Catanzaro e massomafia. I legami tra Pittelli e Fratelli d’Italia: quegli immobili in comune con l’assessore Pietropaolo

Filippo Maria Pietropaolo non è stato di certo tra i consiglieri regionali calabresi più rumorosi della breve consiliatura targata Jole Santelli, nonostante un passato da coordinatore del Popolo delle libertà a Catanzaro, oltre che da candidato di Forza Italia alle regionali 2014 e nonostante faccia parte attualmente di una compagine partitica che di rumore ne fa molto, almeno per quanto riguarda le questioni giudiziarie, tant’è che, come è noto, la premier Giorgia Meloni dalla Calabria se n’è tenuta abbastanza lontana anche nelle settimane nelle quali ha “conquistato” l’Italia, visti i continui “scivoloni” che prende.

Il fare felpato dell’assessore regionale della giunta di Robertino Occhiuto il parassita, ormai ex capogruppo di Fratelli D’Italia in Regione Calabria, lo ha portato nel tempo a ricoprire i più svariati incarichi pubblici, spesso e volentieri patrocinato dall’attuale commissaria regionale di Fdi, Wanda Ferro e dall’ispiratore di entrambi Michele Traversa. E la circostanza è stata clamorosamente confermata all’epoca della formazione della giunta. Nonostante sia stato “trombato” a beneficio del poliziotto Montuoro, Pietropaolo è riuscito incredibilmente a “infilarsi” nella Giunta di Robertino Occhiuto su indicazione diretta della cupola massomafiosa.

Pietropaolo venne scelto da Sergio Abramo come vicesindaco di Catanzaro nell’aprile 2005 per poi divenire poco dopo sindaco facente funzioni, ossia subentrò allo stesso sindaco quando quest’ultimo scelse il consiglio regionale dopo aver perso contro Agazio Loiero. Nello stesso periodo Pietropaolo era anche direttore generale del Consorzio mercato alimentare calabria (Comalca), società consortile partecipata dalla Regione Calabria (fino a quando Mario Oliverio la bollò come “carrozzone” dismettendone le quote).

In quegli stessi anni, dopo essere divenuto dirigente esterno della Provincia di Catanzaro e prima della nomina per lo stesso ente a dirigente “extra dotazione organica” per i fondi comunitari, sempre sotto l’ala della Ferro, il nome di Pietropaolo compare anche in una delle 1418 pagine di motivazione del decreto di perquisizione e sequestro datato 26 novembre 2008 della Procura di Salerno, emanato (nell’ambito dei procedimenti aperti a carico delle toghe catanzaresi) col fine di acquisire gli atti dei procedimenti “Why not” e “Poseidone”, sottratti a Luigi De Magistris. In quelle carte, che rievocano la “guerra tra procure” che allarmò l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano tanto da chiedere gli atti di indagine nella qualità di Presidente del CSM, Pietropaolo viene citato per un motivo particolare riguardante Giancarlo Pittelli.

Il 23 ottobre 2006 Pittelli e i suoi collaboratori, tra cui il figlio della moglie del defunto ex procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi, costituivano la società “Roma 9 s.r.l.”, una società avente ad oggetto la erogazione di servizi finalizzati al supporto logistico ed organizzativo a favore di soggetti privati, studi professionali, imprese ed enti pubblici, compresa l’attivita di consulenza di carattere legale, amministrativa e finanziaria rivolta a persone fisiche, imprese ed enti locali, nonche l’acquisto e la gestione di immobili strumentali all’esercizio dell’attività sociale. Il 31 ottobre 2006 si procedette all’acquisto, con le somme derivanti dalla sottoscrizione delle quote societarie, di un prestigioso immobile nel centro di Catanzaro al prezzo dichiarato di 750.000 euro, “immobile di cui venivano solo formalmente intestatari lo stesso avvocato Pittelli e Pietropaolo Filippo, nella qualità di amministratore unico della Roma 9 s.r.l., ma sostanzialmente destinato alla nuova allocazione dello studio Pittelli”, si legge negli atti in cui nero su bianco Pietropaolo viene indicato come prestanome per Pittelli (co-proprietario) per l’immobile del nuovo studio legale.

Il legame tra i due pare continui ancora oggi che l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli è agli arresti per volontà della Dda di Reggio (operazione Mala Pigna) ed era ancora ai domiciliari dopo l’arresto del 2019 essendo anche al centro della maxi-inchiesta Rinascita-Scott e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa da Nicola Gratteri.
Pietropaolo, difatti, risulta ancor oggi co-proprietario di un immobile sito in Catanzaro in Piazza Roma 9 (indirizzo che richiama la società di Pittelli della quale Pietropaolo era amministratore unico 15 anni fa), insieme alla figlia di Pittelli, mentre l’ex parlamentare ne risulta usufruttuario.
L’ex capogruppo di Fratelli D’Italia nel consiglio regionale calabrese non risulta indagato per alcunché, ma voci di corridoio dicono che sia stato recentemente sentito dalla Procura di Catanzaro proprio per la co-proprietà di questo appartamento. Le gatte da pelare per Giorgia Meloni in Calabria, quindi, sono tutt’altro che finite.

Truglia, la Ferro e Pietropaolo

E visto che ci siamo, ricordiamo doverosamente che i pm della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo e Veronica Calcagno hanno chiesto nell’ambito dell’inchiesta Basso Profilo, 9 anni e 4 mesi di reclusione per Giuseppe Truglia, “famoso” galoppino di Pietropaolo e addirittura dirigente di Fratelli d’Italia sempre in prima fila per inaugurazioni, campagne elettorali e compagnia cantante. E la sentenza di primo grado ha sancito la sua condanna a 6 anni, che non sono pizze e fichi. Truglia era anche tra gli arrestati dell’operazione all’inizio dell’anno in corso. C’è da aggiungere altro? Sì, con queste “credenziali” Pietropaolo non poteva che diventare assessore regionale, almeno fino a quando le “stelle” resteranno a guardare e non lo renderanno “innocuo” (politicamente parlando, per carità).