Catanzaro, Sant’Anna Hospital in ferie (!): l’ombra del clan Mancuso e 50 sfumature di… truffa

Già dal mese di agosto dello scorso anno si annunciava un lungo periodo di “ferie”, di denunce, di bugie, di latitanti e di sangue. Il sangue dei tanti malati che ormai da troppo tempo non possono fare più affidamento sulle professionalità del Sant’Anna Hospital, un tempo – prima di “Cuore Matto” e dei faccendieri – riconosciuto come un centro di eccellenza per le malattie cardiovascolari, che in dieci anni ha garantito alla salute dei calabresi: 7.645 interventi di cardiochirurgia; 5.700 interventi di chirurgia vascolare e 22.455 procedure di emodinamica interventistica. Questa è la sanità dei numeri, delle eccellenze, di una struttura che da sola garantiva un dato significativo nel complesso dei LEA in Calabria ed incideva fortemente nella migrazione sanitaria passiva, è questa una storia che i faccendieri venuti da Est (Castellini e la Galasso, peraltro già scappati dopo aver fatto quanto dovevano fare) non possono comprendere, così come non possono comprendere che i risultati si ottengono dicendo sempre la verità.

Dal 2 agosto 2022 il Sant’Anna Hospital è in ferie. Si sospendono le attività, così viene detto ed intanto si procede nel lavoro di strategia per il rilancio del centro sanitario calabrese, era questo il mandato di Castellini come riportavano i quotidiani veneti (?). C’è tuttavia un però. Che il Sant’Anna Hospital è una struttura ospedaliera di cardiochirurgia interventistica, che ha operato nel circuito delle emergenze-urgenze, accreditata al SSN e che, in quanto tale, non può permettersi di andare in ferie! Così come non può dire di sospendere le attività, se queste già da gennaio 2022, la data infausta dell’arrivo dei faccendieri e dei mafiosi nella clinica catanzarese, sono di fatto sospese, visto che non si può considerare produzione sanitaria, giustificata da un “accreditamento”, qualcosa che non supera in sei mesi i 6/7 interventi cardiochirurgici. E’ come se paradossalmente la clinica sia assimilabile alla salumeria sotto casa – a putica d’o zzu Micu – che chiude per ferie estive solo perché non gli forniscono più la mortadella.

Ecco perché bisogna dire la verità fino in fondo, perché i numeri sono impietosi sempre, ma soprattutto senza ostentare vezzi e professionalità che sono pari al nulla, senza contare che in una struttura sanitaria a poco servono le sfilate di “donne sotto le stelle”, magari dopo un ritocco veloce del trucco nei cessi della clinica!

Verità ed onesta avrebbe imposto alle tre mappine – termine calabrese per indicare lo straccio – che componevano il CdA dei faccendieri di svelare l’arcano, senza prendersi gioco del personale che aspettava, giustamente, un segnale di chiarezza, visto che quello della discontinuità professato era già andato a puttane! Appariva importante non coglionare la gente come fatto i tre del CdA dei faccendieri, dicendo che: “…il loro mandato dura tre anni”, quasi a voler fare capire che c’è un lungo periodo di programmazione e di rilancio dell’attività(?), quando poi vengono rinnovati quei quattro contratti ancora in piedi con i professionisti  con una scadenza indicata al 31 dicembre 2022(…) e visto che adesso se ne sono pure tornati da dov’erano venuti nominando un altro patetico prestanome, tale Maurizio Ippolito…

Bisogna allora dire che il tempo di scadenza, come lo yogurt, è già indicato nella confezione della clinica Sant’Anna Hospital?

Se è cosi allora ci domandiamo: a cosa è servito che Sally la cattolica estorcesse le firme, senza fargliene rendere conto, agli anziani genitori? Quale è il vantaggio anche economico di Sally e Dodo di chiudere (di fatto) la clinica al 31 dicembre 2022? A cosa è servito il trasferimento fittizio ed estortivo delle azioni di Villa S.Anna SpA in società fiduciarie che si incastrano una sull’altra? Chi c’è dietro questa regia senza ragione?

Ed ancora: può reggere in queste condizioni l’accreditamento al SSN? Perché nessuno interviene, Asp e Dipartimento alla Salute, per verificare se sussistono ancora i requisiti minimi nel Sant’Anna Hospital?

