“Catanzaro, sanità abbandonata: anche i farmaci oncologici fuori dai nostri ospedali”

CATANZARO. OSPEDALE PUGLIESE-CIACCIO IN ABBANDONO – ANCHE I FARMACI ONCOLOGICI FUORI DAL NOSTRO PRESIDIO

Caro Presidente Occhiuto,
Lei, che oggi amministra la sanità calabrese, è il simbolo stesso della sfiducia nelle sue strutture pubbliche. Basti ricordare il Suo intervento chirurgico: un’operazione avvenuta in un ospedale pubblico, sì, ma con un chirurgo privato e un’intera équipe al seguito. Per l’occasione, quei locali sono stati ristrutturati in fretta e furia, bagni rifatti e pareti ritinteggiate.
Mi dica, con onestà: è questo il concetto di sanità pubblica equa e universale? È giusto che un cittadino debba accontentarsi, mentre chi governa riceve trattamenti da struttura privata sotto un tetto pubblico? Io, al suo posto, proverei imbarazzo.

Intanto, nel silenzio generale, assistiamo ogni giorno allo scempio della sanità nel nostro territorio. Nessuna reazione concreta, solo qualche post indignato sui social o un articolo sparso su giornali locali. E nel frattempo, i pazienti oncologici del presidio “Ciaccio” – un tempo punto di riferimento della lotta contro il cancro a Catanzaro – si trovano a fare i conti con disservizi e ritardi sempre più gravi.

La causa? Una scelta politica discutibile e annunciata da tempo: nel nuovo Atto Aziendale della AOU “Renato Dulbecco”, qualcuno ha deciso di spostare l’UFA (Unità Farmaci Antiblastici) dal polo oncologico “Ciaccio” alla nuova sede di Germaneto. Ufficialmente, i locali del “Ciaccio” non sarebbero più a norma per la preparazione delle terapie. Ma invece di adeguarli, si è preferito decentrarne l’attività, causando enormi disagi ai pazienti oncologici.

Oggi, infatti, le terapie non vengono più preparate in loco, ma a diversi chilometri di distanza. Questo comporta ritardi e rinvii nelle somministrazioni, ma il problema più grave riguarda il trasporto dei farmaci, in particolare quelli di natura biologica, che sono estremamente sensibili alle variazioni di temperatura.

Un’interruzione della cosiddetta “catena del freddo” – necessaria per garantire l’efficacia e la sicurezza di questi medicinali – può trasformare un farmaco salvavita in una sostanza inefficace o addirittura dannosa. I rischi sono elevati: guasti al mezzo di trasporto, traffico intenso, apertura frequente dei magazzini refrigerati, condizioni meteorologiche sfavorevoli.

E non dimentichiamo che, al momento, per raggiungere Catanzaro da Germaneto esiste una sola strada a doppia corsia, spesso congestionata.

Ci chiediamo: quali garanzie hanno oggi i pazienti oncologici? Chi si assume la responsabilità se qualcosa va storto? Se un farmaco perde efficacia, chi pagherà le conseguenze, se non il paziente stesso?

Serve trasparenza, responsabilità e soprattutto rispetto per chi combatte ogni giorno contro il cancro. Non si gioca con la salute, non si specula sulle vite umane.

Lettera firmata