “sarcasmo”. Devo ammetterlo, talvolta dagli altri pretendo troppo».

Lo stralcio della posizione dell’ex leader Udc Lorenzo Cesa sembra darle ragione…
«L’esecuzione di una misura cautelare è un punto di partenza, non di arrivo. Da quel momento la Procura si assume una grave responsabilità, cioè condurre il procedimento a risultati utili, vale a dire a una sentenza definitiva di condanna, pronunciata da giudici terzi, nella pienezza del contraddittorio ad armi pari fra le parti».

Non è la prima volta…
«La Suprema Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio, per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, svariate clamorose ordinanze de libertate, sollecitate dalla Procura distrettuale di Catanzaro, antecedenti all’operazione Rinascita-Scott. E, detto incidentalmente, anche successive. Questo “dato fattuale” era già ampiamente noto all’opinione pubblica, sia calabrese sia nazionale, in quanto oggetto di virulente querelles, sia sulla stampa sia in sede politica».

Beh, si sa che Gratteri in Calabria gode di buona stampa… In fondo di guerra tra procure a Catanzaro si parlava da mesi…
«Il 19 dicembre 2018 Guido Ruotolo su Tiscali news scrive: Fughe di notizie e guerra tra procure, così vogliono delegittimare il procuratore Nicola Gratteri. Ruotolo propala informazioni mutuate da Paolo Pollichieni, “memoria storica del giornalismo con la schiena dritta”. Penso anche agli articoli sul Fatto Quotidiano del 17 gennaio 2019 che avevano rilanciato le tesi di Paolo Pollichieni e Guido Ruotolo, attingendo ad atti secretati del Csm».

Altro groviera, il Csm… Dunque?
«Trovo impensabile, oserei dire inconcepibile, addirittura incredibile, che il Guardasigilli Alfonso Bonafede, undici mesi prima dell’operazione Rinascita-Scott, legga Guido Ruotolo parlare di «attacco» a Gratteri «per impedire la retata giudiziaria che si sta per abbattere in Calabria» e non si chieda né di quale “retata” si parli né come facesse il giornalista a saperlo».

E soprattutto perché non avesse mandato gli ispettori…
«Non voglio nemmeno pensare che Bonafede non volesse scoprire che non esisteva alcun “gravissimo contrasto” tra me e Gratteri, e che l’asserito “attacco” non poteva averlo mosso il sottoscritto, tenuto all’oscuro delle indagini, diversamente dalla stampa».

O forse non voleva chiedersi come facesse Ruotolo a sapere…
«Chi aveva interesse ad accreditare l’esistenza del “gravissimo contrasto” tra me e Gratteri per screditarmi? Questa è la domanda da porsi che nessuno si è mai posta..»

Pollichieni non può più risponderle, è morto. Secondo lei chi?
«Pollichieni era senz’altro un “grande amico” di Gratteri, che il 6 maggio 2020 lo ha ricordato sul Corriere della Calabria, con l’articolo Ostinato come i fatti».

Che fossero amici non significa che l’uno sapesse tutto dell’altro…
«Il mio motto è e sarà sempre “sia lode al dubbio”. Tuttavia, quando Gratteri parla di Pollichieni nell’articolo da ultimo citato, dice: “Quello che ci accomunava era di essere scostumati, nel senso di essere irriverenti al potere… Quando ci vedevamo ci raccontavamo tutto, eravamo davvero uniti, eravamo liberi perché non avevamo padroni. Aveva capito quello che stiamo facendo in Procura di Catanzaro: noi abbiamo in testa un’idea, un progetto e lui con i suoi scritti lo ha sostenuto”. È pure un fatto che Gratteri e Pollichieni fossero entrambi componenti del Comitato d’indirizzo del Corso di Laurea Triennale di «Scienza della Difesa e della Sicurezza» presso la Link University. Ed è pure un “fatto” che Pollichieni era addentro di molte, forse troppe, cose, la cui conoscenza era preclusa ad altri che non avevano la chiave di accesso a segreti di ufficio e investigativo, e neppure alle idee, ai progetti, ai sogni e alle ansie del «grande amico» Nicola Gratteri».

La sua vicenda si intreccia con quella di Eugenio Facciola, procuratore di Castrovillari, invischiato in una storiaccia dai contorni tutti da definire…
«Ci sono alcune conversazioni, intercettate un anno e mezzo prima del trasferimento mio e del dottor Facciolla da parte del Csm, in cui chi parla mostra di conoscere fin troppo bene quello che stava bollendo in pentola, tanto da prefigurarsi gli sviluppi futuri».

C’è un’inchiesta aperta a Catanzaro per la fuga di notizie?
«Il dominus dell’azione penale per la fuga di notizie è Gratteri, “grande amico” di Pollichieni. In ogni caso, sarebbe importante conoscere l’esito del procedimento».

Cosa lega lei e Facciolla?
«Entrambi ci siamo interessati alla vicenda che ruota intorno alla s.r.l. Alimentitaliani, società costituita dal gruppo iGreco di Cariati dell’imprenditore Saverio Greco, poco prima che il Mise decretasse l’aggiudicazione, a un euro, dell’intero gruppo f.lli Novelli di Terni, azienda di rilevanza strategica nazionale in crisi finanziaria. Facciolla stava indagando, per il reato di bancarotta fraudolenta e altro, lo stesso Greco. L’indagine era stata avviata a seguito della sentenza dichiarativa di fallimento emessa dal Tribunale di Castrovillari, avverso la quale Greco aveva interposto reclamo. All’udienza di discussione del reclamo, fissata con inusitata tempestività per gli standard ordinari della Corte d’Appello di Catanzaro, fui proprio io a rappresentare la Procura generale, ottenendo la conferma della sentenza. Da un’intercettazione telefonica emerge lo sconcerto dei due conversanti per la mia presenza addirittura in udienza. Castrovillari indagava anche sulla sorella di Saverio, Filomena, sindaco pro tempore di Cariati, e sull’altro fratello, Giancarlo».

La famiglia iGreco insieme a Ernesto Carbone, Ferdinando Aiello e Brunello Censore

È il filone che investe anche l’onorevole Pd Ferdinando Aiello?
«L’onorevole Aiello, cugino dei Greco, emergeva dalle attività di indagine che la Procura di Castrovillari stava svolgendo. Sarà stato forse un caso, ma sulla pagina Facebook di Tommaso Greco, l’1 dicembre 2019, in coincidenza con il trasferimento di Eugenio Facciolla venne postata una foto effigiante i fratelli Greco, segnatamente Tommaso e Giancarlo con la seguente didascalia: «La forza non è quella che hai, ma quella che puoi sviluppare…». Sarà stato anch’esso un caso che sul profilo Facebook di Giancarlo Greco sia stata pubblicata, alle ore 16.40 del 30 gennaio 2020, in coincidenza con il mio trasferimento, altra foto ove compaiono una serie di personaggi che gozzovigliano gioiosamente, tra i quali i predetti Giancarlo e Tommaso Greco, nonché l’onorevole Aiello, con la didascalia: «Finalmente, ecco fatto…».

Saverio e Giancarlo iGreco