Tutto resta sospeso nel limbo della ristrutturazione, quella che stava gestendo proprio Alessandro Castellini, il faccendiere riconosciuto e conosciuto, ma tutto resta impantanato nel penale, se è vero come si dice, che “qualcuno” sta attenzionando la vicenda. Resta però sempre da fare un’altra domanda, quella onnicomprensiva: è stata la ‘ndrangheta di Vibo a bloccare la revoca dell’accreditamento? Sarà solo Sally la cattolica a monetizzare, magari con fondi esteri? Una storia già vista che si ripete, dove Sally la cattolica mangia tutto e tutti, diventando una mantide religiosa: prima il marito Gino…Failla, poi gli anziani genitori, il fratello Fausto, ora fotterebbe – perché così si dice… –  Domenico, Dodo il magnifico.

Tutto si spiega, anzi tutto ha una sua relazione, si capisce perché è arrivato in Calabria, in soccorso di Sally la cattolica, Alessandro Castellini, specializzato nel fare sparire i soldi nelle banche estere; si comprende che sempre Castellini ha i suoi buoni uffici nella politica che conta; per come si capisce che la chiave che apre il futuro per la ‘ndrangheta vibonese che diventa cardiochirurgica, passa da Castellini e Forza Mafia e nessuno ormai dubita che ci sia pure l’apporto di Peppe ‘ndrina. Di certo un dato l’abbiamo riscontrato, un interessamento di Paolo Naccarato, amico di Dodo il magnifico e della signora Galasso: la fashion blogger che espone il piumaggio padovano.

Tutto lo lascia sospettare. Un dato su tutti, il silenzio del presidente/commissario Roberto Occhiuto e il clima di complicità massomafiosa, quello che attraversa tutti i cosiddetti presidi di legalità ed dell’informazione.

Noi restiamo fermi all’appello, quello che era, o forse è ancora il manifesto del procuratore Nicola Gratteri: «i calabresi non sono omertosi, parlano se hanno interlocutori credibili ed affidabili perché parlando mettono la loro vita nelle loro mani. Se siamo credibili, affidabili e capaci allora la gente si affida a noi».

Il Sant’Anna Hospital sta diventando la periferia, non dichiarata ufficialmente, della ‘ndrangheta quella che si richiama al clan Mancuso e, la presenza asfissiante di Cesare Pasqua fino all’altro giorno (quando è stato arrestato da Gratteri sia pure per altri reati…) è il sigillo e la conferma. «Denunciate» è da sempre l’invito di Nicola Gratteri alla Calabria che non è mafiosa e, noi questo stiamo facendo ormai da mesi, aggiungendo elementi, mettendo in evidenza documenti che sono stati confezionati in totale difformità alle norme ed alle leggi, ma soprattutto evidenziando la presenza di soggetti, come Alessandro Castellini che per il loro background sono certificazione che la mafia è quella di ritorno.

Stiamo parlando del solito sistema consolidato, che la mafia ha saputo capitalizzare, costruire uno schermo di società difficilmente rintracciabili, con sedi quasi anonime, attraverso le quali svuotare o strozzare la parte buona della Calabria, come è il Sant’Anna Hospital, purtroppo inquinato oggi dai faccendieri e dai traditori della famiglia Frontera, che hanno raggiunto un accordo segreto con la famiglia Mancuso.

E’ quella mafia che di ritorno dal Nord occupa la Calabria che proprio il procuratore Gratteri identifica dicendo: «Non sono arrivate con il soggiorno obbligato. La mafia per esistere deve avere interconnessione con la società, gli serve il consenso popolare. Non sono andati con la lupara ma proponendo appalti in modo concorrenziale, con operai sottopagati e senza assicurazioni. C’è stato un abbraccio tra imprenditori mafiosi del sud e imprenditori ingordi del Nord: la loro dipendenza dal denaro ha portato al patto con i mafiosi». Questo è quello che sta avvenendo nel Sant’Anna Hospital di Catanzaro.

La prova che lo schema è quello consolidato: politica, colletti bianchi e ‘ndrangheta, ce la offre, come sempre, su un vassoio il commercialista Alessandro Castellini ed il ragionamento ritorna indietro al 14 giugno 2022, quando davanti al notaio Stefano Camilleri di Cosenza, si costituisce la società Sanità Futura sas di Mario Sabatini & C. con sede in Roma. Ne abbiamo già parlato di questa operazione, che peraltro è viziata nel suo atto, tanto che la sua costituzione potrebbe essere nulla o annullabile, per una procura inefficace.

