Cetraro. Etica e cronaca nera, la scomparsa non è un “fascicolo unico”

Buongiorno direttore Carchidi,

scrivo a lei che, a differenza di altri, lascia spazio per poter replicare. Le sembra cosa saggia e giusta, che testate giornalistiche pubblichino articoli del genere? “Cetraro, tre persone scomparse. Indagini aperte: lupara bianca?” (Uscito sulla Gazzetta del Sud e su Telemia).  Cosa ne pensa? Le mie, sono considerazioni sbagliate?

La mia risposta:

Etica e Cronaca Nera: La Scomparsa non è un “Fascicolo Unico”

Quando la corsa al titolo crea confusione: l’articolo “Cetraro, tre persone scomparse. Indagini aperte: lupara bianca?” ignora il dovere di verità, raggruppando forzatamente casi non collegati e gettando un’ombra ingiustificata sui familiari.

La scomparsa di Tullio Rossi, l’imprenditore di Cetraro, è un dramma che necessita rigore. Purtroppo, la narrazione mediatica di alcuni organi di stampa ha preso una piega pericolosa, come dimostra un recente articolo intitolato: “Cetraro, tre persone scomparse. Indagini aperte: lupara bianca?”

Questo titolo non è solo speculativo, ma è palesemente inesatto e fuorviante nei suoi presupposti fondamentali, sollevando seri interrogativi sull’etica giornalistica.

1.    Il triplo errore della confusione geografica e fattuale

L’errore più macroscopico è l’accostamento artificioso di tre casi di scomparsa. Secondo le informazioni disponibili, solo il caso di Tullio Rossi è legato al comune di Cetraro. Le altre due scomparse menzionate nell’articolo sono relative a persone residenti in altri comuni, e, fatto ben più grave, le tre storie non risultano accomunate da alcun elemento d’indagine o legame causale. Il giornale ha creato un’unica, drammatica narrazione – la presunta “epidemia di sparizioni” a Cetraro – dove i fatti separati vengono forzatamente raggruppati sotto un’unica, distorta lente. Questo non è giornalismo: è manipolazione del contesto per fini sensazionalistici, che disorienta i lettori e confonde il lavoro degli inquirenti.

2.    L’Abuso deontologico di “Lupara Bianca”

A questo errore di contesto si aggiunge la reiterata e grave violazione del dovere di continenza tramite l’interrogativo finale: “lupara bianca?”

“Lupara bianca” è un termine tecnico che implica un omicidio di matrice mafiosa con occultamento del cadavere.

  • Violazione della Verità: In assenza di comunicazioni ufficiali della Procura o di elementi probatori che indichino un collegamento con la criminalità organizzata per tutti e tre i casi, l’accostamento è una congettura editoriale irresponsabile.
  • Aumento del Danno: Questo uso spregiudicato moltiplica il trauma per i familiari. Non solo devono affrontare l’angoscia della scomparsa, ma sono costretti a leggere ipotesi di omicidio mafioso che gettano un’ombra infamante e non verificata sull’onorabilità dei loro cari e sulle loro attività.

La deontologia impone al giornalista di attenersi alla verità sostanziale dei fatti e di usare un linguaggio che rispetti la dignità della persona. Il titolo in questione fallisce su entrambi i fronti: è impreciso e deliberatamente allarmistico.

3.    La Necessità di Rettifica

Il dovere etico di ogni testata è quello di informare con rigore e rispetto. Chiedo al giornale responsabile una rettifica immediata e chiara che:

  1. Sganci le tre vicende, specificando che si tratta di casi distinti senza collegamenti noti.
  2. Rimuova o attribuisca chiaramente l’ipotesi di “lupara bianca” (se non è supportata da fonti ufficiali, deve essere ritirata), per evitare di infondere paure ingiustificate e diffamare l’immagine delle persone coinvolte.

Il dolore della cronaca non può essere merce di scambio per titoli acchiappa-click. La credibilità del giornalismo si misura nella sua aderenza ai fatti, non nella sua capacità di costruire allarmismi con la fantasia.