Catanzaro Sant’Anna Hospital. Il fitto di un ramo di azienda dietro il fallimento pilotato da Sally Frontera?

Lo sbarco è previsto da tempo. Da quando è finita la quarantena imposta da Cuore Matto, da quando Rosanna Frontera, detta Sally la cattolica è potuta rientrare di nascosto negli uffici strategici della clinica catanzarese Sant’Anna Hospital. Il ritorno di Sally la cattolica, come abbiamo visto, non è stato isolato, tutt’altro, si è rafforzato con l’innesto della qualità, rappresentata dagli alfieri mandati dal clan Mancuso di Limbadi. Cesare Pasqua è l’apripista ed il custode della ‘ndrangheta vibonese.

Giocare d’anticipo: questa è la loro missione. Il problema è che ad oggi nessuno ha capito quale sia il gioco, se non quello di mettere alle corde definitivamente il futuro della clinica catanzarese. E’ questo il risultato che da gennaio si intesta il nuovo CdA dei faccendieri mandati dalla ‘ndrangheta: un continuo stop and go, che mette nuovamente la clinica nella condizione di sospendere le attività. La nota di comunicazione al personale della clinica è di giorno 4 agosto, a firma del dott. Franco Mariani, uno dei faccendieri venuti da Roma, il cercatore dei romanzi di Jack London con una differenza sostanziale, che Mariani cerca cavie umane a cui intestare quote aziendali, trasformandole in “teste di legno”, come ci narra Sanità Futura.

La sospensione delle attività sanitarie, come evidenzia la nota di Mariani, ha avuto luogo con decorrenza da giorno 1° agosto “sino a data da determinarsi”, in termini elementari non c’è una previsione per la ripresa delle attività del Sant’Anna Hospital per una serie di impedimenti di carattere strutturale non risolti, o forse è meglio dire che non si vogliono risolvere.

La comunicazione di sospensione delle attività sanitarie è il solito escamotage per evitare la revoca dell’accreditamento al Servizio Sanitario Nazionale, quando si consolidano le criticità che impediscono la continuazione di un rapporto – anche fiduciario – fra una struttura privata ed il servizio sanitario pubblico. Questo è quanto avviene ormai a cadenza ciclica nel Sant’Anna Hospital negli ultimi sei mesi, dove si registrano più giorni di interruzione rispetto a quelli in attività della struttura catanzarese. Tutti pensano e, lo pensiamo anche noi, che qualcosa di non detto stia avvenendo.

E’ sul dissesto della sanità calabrese che si regge il sistema, quello che alimenta gli avvoltoi conosciuti, ma che favorisce l’ingresso dei “migranti” venuti in Calabria, chiamati dalla terra vibonese che riescono a dare un tocco di novità alla cosiddetta sanità privata, inserendola nel circuito delle ‘ndrine e dei grembiulini. Tutto si regge sulla normativa, quella del decreto Calabria, che ha sdoganato la categoria dei “commercialisti”, come stregoni abilitati al tentativo di miracolare il sistema sanitario della Calabria.

Al Sant’Anna Hospital sono arrivati i “cani” di vicolo Miracoli (ché i “gatti” almeno facevano ridere!), i faccendieri del CdA, commercialisti della truffa e dell’inganno, quelli che con la regia di Sally Frontera e la mano armata di Alessandro Castellini & Co., stanno impacchettando la clinica come regalo ai boss di Limbadi, una proprietà esclusiva e fuori dalle regole della legge, così come avviene per la Tonnara ed il Castello di Bivona, anche questi ciondoli del mazzo del clan Mancuso.

“Catechizzare” al sistema truffa è la mission di Castellini e questo è un dato ormai assodato. Ma capire perché si stia portando la clinica catanzarese sull’orlo del fallimento, rimane una domanda insoluta. Perché?  Ed in particolare: perché Sally la cattolica pilota il default? Che valore può avere il Sant’Anna Hospital per il clan Mancuso, se diventa una scatola vuota?

Di certo quanto sta avvenendo sul Sant’Anna Hospital è una specie di procedura di delisting: quella che porta alla cancellazione di un titolo da un listino e suo definitivo ritiro dalle negoziazioni di borsa. La differenza nel narrato della clinica catanzarese è determinata dal “ritiro” delle azioni non dal mercato di borsa, perché parliamo di una società non quotata, ma dalla disponibilità della famiglia e dalla successione, nascondendole dietro società paravento, o peggio ancora società gestite di fatto da teste di legno, riconducibili ad ambienti sospetti ed inquinati di mafia.

Questa è la storia, ma ci domandiamo quale sia la strategia. Gli indizi ci portano a pensare che sia in atto uno scorporo di attività, che magari potrebbero essere gestite da Sanità Futura e questo potrebbe spiegarne la sua costituzione anche se la regia, le finalità e le necessità restano elementi opachi e fortemente indiziati di ‘ndrangheta. La strada più plausibile è il “fitto” di un ramo di azienda magari a Sanità Futura, a cui fare seguire una procedura preconcorsuale su Villa S.Anna SpA, che si deve generare nel silenzio e soprattutto senza che Asp territoriale e Dipartimento alla Salute della Regione Calabria ficchino il naso sulla valutazione dei requisiti per l’accreditamento.

Le coperture e le connivenze devono garantire il buon fine dell’operazione Sally. Ecco che ritornano a galla le incrostazioni del Dipartimento alla Salute, dell’ufficio del commissario, ma su tutti torna al centro l’altra coppia magica della sanità calabrese Mosciaro-Greco (chi l’ha detto che cosentini e catanzaresi sono “nemici”?), che se la giocano in termini di capacità trasversali e speculative con Sally e Gino (Rosanna Frontera e Giuseppe Failla). Il centro del discorso si chiama Ota, organismo tecnicamente accreditante, che genera le uova d’oro della sanità calabrese, riconoscendo un titolo di rendita alla sanità privata. Un acronimo impalpabile come la trasparenza dell’attività dell’Ota, dove peraltro ha incassato l’alta professionalità, la signora Daniela Greco, la moglie del più ricordato “usciere” del generale Cotticelli!

E’ tutta una questione di “nomi” e di relazioni, o meglio di residenza estiva…e di vicini. Già è proprio così e, questo spiega la lentezza dell’Ota, che poi è una caratteristica diciamo consolidata della gestione Greco: “meglio non fare, meglio aspettare…”  Aspetta che ti aspetta, la soluzione Sally procede sottotraccia con il favore delle tenebre, delle mafie e dei vicini di casa… al mare! Perché si dice, sarà certamente un caso, che nelle vicinanze di Costaraba, zona turistica del comune di Montepaone in provincia di Catanzaro, la “magione” estiva dei Mosciaro-Greco sia stata edificata su un suolo di proprietà Failla. Un caso? Chissà… E poi dicono cne cosentini e catanzaresi sono “nemici”…