Quello che realmente è importante lo troviamo a Milano in Corso Magenta n. 43, dove ha sede la Fidimed Fiduciaria Srl, diventata custode del 77,33% del capitale di Villa S.Anna SpA e socia accomandante di Sanità Futura sas, della quale ha sottoscritto l’intero capitale.

Come ci è stato spiegato dai reportage di cronaca delle testate giornalistiche del Veneto, Alessandro Castellini applica sempre lo stesso schema: raggruppa più società anche a lui riconducibili nello stesso domicilio fiscale. Questo è avvenuto a Padova in Piazza Garibaldi n.8 e questo avviene a Milano in Corso Magenta n.43.

Sui citofoni del civico 43 di Corso Magenta (il riscontro fotografico è attuale ed lo abbiamo acquisito direttamente) non appare alcun richiamo alla sede di Fidimed Fiduciaria Srl, né la domiciliazione dello studio Castellini, che sulle indicazioni stradali del web, portano dritti a Milano. C’è invece la presenza di un’altra conoscenza, lo studio di Rosolen Roberto attuale presidente del CdA proprio di Fidimed Fiduciaria Srl.

Stiamo entrando nel romanzo “Cinquanta sfumature di truffa” o se preferite di ‘ndrangheta, perché gli attori sono sempre gli stessi e, soprattutto ruotano sempre intorno alle Procure della Repubblica ed alla contestazione dei soliti reati finanziari e tributari.

Ricapitoliamo. Nell’atto costitutivo di Sanità Futura sas, in rappresentanza di Fidimed Fiduciaria srl si presente il sig. Bonetti Davide (con una procura fasulla), che giusto per restituire memoria alla storia è stato negli anni Direttore Generale di Fidimed Fiduciaria srl, ma anche Direttore Generale di Mia Fiduciaria SpA, di Amphora Fiduciaria SpA, entrando anche lui di diritto, come il suo sodale Alessandro Castellini nella cronaca giudiziaria della Repubblica Italiana.

L’ultima in ordine di apparizione è la notizia pubblicata sul Resto del Carlino edizione di Pesaro l’8 ottobre 2021: “Truffe ai risparmiatori, indagati due pesaresi. Il primo ha raccolto 8 milioni ma non era nemmeno iscritto all’albo dei consulenti, il secondo avrebbe agito per fare sparire i soldi. Un pesarese, Davide Bonetti, 60, intermediario finanziario pur non risultando iscritto all’albo dei consulenti è indagato dalla procura di Milano insieme ad altre 11 persone. Il pesarese risponde di attività abusiva avendo raccolto investimenti per 8 milioni senza averne titolo. Gli altri coindagati rispondono invece di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla ricettazione (…)”

Ma la storia non finisce qui, perché Davide Bonetti lo trovi sempre quando si parla di reati seri: riciclaggio, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e di intermediazione finanziaria, appropriazione indebita, truffa aggravata, falso in bilancio e associazione a delinquere. Questo non lo diciamo noi, bensì la Guardia di Finanza che lo indaga in qualità di direttore generale di Amphora Fiduciaria SpA nell’ambito di un’inchiesta per evasione e riciclaggio di più di 100 milioni di euro, attraverso una società sammarinese, la SMI (San Marino Investimenti), che in Italia operava attraverso la società rappresentata da Bonetti, con sistemi «diabolici», sottolinea sempre la Guardia di Finanza, per la loro ingegnosità e complessità. La notizia la pubblica il Corriere della Sera il 30 aprile 2010 che specifica che l’elenco di quanti hanno riciclato il denaro a San Marino, comprenderebbe, tra gli altri, anche nomi di imprenditori e di personaggi dello spettacolo e dello sport, che avevano affidato alla SMI un fiume di denaro. Soldi frutto di evasione fiscale, illeciti societari, appropriazioni indebite e, in qualche caso, anche reati più gravi, denaro che sarebbe stato ripulito nella Repubblica del Titano dalla SMI e da questa fatto rientrare in Italia nella disponibilità degli stessi titolari originari.

Fin qui un altro pezzo di cronaca non di certo rosa, per comprendere nelle mani di quali avvoltoi è finito il Sant’Anna Hospital. Ma la narrazione deve per forza continuare, perché queste società, come avviene sempre, appaiono e scompaiono per magia e, certamente per volere dei protagonisti, come Alessandro Castellini e dei suoi mandanti, il clan Mancuso, quelli che operano sulla piazza di Milano o di Roma, ma hanno le radici nella provincia a più alto tasso di mafiosità: Vibo Valentia.