Catanzaro, Sant’Anna. La morte in diretta della speranza (di Gioacchino Criaco)

Sant’Anna, la morte in diretta della speranza

di Gioacchino Criaco

Ha i caratteri dell’evento eccezionale, quello che accade intorno all’ospedale Sant’Anna di Catanzaro. Dà la dimensione esatta della realtà. L’irrimediabilità di una ragione persa, un mondo da cancellare. Si sta uccidendo in diretta la Speranza, ogni speranza, non solo quella di mantenere aperto un ospedale. L’atteggiamento dello Stato, della Regione, del Comune, del Popolo, va oltre la vicenda contingente. È un dramma sconvolgente, la fine di un contesto sociale che all’improvviso, senza pudore mostra il castello di bugie su cui tutto poggiava. Tutti abbiamo tradito tutto, e non è un momento amaro e la considerazione relativa a esso.

È la depressione profonda che ha oscurato tutto. Il Gattopardo siciliano, in confronto a quello calabrese è un ingenuo apprendista. E siamo tutti là, attoniti, a non credere a quello a cui stiamo assistendo. Sta per chiudere una struttura sanitaria che ha salvato migliaia di vite, che ha fatto risparmiare milioni di euro. E lo Stato è da un’altra parte, il prefetto non c’è per parlare con i vertici dell’ospedale, ha lasciato un vicario. Non c’è il commissario straordinario. Non c’è il sindaco né il presidente della regione, impegnati col vescovo a dedicare a un politico defunto un palazzo morto.

Non c’è la gente che sta in giardino a seppellire il proprio senso civico, ammazzato da un secolo di mala educazione e di viltà. C’è uno sparuto gruppo di lavoratori e qualche loro fan, che gridano: girano e gridano. E a ogni giro di piazza aumenta l’incredulità loro, di chi guarda, di chi ascolta. Perché davvero non si può credere a quello che accade: stanno ammazzando la salvezza.

Il fatto che sia una salvezza che viene dal privato non ha importanza: il Sant’Anna è un orgoglio come lo è la cardiologia pubblica di Catanzaro, come lo è quella di Reggio Calabria. Maselli è un orgoglio come lo è Mastroroberto, come lo è Fratto. Averli tutti e tre è importante, vitale. Dalla Calabria si parte sempre meno per problemi di cuore, la Calabria grazie a loro risparmia sempre di più, e gli arruolatori di altre sanità girano sempre più a vuoto. Qualunque problematica ci fosse, dovrebbe esserci una frenetica attività salvifica, dello Stato, della Regione, del Comune.

No, non potrebbe essere creduto, e invece la verità ci si sta materializzando davanti. Sono spariti tutti. Restano due-trecento persone attonite in piazza della prefettura. Certificano che va distrutta ogni speranza e incoraggiano la viltà del popolo -che se ne stia a casa a mangiarsi le zeppole, a ingrassarsi le arterie. Dopo feste, la capacità di curare il cuore sarà ridotta di un terzo in Calabria. Questo è, il resto sono chiacchiere, alibi. E il resto, guardandolo attraverso la vicenda del Sant’Anna, è tutto chiacchiere e alibi. Non esiste uno Stato impegnato per la salvezza della Calabria, non esiste una politica regionale, di qualunque colore, che abbia cura del bene collettivo. Siamo orfani di tutto: di Stato, Regione, Comune, Popolo. In pratica siamo già in agonia, è un infarto acuto del miocardio non lo dà il tempo di fare mille chilometri. Il Sant’Anna s’incammina verso il cimitero delle esperienze positive calabresi, e le altre eccellenze, le molte intelligenze ancora vive, stanno vedendo ora il loro futuro.