Cetraro, la truffa dei pannelli solari all’ospedale. Il Cinghiale e i suoi scagnozzi: prendi i soldi e scappa

Aveva destato grande scalpore qualche anno fa il decreto di sequestro emesso dal gip di Paola su richiesta della Procura, dell’impianto a concentrazione solare per la generazione di energia termica ed elettrica che serve l’ospedale di Cetraro “G. Iannelli”. Poi abbiamo appreso che era finalmente intervenuta la Corte dei Conti, che ha quantificato in circa 2 milioni il danno erariale provocato dall’Asp di Cosenza (http://www.iacchite.blog/cetraro-corte-dei-conti-scopre-impianto-solare-inservibile-allospedale-danno-erariale-di-2-milioni/). E infine, nel corso della giornata di ieri, abbiamo saputo che i truffatori sono stati condannati per il pacchiano danno erariale.

Ma chi e cosa c’è dietro questa colossale truffa legata alla sanità? L’impianto era costituito da 66 parabole di grandi dimensioni, fissate su piastre di ancoraggio; due grandi serbatoi, comunemente denominati torri evaporative, con i relativi assorbitori, i quali erano parte integrante dell’impianto; due locali posti al piano terra dell’ospedale; una centrale termofrigorifera, dotata di componenti idraulici e serbatoi convertitori di energia per la produzione di acqua calda e acqua fredda; il tutto installato su una superficie complessiva di 3000 metri quadri circa.
Nelle attività di indagine, avvalendosi anche della competenza di funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, è stato verificato che l’area dove l’impianto è stato costruito è situata all’interno del vincolo paesaggistico, ma i lavori sarebbero stati effettuati senza le necessarie autorizzazioni.
Inoltre, l’area è situata all’interno di una zona sismica. Cinque persone erano state denunciate: si tratta di due funzionari dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, committente dei lavori, e tre responsabili della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, ritenute responsabili a vario titolo di reati relativi alla normativa paesaggistica e sulla regolamentazione edilizia.

Nel corso degli anni sono emersi alcuni dei nomi degli inquisiti. Si tratta del direttore dei lavori Nicola Errante, dell’ingegnere Gennaro Sosto nella sua qualità di responsabile (!) unico del procedimento, dell’ingegnere-progettista Nicola Buoncristiano, ormai pensionato così come Giannetto Giannini, tutti fedelissimi del Cinghiale, e dei titolari della ditta Metallo di Cosenza.

Nicola Buoncristiano

Il finanziamento utilizzato è dei fondi europei e consta di 2.500.000 euro ai quali vanno aggiunti la fornitura di energia elettrica fornita dalla nostra Asp. L’acqua potabile è allacciata senza contatore direttamente agli acquedotti della ex Cassa del Mezzogiorno. La SIRAM, che gestisce gli impianti caldo/freddo dell’Asp di Cosenza, si è rifiutata di accettare l’incarico della manutenzione dell’impianto, visto che lo ha sempre ritenuto passivo per mancanza di benefici economici. Attualmente l’impianto non funziona ed è circondato da erbacce con grave pericolo di sviluppo di incendi. Tale impianto, dovrebbe assicurare la presenza di acqua calda agli impianti di condizionamento di soli 4/5 condizionatori centralizzati. In estrema sintesi si spendono 2 milioni e 500 mila euro per erogare acqua calda quando bastava un semplice bruciatore a gas con costi irrisori. Insomma, siamo davanti ad una grande truffa. 

I carabinieri di Cetraro a fine ottobre 2017 hanno sequestrato i nuovi pannelli. Quelli precedenti erano certamente della ditta Energas, della quale ci siamo occupati a lungo. I vecchi pannelli erano andati in funzione (per modo di dire…) dal luglio 2016 e solo parzialmente perché ne sono stati installati troppi e infatti molti sono stati coperti. Per farli funzionare è dovuta intervenire la ditta produttrice, perché coloro i quali li avevano montati lo avevano fatto in modo sbagliato… Ma anche questo intervento si è rivelato fasullo perché ‘sti pannelli non hanno mai funzionato.

La direzione sanitaria dell’ospedale di Cetraro, non essendo per nulla coinvolta, aveva scritto da tempo all’ingegneria clinica per sapere chi avesse dato disposizioni di installarli e se era tutto a posto. L’ingegneria clinica rispose che tutto andava bene… Nonostante le (false) rassicurazioni, tuttavia, la direzione sanitaria, una volta accertato che prendevano l’energia elettrica dell’Asp per far funzionare i pannelli, la bloccò, costringendo la ditta a realizzare un allaccio a regola d’arte. Questa documentazione era stata consegnata ai carabinieri che avevano posto sotto sequestro l’impianto.

L’affare milionario ENERGAS, patrocinato dal Cinghiale per il tramite del fido Scarpelli (all’epoca commissario dell’Asp di Cosenza) e dei “soci” Giannetto Giannini, Nicola Errante, Nicola Buoncristiano e Gennaro Sosto, ha causato all’ASP di Cosenza ingenti danni economici, dimostrando come vengono utilizzati i finanziamenti europei. Sono stati installati pannelli solari sugli ospedali dell’ASP che, peraltro, sono costati un sacco di soldi ma non hanno mai funzionato.

Com’è noto, sui tetti degli ospedali dell’ASP di Cosenza, e di alcune strutture periferiche, sono stati installati numerosissimi pannelli per catturare l’energia solare e fornire, di conseguenza, energia elettrica con notevole risparmio per le casse della stessa azienda (fino all’80% di risparmio dei costi).
Tuttavia, le somme sono state spese ma i servizi non si sono mai neanche visti, se è vero come è vero che a tutt’oggi gli stessi pannelli sono stati coperti da teli perché non funzionino.

Addirittura senza alcuna autorizzazione sono state smontate le pompe di ricarica di glicole e quelle circolatorie. Nel caso dei pannelli posizionati sull’ospedale di Cetraro, poi, sono stati messi in funzione per circa un mese, non per produrre energia per l’ospedale, ma per produrre acqua calda scaricandola nei circuiti dove va a finire l’acqua pluviale, provocando un danno ambientale consistente.
Lo stesso sistema di tubazione pare sia stato realizzato senza osservare le normative riguardanti le dimensioni dei tubi, la sicurezza dell’impianto eccetera e, in molti casi, senza che gli impianti siano stati ultimati e senza che siano mai stati collaudati né in corso d’opera né ad ultimazione.

Ma i soldi sono stati spesi e nessuno si è mai chiesto come e dove siano finiti, nonostante risultasse anche qualche querela. La procura di Paola all’inizio aveva fatto per intero il suo dovere, indagando seriamente ma alla fine i poteri forti hanno avuto la meglio e il procedimento penale, come da scontato copione, è andato in prescrizione. L’unica consolazione è che la Corte dei Conti qualcosa la farà pagare a questi truffatori col colletto bianco.

Ma il fenomeno riguarda anche molti altri ospedali nella giurisdizione della famigerata procura di Cosenza alias porto delle nebbie. Epperò, si sa, la procura di Cosenza è stata (s)governata in modo da non infastidire mai i manovratori. E anche con l’arrivo di Spagnuolo (ormai più di sette anni fa) non è cambiato nulla: sempre i soliti arresti di venditori di fumo e ladri di polli. E la ditta del Cinghiale, nonostante tutto, continua a sguazzare!