Facciamo un passo indietro per necessità di riassunto e torniamo ad un punto fermo, che non è un inciso, ma una realtà consolidata: la curia dell’Arcidiocesi di Catanzaro è un apparato organico che non solo cura le anime dei fedeli, ma in particolare cure le finanze e gli investimenti più redditizi.
Molte sono le necessità della curia cittadina. E’ presente nelle dinamiche politiche della città con i suoi assessori allevati alla regola della croce e del cappuccio, si interessa di speculazioni anche immobiliari, come avremo modo di analizzare nel seguito, ma soprattutto gestisce quello che è il business del futuro, la spina dorsale di ogni affare in Calabria, tutto quello che si coniuga con sanità e nel particolare con terza età o anziani e disabilità. Ecco che viene in evidenza Fondazione Betania Onlus, una delle realtà socio sanitarie e socio assistenziali più importanti della città e della regione. Il Tribunale di Catanzaro ha dichiarato nello scorso mese di luglio «l’apertura della Liquidazione giudiziale di Fondazione Betania Onlus, esercente, tra l’altro, l’attività di gestione di strutture sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali».
La decisione fa seguito a una istanza di fallimento proposta da Ristorart Toscana che lamentava il «mancato pagamento della somma complessiva di 209mila euro relativa a tre fatture emesse per prestazioni eseguite in favore della Fondazione».
Tutto ruota attorno a una questione di natura prettamente giuridica: Fondazione Betania ha sempre ritenuto di non poter essere sottoposta a una procedura di fallimento perché onlus. Tesi evidentemente non accolta dai giudici di Catanzaro che hanno invece accolto le tesi sostenuta dal legale di Ristorart, Massimo Gallo, secondo la quale Betania sarebbe una onlus soltanto dal punto di vista fiscale ma sostanzialmente sarebbe assimilabile a una comune attività commerciale.
Il Tribunale di Catanzaro giunge «alla conclusione che il mancato pagamento delle fatture emesse da Ristorart Toscana s.r.l. sia proprio la manifestazione esteriore del fatto che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Oltre al credito vantato dalla ricorrente, è indicativo di una situazione di dissesto conclamato (in luogo di uno stato di crisi) anche l’ingente debito erariale: dall’istruttoria compiuta d’ufficio è infatti emerso come vi siano crediti portati da cartelle esattoriali e avvisi di addebito, scaduti e dunque esigibili, che al netto di sospensioni e rateazioni ammontano a oltre 1 milione e 700 mila euro». Ma la situazione è molto, ma molto più grave…
Fondazione Betania Onlus non si può scindere dalla curia di Catanzaro e, non si può scindere dalla storia di alcuni attori che abbiamo già incontrato, come don Nicola Rotundo e Tonino De Marco, il famoso “direttore scientifico” di Agenda Urbana, quello che nel ritirarsi dalla candidatura a sindaco nel 2017 aveva gridato di possibili condizionamenti al Comune di Catanzaro, salvo dopo essersi messo comodo nel posto di gestione e comando, dimenticando le preoccupazioni e le sue velate, molto velate denunce.
Per scelta, nella narrazione di Fondazione Betania Onlus partiamo dalle vicende più note, come quelle di sabato 20 marzo 2021, giorno in cui è stata convocata l’assemblea straordinaria da mons. Vincenzo Bertolone nella Basilica dell’Immacolata per le 11.30, alla quale partecipano tutti i presbiteri, i diaconi, i consacrati, i religiosi, le religiose, il Seminario diocesano, le comunità parrocchiali, le aggregazioni laicali e tutti i fedeli laici. Motivo dell’assemblea è la comunicazione della consacrazione per volontà di Papa Francesco di don Maurizio Aloise, 52 anni ad arcivescovo della Arcidiocesi di Rossano-Cariati.
