L’annuncio della morte della Regina Elisabetta II, secondo un rigido protocollo tutto britannico, ha fatto conoscere al mondo intero l’esistenza di una codificazione, di un programma consolidato ed aggiornato negli anni, con il quale si comunicava all’interno della famiglia reale e delle istituzioni, il decesso della sovrana, prima ancora di rendere pubblica la notizia: «London Bridge is down».
E’ altrettanto vero che nelle varie ipotesi, dettate dal luogo dove poteva avvenire il decesso della sovrana, l’operazione London Bridge si è trasformata in operazione Unicorno, l’opzione che prevedeva la morte della Regina Elisabetta II nella sua residenza estiva di Balmoral in Scozia. Per lunghe ore, prima dell’annuncio ufficiale di Buckingham Palace, le telecamere della BBC si sono soffermate sul cancello della residenza di Balmoral, la cui immagine ha riassunto il senso del lutto e la riservatezza tutta inglese dell’evento, quello che comunque resta un momento della storia, che verrà scritta sui libri e che consegna ai posteri la grandezza di un’epoca.
Quello che ha colpito e che fa la differenza con il resto del mondo, è stato il valore del soft power, la caratteristica autentica del mandato istituzionale della Regina Elisabetta II, ma soprattutto quello understatement britannico, dosato anche nelle immagini che nel minimizzare l’importanza della notizia, è andato dritto al cuore dell’evento, tragico nella circostanza citata.
E’ sempre difficile e pericoloso esportare o copiare quei tratti distintivi di una cultura, quella anglossassone come citato e sovrapporli anche benevolmente in altre latitudini nazionali o locali, quelle italiche o catanzaresi in questo caso, perché il soft power verrebbe letto come complicità o commistione per coprire pratiche criminali, mentre l’understatement sarebbe, senza alcuna opzione, il valore dell’insabbiamento della verità e della legalità costituita. Ciò detto, c’è un tratto che lega la vicenda, almeno nelle forme protocollari, del decesso di Elisabetta II e la città di Catanzaro, rinomato covo della massomafia, ma ancora più riconosciuta come la città dei ponti…
C’è un comune denominatore, una specie di proporzione inversa, dove la Royal family, validata dall’araldica, si confonde con un’altra famiglia, quella criminale e non royal; mentre la Regina, quella autentica, fa a botte nel contraltare con la “reginetta” della massomafia, dal “Cuore Matto”, la signora Rosanna Frontera, meglio conosciuta per gli amici di Iacchite’ come Sally la cattolica.
L’understatement britannico assume la colorazione massomafiosa, così il cancello di Balmoral si confonde con quella porta chiusa, dove – si dice – siano reclusi i capostipite della famiglia Frontera. Il protocollo è scritto anche questa volta ma non è il London Bridge, bensì il Little Bridge, “Pontepiccolo”, quel quartiere della città di Catanzaro dove sorge ed ha attraversato la storia Villa Sant’Anna, destinata al martirio, ad una morte annunciata per la volontà criminale di Queen Sally the catholic.
Se Elisabetta II è la donna che ha attraversato, nei suoi 70 anni di regno, due secoli, lo stesso non lo possiamo dire di Sally la cattolica, l’altra donna reginetta della massomafia che ha difficoltà ad attraversare, con la dotazione di zainetti di corredo, la strada che divide la clinica catanzarese condannata per suo volere, al domicilio coatto, dove sono reclusi i family elders: gli anziani di famiglia. Rischia due volte la carrozzeria Sally la cattolica: la prima volta per gli sputi del personale della clinica che ormai hanno realizzato che è sua la regia, quella che tiene in piedi i bracconieri del Consiglio di Amministrazione; la seconda perché la storia questa volta a scriverla sarà la Procura di Catanzaro, senza scomodare il giudice di Berlino!
La vicenda umana diventa reato, quello che fa pendant con “Cuore Matto” e che riunisce la migliore criminalità sanitaria, le teste di legno, i faccendieri padovani, i bracconieri del CdA, gli infiltrati della ‘ndrina di Limbadi, i clochard travestiti da imprenditori e, giusto per non smentirsi mai, le colonne portanti del furto alla sanità calabrese, gli inventori della cartolarizzazione che riporta ad Opera SPV, l’operazione inventata dal faccendiere presidente dell’AIOP calabrese, l’avvocato cosentino Enzo Paolini: la manina di Dio, delle finanziarie e della massomafia (http://www.iacchite.blog/catanzaro-santanna-hospital-le-scatole-cinesi-di-rosanna-e-del-suo-figlioccio-e-il-solito-zampino-di-enzo-paolini/).
Ad oggi la clinica catanzarese è ferma fuori corsia con le frecce di emergenza accese, lo attestano le note del 04 agosto 2022, prot. 3613, del presidente del CdA, il bracconiere romano dott. Franco Mariani, che afferma: «(…) come è noto l’attività della clinica è stata momentaneamente sospesa dal 1 agosto u.s. sino a data da determinarsi (…)». A questa si aggiunge la successiva nota del 10 agosto 2022, prot. 3685 (come da foto), sempre a firma di Mariani che specifica ulteriormente: «(…)in riferimento alla Circolare Prot.3613 del 04 agosto u.s. con la presente si precisa che le Attività ed i Reparti NON interessati dalla chiusura e che pertanto dovranno garantire presenza in struttura sono i seguenti: Centralino; Servizi Sorveglianza Generale; Uffici Amministrativi, Direzionali e Sanitari ad esclusione dell’Accettazione ricoveri; Radiologia; Accettazione Ambulatori; Sterilizzazione; Laboratorio Analisi. In ragione di quanto sopra, pertanto, le assenze dei dipendenti interessati nelle suddette aree verranno regolarmente trattate come ferie o permessi non retribuiti (…)».
