I clan della ’ndrangheta crotonesi e catanzaresi ebbero un ruolo nella rapina milionaria al caveau della Sicurtransport. Lo sancisce definitivamente la sentenza della Cassazione che ha confermato l’aggravante dell’agevolazione mafiosa nei confronti degli imputati Dante Mannolo e Giovanni Passalacqua Giovanni, già condannati a 14 anni per la rapina del dicembre 2016. Il procuratore generale aveva chiesto il rigetto dei ricorsi proposti dagli imputati. La difesa della società, costituitasi parte civile con l’avvocato Nunzio Raimondi, ha discusso e prodotto memoria a sostegno dell’infondatezza dei ricorsi, chiedendone pertanto il rigetto. All’esito della discussione delle difese la Corte si è ritirata in camera di consiglio. Ha pronunciato quindi sentenza con la quale ha dichiarato inammissibili i ricorsi, con condanna degli imputati alla refusione delle spese sostenute dalla parte civile, quantificate in 5.000 euro.
I fatti concernono la rapina ai danni della Sicurtransport compiuta il 4 dicembre 2016 da una dozzina di uomini armati che avevano utilizzato un mezzo cingolato, dotato di martello pneumatico, per penetrare all’interno del caveau ed impossessarsi di denaro contante per circa 8,5 milioni di euro, ostacolando l’intervento delle forze dell’ordine mediante il posizionamento e l’incendio, lungo le vie di accesso, di numerosi veicoli rubati. La Dda aveva contestato agli imputati l’aggravante di aver agevolato i clan della ‘ndrangheta. Ipotesi che aveva retto in primo grado ma che poi era stata esclusa dalla prima sentenza della Corte d’Appello. Il sostituto procuratore generale aveva quindi presentato ricorso in Cassazione. E la seconda sezione aveva accolto i rilievi sostenendo che la Corte territoriale aveva trascurato elementi decisivi, quali le dichiarazioni del pentito Santo Mirarchi, e ha demandato al Collegio del rinvio di rivalutare la configurabilità a carico di Dante Mannolo e Giovanni Passalacqua dell’aggravante. Il secondo processo di appello si era poi concluso con il riconoscimento dell’aggravante mafiosa. Questa volta però era stata la difesa a rivolgersi alla Cassazione, che aveva annullato con rinvio. Il terzo processo d’appello si era concluso con il riconoscimento dell’aggravante mafiosa. I difensori dei due imputati avevano impugnato il nuovo provvedimento. Mercoledì la definitiva decisione della Cassazione… Fonte: Gazzetta del Sud