Cetraro-Acri, il “gemellaggio”: ecco come Aieta&Capalbo hanno sfidato (e sfidano) il procuratore Bruni

Pino Capalbo sindaco di Acri e Giuseppe Aieta

Il sindaco della feccia del Pd ad Acri ovvero Pino Capalbo aveva accusato il colpo già ai tempi che furono. Probabilmente non si aspettava un attacco così duro come quello di Iacchite’ al suo modo di fare politica. E men che meno che un magistrato serio come il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, andasse a rompergli le scatole nel paniere per i suoi “giochini elettorali” sempre più spregiudicati, specie con Giuseppe Aieta. E così a febbraio 2020 sono finiti entrambi indagati per corruzione e voto di scambio e l’altro ieri per Aieta è scattato il divieto di dimora in Calabria, anche se il magistrato aveva chiesto gli arresti. Pino Capalbo, indagatissimo per quelle vicende, altri non è che uno dei tanti clientes et parentes che mangiano alla vigna di questo caravanserraglio che si chiama Pd. Niente di personale, per carità, ma solo verità. Scomode, ma pur sempre verità.

Ma l’aspetto più incredibile di questa storia è che appena due mesi dopo, dovendo nominare la sua struttura di riconfermato consigliere regionale (erano le elezioni del 2020, quelle vinte dalla povera Jole Santelli), il buon Peppino Aieta non ha avuto nessun problema a reiterare l’incarico a Pino Capalbo, continuando così questo “gemellaggio” quantomeno clientelare tra Acri e Cetraro e soprattutto sfidando apertamente lo stesso procuratore Bruni. Un atteggiamento che lasciava decisamente sbigottiti e perplessi. Ma procediamo con ordine.

Quando, in tempi non sospetti, abbiamo denunciato questo strano “gemellaggio”, era giusto che si sapesse che i candidati del centrosinistra di Acri e i loro familiari, fedelissimi di gentaglia come Madame Fifi, Nicola Adamo, Palla Palla e Aieta (che non ha soprannome ma viene da Cetraro e sta conquistando sempre più potere), hanno sempre campato di politica e ci campano ancora, senza nemmeno sapere, magari, dove si trova la loro sede di lavoro.

Ed infatti il sindaco del Pd Pino Capalbo e sua moglie Maria Francesca Spezzano erano clienti alla grande dell’ormai ex consigliere regionale Giuseppe Aieta, quello di Cetraro. La sua struttura alla Regione sembrava una sorta di taxi per la famiglia Capalbo. E a quanto pare i risultati di tutto questo viavai sono stati più che soddisfacenti. Alle Regionali 2020, Aieta aveva fatto il pieno ad Acri e aveva preso addirittura 957 voti, “doppiando” il secondo arrivato, il leghista Molinaro. Roba da stropicciarsi gli occhi! Ma anche roba che richiama l’attenzione dei magistrati seri come Pierpaolo Bruni.

Pino Capalbo e Giuseppe Aieta

Per la precisione, la prima ad entrare è stata la moglie, alla quale poi è stato revocato l’incarico per far entrare il marito, dapprima come autista e successivamente come collaboratore esperto. Una “vigna” che non ti dico…

La signora Spezzano, nel febbraio 2015, è entrata a far parte della struttura di Aieta, prima di essere “disimpegnata” nel mese di settembre.

Tra dicembre 2015 e gennaio 2016, invece, il signor Pino Capalbo si piazzava a vele spiegate nella struttura di Aieta, cessando dall’incarico di responsabile amministrativo al 50% e di autista per passare all’incarico di collaboratore esperto. 

A questo punto, ecco l’aggiornamento della posizione di Capalbo, da quando (dicembre 2015) non è più inquadrato come autista ma come collaboratore esperto. 

E il bello è che Aieta passava addirittura per uno che vuole contrastare il sistema dominante: ccuri cazzi… diremmo a Cosenza, ma non solo. 
Dunque, il signor Pino Capalbo doveva lavorare al seguito del suo Aieta, eppure ogni giorno era ad Acri, a preparare il suo assalto – peraltro riuscito – al fortino di Trematerra e del Cinghiale nel 2017 per imporre alla gente la loro stessa legge, quella dell’intrallazzo e del malaffare.

Ci sarebbe stato da chiedersi quando andava Capalbo a lavorare a Reggio Calabria ma questi la parola lavoro non sanno neanche cosa significa. Hanno conquistato il Comune di Acri per farne una forza elettorale in favore dei loro datori di lavoro.
Ecco perché Aieta aveva preso così tanti voti ad Acri per le Regionali ed ecco che finalmente un magistrato serio come il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni ha deciso di intervenire. Ma a quanto pare, Aieta e Capalbo devono avere “protettori” molto in alto se avevano deciso di continuare a “pappare” insieme.

Questa l’ultima nomina di compare Aieta a fratello Capalbo, compresi tutti i “soldini” che ha guadagnato come “collaboratore esperto” nel mentre è ancora sindaco di Acri in attesa del voto di giugno. La spregiudicatezza di questa operazione era veramente al limite del grottesco.

Per dovere di cronaca, abbiamo mandato un messaggio ad Aieta ben prima che se ne accorgesse qualche sporadico media di regime: “Buongiorno, molte persone mi stanno pressando per chiederti chiarimenti rispetto alla nuova nomina che hai fatto per il sindaco massone di Acri nella tua struttura. Delle due l’una: o sei completamente pazzo o magari hai chiesto il permesso al procuratore di Paola…. mi fai capire che succede… giusto per farmi un’idea…”. La risposta? Eccola qua. “Ciao Gabriele, ho nominato l’Avv. Pino Capalbo così come feci 5 anni fa. Mi sono avvalso della sua esperienza giuridico-amministrativa e continuerò a farlo sapendo di fare una cosa corretta…”.

Il finale di questo “gemellaggio” però è triste per i Nostri eroi. Morta la Santelli, nel 2021 Forza Italia ha rivinto le elezioni regionali ma Peppino Aieta non è stato rieletto e di conseguenza la pacchia della Regione per il prode Capalbo è finita. Ma non è ancora finita l’avventura al Comune. O meglio: Capalbo, nonostante sia indagato, s’è prontamente ricandidato a sindaco. Dopo aver perso la Regione ora gli rimaneva solo questo baluardo di potere. Ci chiedevamo: cosa faranno i suoi concittadini? Continueranno a consentirgli di fare il parassita o gli preferiranno qualche altro candidato “di sistema” che riterranno meno peggio di lui? Beh, hanno votato di nuovo lui, anche se ha vinto per una manciata di voti…