Don Maurizio Aloise è nato il 20 aprile 1969 a Catanzaro, nell’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace. Ha conseguito il diploma di scuola superiore presso l’Istituto d’arte di Squillace ed è entrato nel Seminario diocesano. Ha svolto gli studi di Teologia presso l’Istituto teologico calabro di Catanzaro, ottenendo il baccellierato. Dopo l’ordinazione ha approfondito gli studi di Morale Sociale e ha studiato Mariologia alla Pontificia Facoltà teologica Marianum di Roma. Ordinato presbitero per l’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace il 18 novembre 1995, ha svolto attività pastorale come amministratore parrocchiale di San Nicola Vescovo a Gagliato e come viceparroco di Santa Maria della Pietra a Chiaravalle Centrale; dal 1999 è stato co-parroco moderatore di Santa Maria delle Nevi a Girifalco e direttore dell’Ufficio vocazioni diocesano. In seguito è stato amministratore parrocchiale di Santa Maria Assunta a Zagarise e di San Nicola di Bari a Cardinale. Dal 2020 è presidente della Fondazione Betania Onlus di Catanzaro. Finora è stato parroco di Santa Domenica V.M. e rettore del Santuario Diocesano Santa Maria delle Grazie a Torre di Ruggiero e dal 2011 pro-vicario generale. È stato membro di diversi organismi diocesani.
Don Maurizio Aloise nella commozione del momento ha sottolineato di “essere compagno di viaggio” in questa nuova missione, esprimendo la sua certezza che “dire di sì al Signore è una garanzia”. Si chiude un cerchio perché il nuovo impegno pastorale esclude definitivamente la sua partecipazione alla guida di Fondazione Betania Onlus, quell’impegno che l’ha visto da sempre presente nel CdA della Fondazione, prima come vicepresidente e da circa un anno come presidente.
Da osservatori dobbiamo rilevare che la nomina a vescovo di don Aloise, il secondo in poco tempo nella diocesi cittadina non ha scatenato grandi manifestazioni di giubilo, come era avvenuto con don Mimmo Battaglia, l’attuale arcivescovo di Napoli. Di certo c’è una diversità nell’essere pastore e nell’avere il coraggio di sporcarsi le mani e l’abito, quello che a detta di tutti ha sempre fatto don Mimmo Battaglia, diversamente da quella che è la sensazione e la storia del neo vescovo di Rossano-Cariati. E, già questo, è un elemento di riflessione e in parte giustifica le preoccupazioni che ci arrivano dai fedeli proprio della curia di Rossano-Cariati, francamente non troppo innamorati di questa nuova nomina, che non genera trasporto di popolo e che lascia il dubbio su pagine aperte, la cui scrittura ed il suo valore suscita perplessità. Non nascondiamoci, perché come ci è stato detto proprio dai fedeli di Rossano-Cariati, il dubbio nasce certamente dall’impostazione del presule, ma anche dalla sua azione e dai risultati, almeno quelli percettibili nell’opinione pubblica del suo operato proprio in Fondazione Betania Onlus, la cui immagine degli ultimi tempi non è elemento di garanzia.
Parlare di Fondazione Betania Onlus è un esercizio difficile, perché all’interno della Fondazione si sono consumati i migliori agguati, quelli con la tonaca e che, almeno nell’ultimo decennio non hanno risparmiato sgambetti, scivoloni, chiacchericcio ed anche una infiltrazione interessante e pervasiva di alcune falangi che si riconducono alle obbedienze di loggia, per la continuazione dell’alleanza blasfema e segreta fra Vangelo e cappuccio. Molti sono gli attori che hanno duellato, qualcuno per difendere una storia ed una tradizione di operosità e di valori, altri – fra cui proprio il vescovo Bertolone – con il non dichiarato tentativo di cancellare nel modo più segreto un percorso, dove il pugnale è stato nascosto con il vincolo dell’obbedienza e la consegna del silenzio.
In questa guerra silenziosa ci sono state e ci sono le vittime: il personale della Fondazione ed i tanti pazienti anziani e disabili. Quelli che hanno visto e misurato sulla loro pelle a secondo dei ruoli la negazione di ogni relazione industriale, dell’insicurezza economica, della qualità dei servizi, di un depauperamento della risposta assistenziale e sanitaria. Il Covid negli ultimi periodi ha soltanto amplificato e messo a nudo sistemi e metodi che hanno rilevanza penale e rispetto ai quali proprio la procura di Catanzaro dovrebbe svolgere un attività di attenzione, ma che rispetto ai quali proprio il neo vescovo Aloise, almeno così ci riferiscono molti familiari, non è del tutto estraneo essendo il rappresentante legale e penalmente responsabile.
