Cchi ssu sti cos? Cassano docet. (di Pasquale Cersosimo)

Cchi ssu sti cos? Cassano docet.

di Pasquale Cersosimo

Correva l’anno 2016 ed un giorno, mentre ero nei corridoi del mio comune per risolvere alcune faccende personali, vengo fermato da un cavaliere della tavola rotonda (la politica n.d.s.), il quale, essendo stato privato di qualche briciola di pane, stava cercando tutti i modi per far uccidere il tiranno che l’aveva costretto alla fame, utilizzando il vecchio stratagemma di usare le persone libere per raggiungere il loro scopo.
Un po’ come fecero quelli della Democrazia Cristiana quando usarono le brigate rosse per togliersi dai piedi quel rompiscatole di Aldo Moro.
Alla presenza dell’assessore al marketing territoriale, mi trascinò in una discussione sul destino del Monte, a dir suo snobbato dall’Amministrazione Comunale.
Nel dire, sciorinammo una serie di idee e proposte al punto tale che l’assessore ci chiese di convocare una riunione al parco del monte, per avviare una discussione con i residenti del luogo.
Entrambe mi dissero: organizza tu l’iniziativa.

Mi metto subito al lavoro, a spese mie stampo anche dei manifestìni, invito gente, faccio telefonate, spreco energie, arriva il giorno della riunione e da tre organizzatori ci troviamo in due. O meglio da solo, visto che l’assessore arrivò giusto in tempo per parlare con i cittadini e per sorseggiare un po’ dell’ottimo vino del monte, che tra l’altro mi ero premunito di far trovare non per ubriacarci, come mormorò qualche malelingua, ma per offrire al pubblico una dimostrazione di un prodotto tipico da valorizzare assolutamente.
Ed a proposito di vino e di olio, proposi al marketing territoriale la creazione di un De.Co. (Albo dei prodotti a denominazione comunale) , con lo scopo ben preciso di promuovere e valorizzare i nostri prodotti tipici.
Cioè: Noi facciamo gli agrumi, e sul mercato ci sono le clementine di corigliano.
Noi facciamo il grano, e Cerchiara è la città del pane.
Noi facciamo le olive, ma il nostro olio sta nei bidoni e non riusciamo a venderlo.
Noi facciamo l’uva, mentre altre città si fanno chiamare le città del vino.

Da qui la mia proposta: il comune di Cassano deve fare un albo dei prodotti tipici, tutelarli con un marchio di denominazione di origine comunale e portarli sui mercati internazionali con un unico brand.
Il vino e l’olio di Cassano, le clementine ed il riso di Sibari. E non solo.
La risposta fu tutta cassanese: cchi ssu sti cos? Vid i fè i cos serij, a quò ci vod u lavùr.
(Ma cosa sono queste cose? Vedi di proporre cose serie, qui ci vuole il lavoro!).
Quindi, la discussione terminò con un bel bicchiere di vino, la foto di circostanza, il comunicato stampa e l’articolo sul giornale.
Per un giorno siamo stati famosi, per i prossimi cinque anni ci avevano accontentati. O comunque, fino alle prossime elezioni.

Infatti dopo la riunione, come il cavaliere, anche l’assessore si defilò.
Ci restò l’articolo di giornale come ricordo di quella giornata.
Anche se come il fuoco sotto la cenere, noi continuammo a bruciare, con il chiodo fisso di creare una voce comune, capace di far sentire una presenza importante, quella dei residenti e degli agricoltori della collina del monte di cassano.

E infatti, resosi conto di ciò, i signori della politica sono tornati dopo qualche anno, sempre a pochi mesi dalle elezioni, sempre per farci fare la foto da far uscire sul giornale e per ricordarci che ci vogliono bene, che ci fanno l’asfalto e ci mettono le luci e che quindi dobbiamo votare per loro altrimenti non andremo mai più avanti.
Del marchio De.Co. nessuno ne parlò più.
“Ci sono le elezioni, la pancia mia si deve far saccone, meglio farci gli affari nostri“ (Cit.)
E quindi tutti ad applaudire, ad inchinarsi e, ovviamente, a farsi la foto.
(Manneijn a sti cazz i fot e cu ha ‘nvntèt, n.d.S.).

Ieri sera, mi arriva un invito per il festival della famosissima cipolla bianca di Castrovillari.
Non conoscendo questo prodotto, famoso in tutto il mondo per le sue qualità nutritive, mi accingo a fare una ricerca su internet.
Ed a caso, mi esce una pagina Facebook in cui viene data la lieta notizia che questo prodotto è diventato nientemeno un prodotto a marchio De.Co. di Castrovillari.
E mi accorgo che la notizia piace anche all’assessore regionale Gianluca Gallo, che a Cassano c’è nato e c’è cresciuto e sicuramente si sarà nutrito dei buoni prodotti della nostra terra.
E allora, perché a Cassano deve persistere la cultura che ogni nuova proposta deve essere liquidata con un “Cchi ssu sti cos” mentre a Castrovillari vengono promosse, realizzate e sostenute?
Vengo additato come il nemico del paese che parla male su internet e non fa venire qui nessuno.
Però mi chiedo: ma chi invece ha il compito di parlarne bene per far venire la gente, quali proposte, quali belle parole, quali fatti ha realizzato per spingere la gente a venire?
Questa è la domanda che mi faccio.
Ed il consiglio comunale, anziché parlare del formaggio, ogni tanto una bella proposta potrebbe anche avanzarla, o comunque, se proprio non hanno idee, potrebbero organizzare delle assemblee pubbliche e raccogliere le idee dei cittadini.
Perché i cittadini le belle idee le hanno ma non vengono ascoltati e per questo sono incazzati e vanno via.
Non è solo questione di democrazia, questo è anche marketing.
Altro che nemico del paese che parla male su Facebook…
#buongiorno #chisusticos