Tradotto in soldoni, la clinica è in stato neurovegetativo, ridotta ad un miserabile ambulatorio, in spregio a quella storia, che – come Elisabetta II -, ha attraversato due secoli di cura, di eccellenza sanitaria a vantaggio dei calabresi, ormai ridotta ad un miserabile ricordo per la volontà spregiudicata, criminale del protocollo Little Bridge, scritto a più mani da Sally la cattolica e dai suoi amichetti della truffa, sbarcati a Catanzaro da Roma e Padova.
Anche questa volta non c’è possibilità di errore. Tutto torna ad una spiegazione, perché sono sempre i documenti che cantano, come le società costituite su un vizio di forma, la domiciliazione delle quote societarie di Villa Sant’Anna dentro società fiduciarie, che si incrociano fra di loro percorrendo la penisola italiana da Milano a Pesaro, domiciliandosi anche a Roma. Tutto ritorna e trova una ragione, quella che conferisce al tutto il valore della truffa e della circonvenzione di incapace, mettendo in subordine la possibile privazione della libertà individuale, una specie di sequestro 2.0, secondo il vecchio vizio della ‘ndrangheta calabrese. Gli autori e gli attori sono sempre gli stessi, così come ritorna sempre il vincolo della domiciliazione collettiva, quella che è il sistema Castellini & partners di ‘ndrangheta, come avviene a Milano e Padova. Il metodo è consolidato, quello che si articola fra la più bieca e bassa criminalità, corretta dalla presunta professionalità di colletti bianchi da sempre al soldo della mafia e delle diverse devianze, a trazione sanitaria, associativa e massonica.
Anche il periodo scelto nel calendario è sempre lo stesso: a cavallo delle ferie estive oppure a ridosso della sospensione lavorativa per le festività natalizie. Mentre la clinica Sant’Anna Hospital langue nel suo sudario che la deve accompagnare alla morte programmata da Sally la cattolica, la corsa agli acquisti nella sanità calabrese diventa esponenziale.
Il punto di incontro delle obbedienze, delle logge e delle ‘ndrine è Roma…caput mundi! Da qui è partita, come abbiamo più volte documentato, la bancarotta pilotata della sanità calabrese con la complicità del presidente/commissario Robertino Occhiuto il parassita e qui, a Roma, ritorna il sistema della truffa che aleggia come un fantasma sul futuro della clinica catanzarese Sant’Anna Hospital. È il sistema Castellini che regge l’impianto, quello della vicinanza delle diverse sedi legali, come avviene anche in questo caso, perché Sanità Futura sas di Sabatini Mario – il clochard travestito da imprenditore senza sottoscrizione di quote – ha sede a Roma in Via Lucrezio Caro n. 50, ad appena qualche numero civico dalla sede nazionale dell’AIOP, sempre a Roma in Via Lucrezio Caro n.67…
Coincidenza? Forse. Ma i sospetti aumentano se l’asse che si sta delineando ha una sua paternità in Calabria, riconducibile ad Enzo Paolini ed Emmanuel Miraglia, il boss del gruppo Giomi SpA, per alcuni anni presidente nazionale proprio dell’AIOP. Tutto ritorna e tutto spiega la fretta dei faccendieri romani, Mariani e Coi, con il sostegno della “tosa” padovana, la Galasso Francesca, detta anche – senza offesa, anzi… – miss coscialunga. Si spiega perché gli amministratori del futuro del Sant’Anna Hospital vengano da sotto i ponti del lungoTevere, così come sono assolutamente note in Calabria le complicità criminali di Sally la cattolica con Enzo Paolini, nonostante manchi al suo fianco il “re” consorte, Gino-Camillo esiliato da tempo nella residenza estiva, che non è Balmoral…
Il futuro è scritto ed ha un nome e cognome, Giomi alias Emmanuel Miraglia, che peraltro aveva già fatto capolino in Calabria cercando di acquisire Fondazione Betania, prima dello scandalo di Messina e che, nei primi giorni di agosto 2022, compra il ramo di azienda di Villa della Fraternità, l’hospice di Sant’Andrea dello Jonio. Roba da preti, non da scherzo di preti, un poco come doveva avvenire con la struttura della curia di Catanzaro, Fondazione Betania, dove fra vescovi massomafiosi e vescovi promossi per ladrocinio la storia che si sta scrivendo per il Sant’Anna Hospital, si doveva replicare e diventare manuale, nonostante il furto di cassa e le morti sospette. Anche qui il futuro non appare dei migliori, perché ogni simile cerca il suo simile e chi, si sta candidando per comprare Fondazione Betania pare abbia lo stesso Dna di padre Piero Puglisi, il palazzinaro di Squillace ed il trafficante dei fondi della Caritas di Catanzaro.
Siamo ormai sulle loro tracce: della Giomi, dei bracconieri del CdA e della testa di legno di Sanità Futura, nonostante il tentativo di Sally la cattolica di insabbiare, l’understatement replicato alla catanzarese con vezzo criminale, perché anche noi, dalle ore 18.31 – ora di Londra – del fatidico 8 settembre 2022, continueremo a cantare: “God save the King…Franco Frontera”.











