Catanzaro. Le ingerenze del finanziere corrotto D’Alessandro sul cantiere della metro

Nuove accuse anche al finanziere Ercole D’Alessandro all’epoca dei fatti in servizio presso il Goa di Catanzaro. Già coinvolto e condannato in primo grado nell’inchiesta Basso Profilo, ora deve rispondere di concussione, ricettazione e varie ipotesi di accesso abusivo alla banca dati in uso alle forze dell’ordine. In tre capi di imputazione il finanziere è coindagato con l’ex assessore regionale Alfonso Dattolo. I due, nella ricostruzione degli inquirenti, avrebbero ottenuto informazioni riservate sull’appalto per la realizzazione della metropolitana di Catanzaro. Sfruttando le relazioni con Domenico Pallaria, direttore generale della Regione Calabria, ente committente, avrebbero ottenuto la intercessione perché una società ottenesse in subappalto il noleggio a freddo di veicoli. Poi D’Alessandro, sempre secondo l’accusa della Procura, avrebbe costretto i titolari di questa società a promettere indebitamente la corresponsione di una somma di euro 20.000 euro in favore di Dattolo, sotto forma di prestazione per un contratto di consulenza. Gli imprenditori sarebbero stati convinti con la minaccia di utilizzare una fotografia, di cui il finanziere sarebbe stato in possesso a scopi investigativi e che avrebbe potuto compromettere la reputazione degli imprenditori. Sempre su richiesta di Dattolo, il finanziere avrebbe fatto ricerche in banca dati su due aziende di Catanzaro.

D’Alessandro, stando alla ricostruzione della Procura, avrebbe sfruttato il suo ruolo nelle forze dell’ordine facendosi pagare da alcuni imprenditori. E’ il caso di un albergatore lombardo che durante una trattativa per la cessione di un hotel avrebbe versato 50 mila euro a D’Alessandro quale compenso per una non meglio precisata attività di mediazione e per lo svolgimento di accertamenti di polizia giudiziaria.

Peggio sarebbe andata al titolare di una ditta edile. In questo caso D’Alessandro gli avrebbe inviato una foto via whatsapp che riproduceva un’annotazione di polizia giudiziaria relativa a un procedimento penale aperto dalla Dda di Catanzaro in cui si faceva riferimento a una richiesta di sequestro avanzata dalla Procura. Si sarebbe trattato di un documento manipolato perché l’imprenditore e le sue aziende non erano coinvolte in inchieste, ma quella foto avrebbe consentito a D’Alessandro di chiedere una somma imprecisata di denaro per intervenire sui colleghi e impedire che le indagini andassero avanti.

In un altro caso avrebbe detto ad un imprenditore che dalle indagini erano emersi movimenti sospetti, in realtà inesistenti. Secondo gli inquirenti, promettendo un suo intervento D’Alessandro si sarebbe fatto consegnare 6 mila euro.

Gli inquirenti contestano a D’Alessandro anche l’accusa di ricettazione. Dopo avere commesso i reati di corruzione e concussione, il finanziere per una serie di operazioni avrebbe tentato di impedire l’individuazione della provenienza del denaro, impiegandolo in attività economiche, in particolare in una società proprietaria di un bar a Catanzaro. Fonte: Gazzetta del Sud