Catanzaro, morte al Pronto soccorso: quando la “pezza” è peggio del buco

Le vittime non si possono mai sostituire agli inquirenti nella ricerca della verità, al contempo gli inquirenti non dovrebbero prendere per buone le ricostruzioni, sempre parziali e falsate quando vengono toccate le lobby come quella dei medici, da sempre una delle più articolate e potenti, la cui protezione nasce anche all’interno delle procure dove le valutazioni sanitarie restano nel solco di altri medici quasi mai leali al vincolo di verità.

In Calabria è storia consolidata che molte indagini sulla malasanità con evidenti responsabilità dei sanitari, si chiudono spesso con un nulla di fatto, solo perché vengono taroccati i riscontri, lasciando aperta la porta della mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura e le vittime diventano ancora di più vittime, offese e senza giustizia.

Nei giorni scorsi su una testata online della città di Catanzaro veniva riportata la notizia del decesso di un paziente all’interno del Pronto Soccorso dell’ospedale Pugliese-Ciaccio: «Sarà eseguita nei prossimi giorni l’autopsia sulla salma di uomo di 64 anni, della provincia di Catanzaro, che è deceduto per cause ancora in corso di accertamento, mentre attendeva in pronto soccorso del capoluogo , che gli fosse trovato un posto in reparto. Secondo il racconto dei famigliari sarebbe stata sottovalutata la gravità delle condizioni del loro congiunto, al punto che lo stesso sarebbe rimasto in Obi (il reparto del pronto soccorso)anche nella notte dell’arrivo all’ospedale Pugliese.

Così sarebbero andati i fatti secondo i sanitari. Secondo le prime testimonianze di alcuni operatori sanitari, il 64enne da un mese, secondo quanto riferito da lui stesso, accusava dei dolori al torace, il giorno del ricovero e durante la permanenza nell’ala dedicata del pronto soccorso, sarebbe stato monitorato costantemente finché, in maniera imprevedibile rispetto ai valori rilevati, sarebbe andato in arresto cardiaco. La famiglia ha però sporto regolare denuncia a cui seguiranno gli atti dovuti, per capire se sia stata una tragica fatalità o se realmente vi siano responsabilità».

Fin qui la narrazione dei fatti secondo le fonti “istituzionali”, quelle che provengono dalla SOC di Emergenza-Urgenza del Pugliese-Ciaccio in merito al decesso del paziente avvenuto il giorno 24 febbraio intorno alle ore 13.30, per il quale sono in fase di accertamento da parte della procura cittadina eventuali responsabilità, giusto per fornire un chiarimento ai legittimi dubbi dei parenti. La verità dovrebbe essere l’elemento riunificante, al netto dell’esame autoptico disposto, quella verità che probabilmente sfugge perché chiusa e sepolta fra le stanze del Pronto Soccorso catanzarese.

La verità è tutt’altra. Quella che secondo la migliore tradizione dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio non viene raccontata, perché mette palla al centro le diverse e diffuse responsabilità sanitarie ed organizzative mai risolte, ma usate come foglia di fico per giustificare incapacità e connivenze tutte interne dove i pazienti restano e sono solo numeri da classificare come incidenti di percorso. Questa verità noi la raccontiamo e la mettiamo pubblicamente a disposizione dell’Autorità giudiziaria perché possa fare i dovuti riscontri.

Il paziente di cui stiamo narrando arriva al Pugliese-Ciaccio intorno alle ore 15.00 del giorno 23 febbraio 2022 e dopo essere stato trattato al triage viene fatto accedere al reparto di emergenza su una barella all’interno del Pronto Soccorso con codice celeste. Viene trattato dal personale infermieristico per la rilevazione dei parametri vitali intorno alle ore 15.50 e confermato il codice celeste. Alle ore 18.45 circa vengono rilevati sempre dal personale infermieristico i parametri vitali e confermato il codice celeste, siamo sempre all’interno del Pronto Soccorso. Alle ore 20.40 circa viene nuovamente trattato dal personale infermieristico per la rilevazione dei parametri, ma questa volta il codice attribuito passa da celeste ad arancione, quello che prevede la presa in carico entro 20 minuti in presenza di un rischio delle funzioni vitali, così come previsto dai protocolli.

Solo alle ore 21.50 circa, dopo ben un ora e dieci minuti, viene trattato da un medico del Pronto Soccorso, peraltro quello subentrante al turno di notte, che conferma il codice arancione e ne dispone il trasferimento urgente in OBI, cosa che avviene alle ore 00.40, dopo abbondanti 60 minuti ed all’arrivo del risultato del tampone molecolare Covid con esito negativo, nonostante l’urgenza non differibile. Qui finisce nei fatti il trattamento sanitario prestato in Pronto Soccorso, mentre siamo in presenza di un paziente con codice arancione posteggiato in OBI dove sono attivi 20 posti letto – sempre occupati – e dove non c’è mai o quasi mai la presenza di un medico, come previsto per legge, ma soltanto un infermiere.