Il virus ha fatto ingresso nella Fondazione più volte e nell’ultimo caso, quello che ha interessato una struttura assistenziale, con dati preoccupanti di contagio fra i pazienti ed i tanti operatori nello scorso mese di dicembre, ci sono molti dubbi avanzati anche dalle organizzazioni sindacali. Si contesta l’esistenza di piani Covid, sulla presenza di procedure di tutela degli operatori e sulle pratiche messe in atto di garanzia anche in evidenza di contagio. Il dubbio è stato avanzato anche in relazione alla veridicità dei numeri di contagio e dei decessi realmente ascrivibili al Covid, quei dati che anche in Fondazione Betania come in tutte le strutture assistenziali della Calabria, hanno sempre un valore sospetto, forse perché le procedure di verifica, il più delle volte in capo alle Asp territoriali, hanno sempre una battuta di arresto per una solidarietà e fratellanza non scritta, ma celebrata nei “tempi” della città di Catanzaro. E’ chiaro che la Fondazione Betania Onlus è zona di extraterritorialità anche rispetto alla legge ed alle regole consolidate, perché è una proprietà della curia di Catanzaro e nessuno deve neanche provare a chiedere solo per capire!
Non siamo noi a dirlo, lo dice proprio il vescovo di Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone, che a margine della cerimonia di nomina a vescovo di don Maurizio Aloise, parlando del futuro di Fondazione Betania, ha stigmatizzato voci che avrebbero voluto addirittura l’interessamento del Vaticano alla questione delle difficoltà economiche, e bollandole come assolutamente false, ha detto: “per Fondazione Betania stiamo andando verso la felice risoluzione della vicenda”. Voci di corridoio peraltro insistenti parlano dell’interesse di un gruppo imprenditoriale italiano che gestisce anche strutture in Europa, impegnato nel settore socio sanitario, che avrebbe preso con la formula del “fitto d’azienda” una parte delle attività di Fondazione Betania. Ciò consentirebbe, sempre secondo le parole di monsignor Bertolone, di ripartire con una certa tranquillità economica, lasciando però la proprietà ben salda nella mani della curia di Catanzaro. Quella proprietà da sempre esercitata nel CdA le cui nomine appartengono alla scelta del vescovo di Catanzaro, che negli anni, almeno negli ultimi dieci anni da quando c’è Bertolone, ha indicato don Nicola Rotundo e don Maurizio Aloise, l’attuale nuovo vescovo che nel suo curricula parla di Fondazione Betania, dove certamente si è distinto per i suoi silenzi e per le sue obbedienze al vescovo, non già ad un dovere morale come stabilisce l’articolo 2 dello Statuto di Fondazione Betania.
Comandamento evangelico della carità? La logica del chicco di grano. “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo” (Giovanni 12,20-33)
Fondazione Betania è un altro dei misteri e dei segreti del sistema Catanzaro, dove le azioni di vigilanza e quindi di sanzione non avvengono perché la responsabilità sanitaria della Fondazione stessa appartiene e frequenta il “tempio” delle obbedienze nella città di Catanzaro, quello di Viale dei Normanni, dove il medico Paolo Mazza si incontra con grembiule e cappuccio con il suo omologo, medico dell’Asp di Catanzaro e titolare delle verifiche, Roberto Lacava…misteri della fede! Ecco che così, nella complicità del sistema che si amplifica fra i tanti responsabili della struttura sanitaria dell’Asp territoriale, tutto passa nel dimenticatoio e le morti, anche quelle che sono e restano sospette, diventano un evenienza della natura, perché si tratta di nonni… Chi non ha voce resta sempre muto, con la benedizione e la tutela di Santa Romana Chiesa.