Cetraro 2025. Indagati, pregiudicati, grembiulini e voltagabbana. Tutto quello che c’è da sapere (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno 

Ormai che le liste sono state presentate e i dadi tratti, cominciamo a fare un po’ di storia. Tanto basta per esplorare i nomi forti e quasi sempre imbarazzanti che reggono la politica e le economie locali. Poche sorprese. Sempre gli stessi. Ma tanto vale ricordare le loro storie e porre le solite domande: vi pronuncerete in piazza su questi temi o siete ancora succubi di questi interessi? Cominciamo da Cetraro.

A Cetraro da tempo sembrano essere tornati gli anni ’80. Da tempo, lo scriviamo. E in un clima del genere nessuno ha voglia di candidarsi. Ed ecco che, mentre nelle altre cittadine fioccano liste su liste, a Cetraro sono soltanto due i candidati alla carica di sindaco che di certo non sono nuovi alla politica cetrarese: Giuseppe Aieta e Giovanni Del Trono. E solo due navigati potevano candidarsi, due candidati che sanno come apparire e scomparire a seconda delle stagioni e a seconda se l’aria tira o meno. E l’aria che tira è proprio quella favorevole a questi pezzi di borghesia, che hanno attraversato gli ultimi decenni senza mai sentirsi in dovere di rispondere pubblicamente delle loro contraddizioni.

Cominciamo dal grande assente. Non solo a Cetraro, ma praticamente ovunque. Il PD sembra essersi defilato probabilmente perché non è riuscito a trovare tra le sue fila un candidato idoneo a questa carica. La figura più in vista del Pd locale, tale Carmine Quercia, non nuovo a Iacchitè, ha preferito defilarsi. Dice di aver “scelto la coerenza” e “i più deboli”, peccato che non specifichi in cosa consista questa coerenza. Avrà forse pesato il suo rinvio a giudizio per la vicenda che riguardava lui e il parroco della Marina di Cetraro tal don Loris Sbarra per via di piccoli ritocchi alle pratiche protocollate a data scaduta per ricevere contributi vari ed eventuali. La coerenza evidentemente ha suggerito (o la chiacchierata parentela?)  di appoggiare la candidatura di tal Cesareo Giuseppe, che, a quanto sembra, di coerenza non ne ha visto il nuovo arresto del fratello Roberto per il solito reiterato reato di estorsione ai danni di un imprenditore di Diamante. E proprio sullo stesso reato alla e dalla procura di Paola sono arrivate una denuncia di un imprenditore e l’arresto di un pregiudicato assieme alla moglie sempre per usura.

Cosa risponde il candidato Cesareo a proposito dell’usura, del traffico di droga, dei reati estorsivi delle consorterie mafiose presenti?  D’altronde come potrebbe dire o fare qualcosa uno che il fenomeno, quantomeno lo conosce da vicino. Basta leggere la requisitoria del Procuratore Rinella al famoso processo di Bari contro il Clan Muto e scoprire che il suo nome appare diverse volte perché era uno dei tanti che “Giannino Losardo combattè, non ritenendolo idoneo a ricoprire la carica di sindaco”. Chissà se qualcuno ricorda il suo periodo di latitanza. Il suo lavoro presso il nosocomio di Cetraro, la sua stretta amicizia atavica a familiare con il Muto. Che ultimamente ha fatto entra ed esci dai domiciliari per i famigerati problemi di salute.

Ma questa tornata può essere finalmente un’occasione anche per l’altra lista, quella capeggiata dalla vecchia volpe della politica locale, Aieta. Che si ripresenta con istanze di novità e cambiamento, ma deve giustificare la presenza dell’ex vicesindaca (Falbo) uscente, ex un po’ di tutto. Aieta da sempre a sinistra, ma anche in ottimi rapporti con esponenti di destra locale. Si ripresenta proprio in contemporanea a Mario Russo a Scalea che nel 2017 aveva detto “prendo uno come Aieta e gli faccio fare il primo degli eletti”. Ecco: Aieta è l’occasione per affermare con forza e pubblicamente di prendere le distanze e rifiutare i voti di certe consorterie? Questo sarebbe un segnale. Può farlo o non può farlo? Pesano o non pesano le solite famiglie della borghesia e delle obbedienze locali che fanno capo al cognome Caldiero onnipresente in ogni vicenda economica del territorio dall’ex Tricarico fino a Cariati?