Alle ore 12.40 circa del giorno 24 febbraio 2022 il paziente viene trattato nuovamente dal personale infermieristico con rilevazione dei parametri, sempre in codice arancione ed in reparto OBI. Alle ore 13.10 scatta l’allarme, il paziente è in arresto cardiaco e solo in questa vicenda entra di nuovo in scena il personale medico, che dopo quasi due giorni di posteggio deve accertare il decesso alle ore 13.30 del 24 febbraio 2022…

Questa è la vera storia, verificabile, di un povero Cristo caduto per disgrazia nel girone infernale di incompetenza e colpa del Pronto Soccorso del Pugliese-Ciaccio, tutto quello che resta ora di competenza della procura di Catanzaro.

Ecco che le ricostruzioni offerte alla stampa appaiono parziali e mendaci, visto che non c’era nessun reparto che doveva accogliere il paziente, diciamo quasi non trattato dal personale medico individuando una procedura sanitaria, ma soltanto messo in posteggio nell’OBI, dove nei fatti e deceduto senza alcuna assistenza.

Tutto questo punta il dito sull’organizzazione dell’Emergenza Urgenza del nosocomio cittadino, dove la cronica mancanza del personale medico è fatto ormai strutturale, l’ha peraltro denunciato nel lontano luglio 2020 il suo direttore il dott. Peppino Masciari, peraltro direttore dipartimentale, che profumatamente pagato dai contribuenti calabresi e catanzaresi continua a giocare a cucù, mai assumendosi le responsabilità anche penali che sono una sua prerogativa. C’è a questo punto da domandarsi perché in mancanza della dotazione di personale previsto, quello che deve garantire i livelli di assistenza non ha mai chiuso o ridimensionato, come imporrebbe la legge, altri reparti spostando le risorse umane utili al funzionamento del Pronto Soccorso? Perché mantiene aperta un offerta sanitaria ampia e presunta, se la risposta è quella di decessi non giustificabili dal punto di vista dell’assistenza? Dei livelli LEA? Delle premialità, a questo punto illegittime che dopo vengono sempre incassate dal personale?

Perché il Pronto Soccorso deve sopravvivere facendo morire i pazienti con solo due medici previsti per turno di lavoro, quando soprattutto in periodo Covid, uno di questi deve staccarsi spesso per la pandemia? Perché la risposta al tampone molecolare di un paziente già nel Pronto Soccorso arriva dopo circa 10 ore? Era stato isolato il paziente secondo protocollo dagli altri presenti in Pronto Soccorso? Come è sono stati tutelati tutti i pazienti presenti in Pronto Soccorso dal possibile rischio di contagio?

Se tutto questo non bastasse a chiarire l’approssimazione pericolosa di chi gestisce il Dipartimento di Emergenza Urgenza, il dott. Peppino Masciari c’è da domandarsi perché nella struttura di Medicina d’Urgenza con 12 posti letto è sempre presente un medico? Perché nell’OBI invece il medico non c’è mai con 20 posti letto? Come si può gestire un Pronto Soccorso con soli due medici dove abitualmente stazionano barellati oltre 10 pazienti nelle salette e nel corridoio, oltre all’accesso di altri utenti?

Perché queste realtà e complicità sfuggono al controllo della Direzione Sanitaria e della Direzione di Presidio? Il commissario straordinario avv. Francesco Procopio non conosce il fattaccio del Pronto Soccorso? Chi è il responsabile penale della morte di un essere umano per evidente disorganizzazione? Quali sono le connivenze da nascondere?

Le risposte dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio ora diventano interessanti anche per la procura di Catanzaro non solo perché siamo in presenza di un atto aziendale mai approvato dalla Struttura Commissariale, ma anche perché in queste ore – ieri per chi legge – i dirigenti medici del Pronto Soccorso stanno approntando su input di Peppino Masciari una lettera per denunciare le disfunzioni interne, quella che nei fatti è un ammissione di responsabilità pregresse e continuate impunemente nel tempo, dove la morte di un essere umano mette tutti in pericolo, quando ormai si sono lordati mani e coscienza di sangue innocente.

La classica “pezza” al buco enorme, che non si risolve mettendo in organico un medico dedicato per il reparto OBI a partire da oggi – sempre ieri per chi legge – quando c’è una famiglia che chiede verità e giustizia.